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Domande e risposte su Essere e tempo

Qual è la distinzione tra ontico ed ontologico nella filosofia di Martin Heidegger ?

La distinzione tra ontologico e ontico è centrale nella filosofia di Martin Heidegger e serve a chiarire la differenza tra l'indagine sull'essere e l'indagine sugli enti.

Ontico:

  • Definizione: L'ontico riguarda gli enti concreti, empirici, tutto ciò che esiste nel mondo. Si riferisce allo studio degli enti in quanto tali, alla loro esistenza e alle loro proprietà.
  • Scienze Positive: Le scienze naturali e sociali operano a livello ontico, poiché esaminano, classificano e analizzano gli enti e i fenomeni nel mondo.
  • Conoscenza Fattuale: L'ontico è associato alla conoscenza fattuale e descrittiva degli enti, senza interrogarsi sul significato o sulla natura dell'essere in sé.

Ontologico:

  • Definizione: L'ontologico riguarda l'essere in quanto tale, la natura e la struttura dell'essere. Non si occupa degli enti singoli, ma delle condizioni di possibilità dell'essere in generale.
  • Filosofia e Metafisica: L'indagine ontologica è il dominio della filosofia e della metafisica. Heidegger sostiene che la filosofia deve andare oltre l'ontico e interrogarsi sull'ontologico.
  • Senso dell'Essere: Heidegger è particolarmente interessato al "senso dell'essere" e alla "differenza ontico-ontologica". Vuole esplorare come l'essere si manifesta e si ritira, e come la tradizione filosofica ha trascurato l'ontologico a favore dell'ontico.

Approfondimento distinzione Ontico-Ontologico

Originariamente derivato dal greco tό ὄν, che significa "l'ente", il binomio di concetti ontologico e ontico trae le sue radici dalla filosofia greca. L'ontologico si riferisce agli aspetti fondamentali dell'esistenza, mentre l'ontico si occupa dell'ente in senso empirico e concreto. Martin Heidegger, nel corso del ventesimo secolo, ha attribuito un'importanza particolare a questa distinzione, soprattutto nei suoi primi anni di riflessione filosofica. Nel suo lavoro "Essere e Tempo" (1927), egli pone questa distinzione come un punto centrale nel suo riapproccio alla tradizione filosofica occidentale. Secondo Heidegger, la tradizione ha enfatizzato il concetto di essere come "presenza", ovvero tutto ciò che è stabile e visibile, portando così a un'enfasi sugli enti concreti (l'ontico) a discapito di ciò che, nonostante non sia presente o concreto, differisce radicalmente dagli enti (l'ontologico). La ricerca ontologica stessa è stata influenzata da questa enfasi sull'ontico, considerando l'ontologico come il più generale e quindi meno definito.

La visione trascendentale di Immanuel Kant si distacca dal livello ontico, orientandosi verso una comprensione più profonda. Kant mira a esplorare il "senso dell'Essere", un obiettivo che Heidegger si pone esplicitamente in "Essere e Tempo". Heidegger sostiene che, benché la ricerca ontologica sia più originaria rispetto a quella ontica delle scienze positive, rimane superficiale se non indaga il senso generale dell'essere. In questo contesto, Heidegger sfida le scienze naturali e il positivismo, rivendicando un ruolo primario della filosofia nell'identificare il vero senso dell'essere, indipendentemente da altre discipline.

È importante anche notare come Heidegger collegasse la distinzione ontologico-ontica a un'altra differenziazione chiave in "Essere e Tempo", quella tra autentico e inautentico. Nel periodo successivo del suo pensiero, caratterizzato dalla cosiddetta "svolta" (Kehre), queste distinzioni acquisiscono ulteriore importanza. L'oblio dell'essere a favore dell'ente viene interpretato non più come una mancanza umana, ma come una necessità storica. Secondo Heidegger, l'intera era della metafisica, da Platone a Nietzsche, è segnata dall'oblio della "differenza ontico-ontologica", ovvero la distinzione tra gli enti concreti e il senso ontologico più profondo dell'essere, che pur essendo il fondamento, rimane nascosto e privo di fondamento (Abgrund, "abisso").

