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8 Gennaio 2024
Nabladue
Tempo di lettura: 8 minuti

L'Amore Cristiano: Tra Astrazione e Realtà Concreta

Amore concreto e astratto Nei fratelli Karamazov di Fëdor Dostoevskij

L'amore astratto e l'amore concreto

"Devo farti una confessione", esordì Ivan, "non ho mai potuto capire come si possa amare il prossimo. Secondo me, è impossibile amare proprio quelli che ti stanno vicino, mentre si potrebbe amare chi ci sta lontano. Una volta ho letto da qualche parte la storia di "Giovanni il misericordioso", un santo:un viandante affamato e infreddolito andò da lui e gli chiese di riscaldarlo e quello lo fece coricare nel letto insieme a lui, lo abbracciò e prese a soffiargli nella bocca, putrida e puzzolente a causa di una terribile malattia. Io sono convinto che egli lo facesse per una lacerazione piena di falsità, per il dovere di amare che gli era stato imposto, per una penitenza che si era inflitto.

Perché si possa amare una persona, è necessario che essa si celi alla vista, perché non appena essa mostrerà il suo viso, l'amore verrà meno".

"Più di una volta, lo starec Zosima ha parlato di questo", osservò Alëša; "ha anche detto che spesso il viso di un uomo, per chi è inesperto in amore, diventa un ostacolo per l'amore. Tuttavia, c'è anche molto amore nell'umanità, amore quasi comparabile a quello di Cristo, questo l'ho visto io stesso, Ivan..."

"Be', io non ne so niente di questo per ora e non posso capire, e, come me, una moltitudine innumerevole di uomini. La questione è se questo è dovuto alle cattive qualità degli uomini o se tale è la loro natura.

Secondo me, l'amore di Cristo per gli uomini è una specie di miracolo impossibile sulla terra. Vero è che egli era Dio. Ma noi non siamo dèi. Supponiamo, per esempio, che io soffra profondamente: un'altra persona non potrà mai sapere fino a che punto io soffra, perché lui è un'altra persona e non è me, e, soprattutto, è raro che un uomo sia disposto a riconoscere in un altro un uomo che soffre (come se si trattasse di un'onorificenza).

Perché non è disposto a farlo, tu che ne pensi?

Perché, ad esempio, ho un cattivo odore, perché ho una faccia stupida, o perché una volta gli ho pestato un piede.

E poi c'è sofferenza e sofferenza: una sofferenza degradante, umiliante come la fame, per esempio, il mio benefattore me la può ancora concedere, forse, ma quando la sofferenza è a uno stadio superiore, quando, per esempio, si soffre per un'idea, quella non me la accetterà, perché, diciamo, dandomi un'occhiata, ha visto che non ho affatto la faccia che, secondo la sua immaginazione, dovrebbe avere una persona che soffre per un'idea. E quindi egli mi priva immediatamente dei suoi favori, e non si può dire che lo faccia per cattiveria. I mendicanti, soprattutto quelli nobili, non dovrebbero mai mostrarsi, ma dovrebbero chiedere l'elemosina rimanendo nascosti dietro i giornali.

Si può amare il prossimo in astratto, a volte anche da lontano, ma da vicino è quasi sempre impossibile. Se tutto fosse come a teatro, nei balletti, dove, quando appaiono mendicanti, essi indossano stracci di seta e pizzi lacerati e chiedono l'elemosina danzando leggiadramente, be', in tal caso, li si potrebbe ancora ammirare. Ammirare, ma non amare. Ma finiamola con questo argomento. Volevo soltanto esporti il mio punto di vista. Volevo parlare delle sofferenze dell'umanità in generale, ma è meglio se ci soffermiamo solo sulle sofferenze dei bambini.

Questo riduce le mie argomentazioni ad un decimo della loro portata, ma è meglio parlare solo dei bambini, sebbene questo non vada a mio vantaggio. In primo luogo, i bambini si possono amare anche da vicino, anche se sono sporchi, brutti di viso (anche se a me pare che i bambini non siano mai brutti). Il secondo motivo per cui non voglio parlare degli adulti è che, oltre ad essere disgustosi e incapaci di meritarsi l'amore, per loro si tratta anche della giusta punizione: hanno mangiato la mela, conoscono il bene e il male, e sono divenuti "come Dio". E continuano a mangiarla anche adesso."

