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Il Tao delle Arti Marziali

Tao filosofia delle arti marziali

Oltre il Combattimento: Esploriamo la Dimensione Spirituale delle Arti Marziali

Perché tutti i nomi delle arti marziali giapponesi terminano con il morfema “dō” ?

Dō è la vocalizzazione go-on del kanji giapponese 道, corrispondente al cinese mandarino (pinyin) dào, che significa "strada", con connotazioni di "filosofia, dottrina, percorso spirituale".

Per comprendere perché e come le arti marziali moderne sono correlate al tao (dao), dobbiamo esplorare brevemente la storia delle arti marziali.

Breve storia delle arti marziali giapponesi

Tutte le moderne arti marziali giapponesi hanno le loro radici nel jujitsu. Il jujitsu era originariamente un mezzo per superare l'avversario attraverso la forza.

Il jujitsu era semplicemente un mezzo per prevalere sull'avversario attraverso l'uso della forza.

Nelle lotte tra samurai, la mera sconfitta non era sufficiente; l'obiettivo era quello di uccidere l'avversario o renderlo innocuo.

Il periodo Edo (1600-1868) segnò il culmine dello sviluppo delle arti marziali. Durante questa era, il Giappone era caratterizzato da un sistema feudale con l'imperatore come capo simbolico e lo shogun che deteneva il potere effettivo. La nazione era divisa in feudi controllati dai vassalli dello shogun, i Daimyo, che erano anche formidabili guerrieri.

Immediatamente al di sotto nella struttura sociale c'erano i samurai, che occupavano diversi livelli nella scala gerarchica. Mentre alcuni ricoprivano posizioni di prestigio, la maggior parte serviva come soldato di fanteria (ashigaru), svolgendo responsabilità minori.

Tuttavia, essere un samurai garantiva una vita onorevole e prosperosa.

Pertanto, le arti marziali si diffusero nel Giappone feudale, poiché la padronanza di un'arte marziale poteva garantire uno status sociale più elevato.

Il bagaglio tecnico del jujitsu fu fortemente influenzato dalla cultura cinese, con le sue avanzate intuizioni mediche e i principi taoisti dello yin e dello yang. Inoltre, comprendere i punti vitali del corpo portò al perfezionamento delle tecniche di combattimento.

Ora, torniamo alla nostra domanda iniziale:

Perché tutti i nomi delle arti marziali giapponesi terminano con il morfema "dō", che è assente nel termine jujitsu?

Ju-Do / Karate-Do / Aiki-DO

Gigoro Kano

Gigoro Kano, il fondatore del Judo e il primo ad utilizzare il “dō”, ha scritto:

Molte furono le ragioni per cui io decisi di non usare la parola ju-jutsu per definire ciò che veniva praticato, preferendo parlare di judo: la principale era che do (via) rappresenta l’obiettivo principale di ciò che insegna il Kodokan [scuola madre del Judo], mentre jujitsu (abilità) è una finalità secondaria. Volevo chiarire bene che il judo è uno strumento per intraprendere il do [la via].

Dunque si passa da un’abilità ad una filosofia: l’arte diventa “via”, intesa come sorta di sentiero filosofico.

L’arte marziale non è più fine a se stessa, ma diventa un modo per educare, migliorare le persone e la società. Mentre il jujitsu aveva come finalità quello di prevalere su avversari anche fisicamente più forti, il judo di Kano si pone come obbiettivi l’educazione fisica e l’addestramento mentale.

Il jujitsu lascia in eredità un sistema in grado di allenare il corpo con gli esercizi fisici e stimolare la mente con la ricerca di tecniche ingegnose e stratagemmi per battere l’avversario. Il combattimento non è più "mortale", ma comunque richiede un impegno fisico notevole: si lotta contro un avversario che ci contrasta con la sua forza. Lo sforzo fisico e mentale serve, nel contesto moderno, non per uccidere l'avversario, ma per rafforzare lo spirito.

Alla fine di questo processo di modernizzazione, l’arte marziale è stata trasformata in una Via (“DO”), cioè un metodo completo di addestramento fisico, preparazione intellettuale, educazione morale e sviluppo interiore.

Ogni arte marziale moderna ha un principio che la caratteriza. Vediamo quali sono i principi fondamentali delle arti marziali moderne.

Ju-dō:

Il principio Ju è la cedevolezza, l’adattabilità e la sua forma è l’acqua.

Ju infatti può essere tradotto come cedevolezza, morbidezza, arrendevolezza, debolezza.

Il “Ju” è un principio mutuato dal Taoismo.

Secondo il Taoismo, ogni cosa si trasforma necessariamente nel suo opposto.

Il concetto di yin e yang afferma che ogni fenomeno ha in sé il seme di trasformazione nel suo opposto. Quindi, se si vuole vincere, occorre seguire il flusso incessante di mutamento della realtà.

Nel fiume del divenire, la debolezza deve trasformarsi in forza.

In sostanza, ciò che in apparenza è più forte, può diventare debole, se si riesce a ritorcergli contro la sua stessa veemenza. L’avversario subisce quella forza che egli stesso aveva generato.

Karate-dō:

Il principio fondate del karate è lo spazio vuoto. La sua forma è il vuoto stesso.

kara significa spazio vuoto, immagine del vuoto. La parola giapponese kara-te, nel complesso, si compone di vuoto e mano, non il vuoto in sé, ma in relazione ad un'attività, cioè mettersi all’opera per fare il vuoto.

Questi concetti ricordano il principio buddhista del vuoto: “la forma dell’universo è vuoto, il vuoto è forma”.

Dal punto di vista educativo suggeriscono che il praticante di Karate dovrebbe allenare la propria mente affinché sia sgombra, vuota da pensieri di orgoglio, vanità, paura, desiderio di sopraffazione.

Aiki-dō:

Il principio fondante dell’Aiki-do è l’unione. Aikido etimologicamente significa “via dell’unione degli spiriti”. La sua forma è l’etere.

Nell’ottica di Morihei Ueshiba, il fondatore dell’Aikido, l'arte marziale diventa uno strumento di pace.

Lo scopo dell’Aikido è quello di vincere il nemico interiore, quello che porta alla discordia e alla violenza, al fine di costruire un mondo di pace.

“Non ci sono competizioni nell’Arte della Guerra. Un vero guerriero è invincibile perché non compete contro nulla. Vincere significa sconfiggere la mente conflittuale che si annida dentro di noi.
Morihei Ueshiba”

Le arti marziali come vie per la crescita personale

Arti Marziali filosofia

Ogni stile moderno di arti marziali incarna un principio unico che va oltre la semplice forza fisica, tracciando dei sentieri per la crescita personale, la conoscenza di se stessi e l'armonia con il mondo.

Il Ju-dō, con il suo enfasi sulla flessibilità e l'adattabilità, insegna l'arte di cedere per superare.

Il Karate-dō, attraverso il concetto di vuoto, incoraggia i praticanti a svuotare le loro menti dall'ego e abbracciare uno stato di "vuoto", permettendo alla vera forza mentale di emergere.

L' Aiki-dō è incentrato sull'armonia, mira a risolvere i conflitti non solo "esteriori", ma anche interiori, promuovendo la pace e la comprensione.

Queste arti marziali, pur essendo distinte nelle loro pratiche, condividono un obiettivo comune:

forgiare non solo combattenti migliori , ma individui migliori e, per estensione, una società migliore.

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