 

Qual è la critica di Hedegger alla filosofia occidentale è cosa si propone con la scrittura di essere e tempo ?

 

L'obiettivo principale di Martin Heidegger in "Essere e Tempo" è quello di esplorare e rispondere alla domanda dell'essere (Sein), un tema centrale nella filosofia fin da Platone e Aristotele. Heidegger cerca di rinnovare l'indagine sull'essere, distaccandosi dalle precedenti concezioni metafisiche. Il suo approccio è caratterizzato da un'esplorazione fenomenologica dell'essere, in particolare attraverso il concetto di "Dasein", che letteralmente significa "esserci" o "presenza". Questo termine si riferisce all'esperienza umana dell'essere nel mondo e alla nostra capacità di riflettere sull'essere stesso. Heidegger vuole mostrare come l'essere sia fondamentalmente connesso con il tempo, sostenendo che la comprensione dell'essere è intrinsecamente legata alla temporalità.

In "Essere e Tempo", Heidegger mira anche a criticare il modo in cui la filosofia tradizionale ha trattato il concetto di essere, cercando di distanziarsi dalle interpretazioni e dai presupposti ontologici che hanno dominato la filosofia occidentale. Il suo lavoro rappresenta quindi un tentativo di riportare la filosofia a una più immediata e concreta comprensione dell'esistenza umana e del nostro modo di essere nel mondo.

In sintesi, la distinzione tra ontico e ontologico in Heidegger è fondamentale per comprendere la sua critica alla tradizione filosofica e il suo progetto di ripensare la questione dell'essere. L'ontico riguarda gli enti concreti e la conoscenza fattuale, mentre l'ontologico riguarda l'essere in quanto tale e il senso dell'essere. Possiamo schematizzare i seguenti concetti:

  • Oblio dell'Essere: Heidegger critica la tradizione filosofica occidentale per il suo "oblio dell'essere", sostenendo che ha privilegiato l'ontico e trascurato l'ontologico.
  • Ricerca del Senso dell'Essere: L'obiettivo principale di Heidegger è rinnovare la questione dell'essere, esplorare il senso dell'essere e rivelare la differenza ontico-ontologica.
  • Svolta (Kehre): Nel periodo successivo alla "svolta", Heidegger approfondisce ulteriormente questi temi, esplorando la storia della metafisica e il ruolo della tecnologia nell'oblio dell'essere.

Cosa intende Heidegger per "esistentivo" e "esistenziale" ?

Nel contesto della filosofia di Heidegger, "esistentivo" e "esistenziale" sono termini che si riferiscono a diversi aspetti dell'esistenza umana.

  1. Esistentivo: Gli "esistentivi" sono gli stati, le condizioni o le modalità attraverso cui l'esistenza umana si manifesta o si realizza. Si riferiscono a come l'individuo vive la propria esistenza in modo concreto e specifico. Gli esistentivi sono legati alla particolarità e alla singolarità dell'esperienza umana e sono spesso associati a concetti come l'angoscia, la caducità, la colpa e la morte.
  2. Esistenziale: Il termine "esistenziale" si riferisce a strutture o caratteristiche fondamentali dell'esistenza umana che sono universali e costitutive dell'essere-umano (Dasein, nel linguaggio di Heidegger). Gli esistenziali sono gli aspetti che definiscono l'esistenza umana in generale, indipendentemente dalle circostanze specifiche o dalle esperienze individuali. Esempi di esistenziali includono la temporalità, la spatialità, la cura, la comprensione e la parola.

In breve, mentre gli "esistentivi" si concentrano sulle manifestazioni individuali dell'esistenza, gli "esistenziali" si occupano delle condizioni universali che sottostanno all'essere-umano in generale. Questa distinzione è fondamentale per comprendere la prospettiva di Heidegger sull'esistenza, poiché egli mira a esplorare non solo come viviamo la nostra vita in modo unico e personale, ma anche le condizioni universali che rendono possibili queste esperienze.

Cosa intende Heidegger per ostensione ?