Commento sulla riflessione riguardante l'amore per il prossimo ne  "I Fratelli Karamazov"

Questo passaggio tratto da "I Fratelli Karamazov" di Fëdor Dostoevskij affronta il tema dell'amore per il prossimo e lo mette a confronto con quello che, seppur con le più ideali intenzioni, sperimentiamo nella realtà concreata.

A questo punto possiamo porci delle ulteriori domande:

Perché riusciamo ad amare il prossimo in astratto, da lontano, ma da vicino è spesso impossibile amare incondizionatamente?

Quante volte facciamo discorsi pieni di ideali e di amore per l'umanità, e poi non sappiamo comportarci bene con chi ci sta vicino?

Perché, in maniera frequente più o meno frequente, finiamo per entrare in conflitto con coloro che dovremmo amare?

Dostoevskij, ne "I Fratelli Karamazov", esplora il contrasto tra l'amore in astratto e l'amore per le persone reali, con i loro difetti e la loro presenza concreta. Ivan, uno dei personaggi principali, sostiene che sia difficile amare le persone che ci stanno vicino, poiché la loro presenza fisica rivela le imperfezioni che possono rendere impossibile amarle.

Per di più ci sono i nostri interessi personali che possono cozzare con i loro. In quel caso il prossimo viene visto come nemico e come un ostacolo che si oppone alla nostra realizzazione.

Ivan contrappone l'amore di Cristo per gli uomini, un amore puro e incondizionato, alla difficoltà dell'amore umano, spesso limitato dalla nostra natura egoistica, dai pregiudizi, dalle aspettative e dai desideri. Egli sostiene che, sebbene si possa amare il prossimo in astratto o da lontano, amarlo da vicino diventa quasi impossibile a causa dello scontro tra volontà che emerge nel contatto diretto.

Lo starec Zosima, un altro personaggio importante nel romanzo, riconosce che il viso di un uomo può diventare un ostacolo per l'amore, ma Alëša, il fratello di Ivan, fa notare che esiste anche molto amore tra gli uomini, ad un livello tale che si può paragonare a quello di Cristo.

La contraddizione tra amore astratto e presenza concreta

La discussione sull'amore per il prossimo e la sofferenza umana solleva questioni fondamentali riguardanti la natura umana, l'empatia e la compassione. Dostoevskij ci invita a riflettere sulle difficoltà e sulle contraddizioni dell'amore umano, stimolandoci riflettere sulle differenze tra l’amore concreto e l’amore puro e incondizionato, simile a quello di Cristo.

A parole siamo compassionevoli e amorevoli, ma poi ogni cosa concreta delle persone vicine ci infastidisce.

La riflessione di Ivan sulla sofferenza umana evidenzia come le persone siano spesso incapaci di comprendere e accettare la volontà e le necessità degli altri.

La difficoltà di amare il prossimo può anche derivare dall'incapacità di riconoscere e condividere il dolore altrui o dall'impossibilità di accettare le imperfezioni degli altri.  Un banale fetore di piedi che può far crollare tutte le migliori intenzioni.

La difficoltà di amare

La difficoltà di amare il prossimo da vicino può essere attribuita a diverse ragioni, tra cui la natura umana, le aspettative e il confronto tra l'astrazione e la realtà.

  1. Imperfezioni umane: Quando siamo vicini agli altri, diventiamo più consapevoli delle loro imperfezioni, debolezze e difetti. Questo può rendere difficile amarli incondizionatamente, poiché siamo spesso attratti dall'idea di un amore perfetto e idealizzato.
  2. Aspettative: Avere aspettative elevate nei confronti degli altri può portare a delusioni quando queste aspettative non vengono soddisfatte. Quando immaginiamo di amare il prossimo in astratto, possiamo proiettare su di loro le nostre idee e desideri, ma quando ci confrontiamo con la realtà, scopriamo che le persone non corrispondono sempre a queste aspettative.
  3. Conflitti di interesse: Nella vita quotidiana, ci troviamo spesso a dover affrontare conflitti di interesse con gli altri. Questi conflitti possono rendere difficile amare il prossimo da vicino, poiché siamo costantemente messi alla prova dalla necessità di bilanciare i nostri bisogni e desideri con quelli degli altri.
  4. Empatia selettiva: La nostra capacità di provare empatia e compassione può essere selettiva e limitata. Possiamo sentirci più inclini ad amare e provare compassione per le persone che riteniamo simili a noi o che condividono le nostre stesse convinzioni e valori. Ciò può rendere difficile amare il prossimo da vicino, specialmente se ci sono differenze culturali, ideologiche o di personalità.
  5. Autoconservazione: L'istinto di autoconservazione può portarci a proteggerci dagli altri, specialmente quando percepiamo una minaccia al nostro benessere emotivo o fisico. Questo meccanismo di difesa può ostacolare la nostra capacità di amare il prossimo da vicino, poiché ci impedisce di abbattere le barriere emotive che ci separano dagli altri.

La proiezione degli ideai in campo economico-politico

Nella nostra riflessione sul contrasto tra l'amore astratto e quello concreto, possiamo estendere questo concetto anche alle ideologie socio-economiche come il capitalismo e il comunismo. In modo simile a come l'amore astratto differisce da quello concreto, le utopie del capitalismo e del comunismo presentano un'ideale che spesso si scontra con la realtà pratica delle loro applicazioni.

La "mano invisibile" del capitalismo, un concetto teorizzato da Adam Smith, suggerisce che le azioni individuali motivate dall'interesse personale portino, in modo quasi miracoloso, a benefici collettivi e ad una limitazione delle disuguaglianze. Questa visione astratta si presenta come una soluzione elegante e semplice, ma nella realtà, proprio come l'amore astratto, può risultare inefficace nel confrontare le complessità e le sfide del mondo reale. Le disparità economiche, la disuguaglianza sociale, e i problemi ambientali sono testimonianza di come l'ideale capitalista possa divergere significativamente dalla sua applicazione concreta. (Rif. La mano invisibile di Adam Smith)

Parallelamente, il comunismo, con la sua promessa di uguaglianza, felicità e soddisfazione per tutti, rappresenta un'altra forma di utopia. Questo ideale immagina una società dove le differenze di classe sono abolite e le risorse sono condivise equamente. Tuttavia, come la storia ha mostrato, la realizzazione pratica di queste idee ha spesso portato a risultati diversi da quelli promessi, con problemi di autoritarismo, inefficienza economica e limitazione delle libertà individuali. (Rif. La fine del Comunismo e del Capitalismo)

L'etica dei piccoli gesti

In entrambi i casi, questi sistemi ideologici riflettono il divario tra aspirazione e realtà, simile a quello tra amore astratto e concreto. (Rif. Utopia: luogo bello ed irraggiungibile)

Di fronte a queste sfide, emerge chiaramente che i piccoli gesti di gentilezza e gli sforzi di per comprendere l’altro sono più potenti e significativi dei grandi discorsi sull'amore e la compassione.

Nella pratica quotidiana, è nelle piccole azioni che dimostriamo il nostro vero spirito di umanità. Un sorriso, un gesto di aiuto, la pazienza nell'ascoltare un amico in difficoltà, o anche solo tollerare un piccolo difetto di qualcuno, possono avere un impatto profondo. Questi gesti silenziosi, spesso trascurati o sminuiti, sono in realtà i mattoni fondamentali della vera empatia e comprensione umana.

È facile parlare di amore e compassione in termini astratti, ma metterli in pratica attraverso piccoli gesti quotidiani richiede coraggio, sincerità e, soprattutto, un'umiltà che ci consente di vedere oltre i nostri pregiudizi e aspettative. Dobbiamo ricordare che ogni persona che incontriamo porta con sé una storia, delle lotte e dei sogni che meritano rispetto e considerazione.

Pertanto, mentre continuiamo a navigare nella complessità delle relazioni umane, ricordiamoci che sono le piccole azioni, quelle sincere e quotidiane, a definire veramente il nostro carattere e la nostra capacità di amare.

Come scrisse Antoine de Saint-Exupéry:

"È solo con il cuore che uno può vedere giustamente; l'essenziale è invisibile agli occhi".

Questo insegnamento ci guida a riconoscere il valore immenso dei piccoli gesti, che, seppur semplici, hanno il potere di trasformare e arricchire le nostre vite e quelle degli altri.

Così come nell'amore, dove i piccoli gesti quotidiani possono essere più significativi dei grandi discorsi idealistici, anche nelle ideologie economiche e sociali, la realtà pratica e le azioni quotidiane delle persone spesso si dimostrano più importanti degli ideali astratti. Ciò richiama l'importanza di valutare le teorie non solo per le loro promesse utopiche, ma per la loro capacità di affrontare e risolvere i problemi concreti della società.

 

 

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