Nel contesto della filosofia di Martin Heiddeger, il termine "ostensione" può essere inteso come un modo di mostrare o rivelare. Heidegger è molto interessato al modo in cui le cose si mostrano a noi, come vengono alla luce o si rivelano nella nostra esperienza. L'ostensione è quindi legata al concetto di "verità" nel senso heideggeriano, che è intesa come "svelamento" o "disvelamento" (in tedesco, "Aletheia").

Per Heidegger, la verità non è solo una corrispondenza tra una proposizione e la realtà (come nella concezione tradizionale), ma piuttosto un processo attraverso il quale le cose emergono dal nascosto e diventano accessibili alla nostra percezione e comprensione. L'ostensione è quindi un aspetto di questo processo di svelamento, un modo in cui l'essere si manifesta e diventa presente per noi.

Inoltre, Heidegger utilizza il concetto di ostensione anche in relazione al linguaggio. Per lui, il linguaggio è fondamentalmente ostensivo, nel senso che rende presente ciò di cui parla. Attraverso il linguaggio, le cose vengono mostrate, nominate e rese accessibili alla comprensione umana.

In sintesi, l'ostensione in Heidegger si riferisce al modo in cui le cose si mostrano o si rivelano a noi, sia attraverso l'esperienza diretta che attraverso il linguaggio, ed è strettamente legata al suo concetto di verità come svelamento.

Cos'è l'analitica dell'esserci ?

L'analitica dell'esserci è un concetto centrale nell'opera di Martin Heidegger, in particolare nel suo lavoro "Essere e tempo" (1927). L'analitica dell'esserci è l'indagine filosofica condotta da Heidegger sull'essere dell'esserci (Dasein), che è il termine che Heidegger usa per descrivere l'esistenza umana.

L'esserci (Dasein) è un ente che ha la particolarità di avere un rapporto con il proprio essere. A differenza degli oggetti inanimati, l'esserci è caratterizzato dalla sua apertura all'essere, dalla sua capacità di comprendere e interrogarsi sull'essere. L'analitica dell'esserci è quindi un'indagine su questa entità particolare e sulle sue strutture esistenziali.

Nell'analitica dell'esserci, Heidegger esplora vari concetti e strutture fondamentali dell'esistenza umana, tra cui:

  1. Essere-nel-mondo (In-der-Welt-sein): L'esserci è sempre già immerso in un mondo, in un contesto di significato e relazioni. L'essere-nel-mondo descrive questa unità inscindibile tra l'esserci e il suo mondo.
  2.  Situazione emotiva (Befindlichkeit): L'esserci è sempre in uno stato di apertura emotiva o affettiva al mondo, che precede la riflessione cognitiva.
  3. Comprensione (Verstehen): L'esserci ha la capacità di comprendere, di progettare e interpretare il proprio essere e il mondo.
  4. Parola (Rede): Il linguaggio è fondamentale per l'esserci, poiché attraverso il linguaggio l'esserci articola e condivide il suo comprendere.
  5. Cura (Sorge): La struttura fondamentale dell'esserci è la cura, che significa essere sempre già impegnato con se stesso e con il mondo.
  6. Temporalità (Zeitlichkeit): Il tempo è la dimensione fondamentale dell'essere dell'esserci. La temporalità è la struttura ontologica che rende possibile l'esistenza.

L'analitica dell'esserci è quindi un tentativo di sondare e chiarire le strutture fondamentali e le condizioni di possibilità dell'esistenza umana, al fine di arrivare a una comprensione più profonda dell'essere in generale.

 

Qual è il significato di pre-ontologico ?

Il termine "pre-ontologico" è utilizzato da Martin Heidegger per descrivere un tipo di conoscenza o comprensione dell'essere che è implicita, non riflessa e precede la formulazione ontologica esplicita. L'ontologia è la branca della filosofia che studia l'essere in quanto tale, cercando di comprendere la natura e le strutture fondamentali della realtà.

  1. Pre-ontologico: La comprensione pre-ontologica dell'essere è quella che ogni persona ha semplicemente in virtù del fatto di vivere e di interagire con il mondo. È una forma di sapere tacito e non teorizzato che si manifesta nel modo in cui ci rapportiamo alle cose, agli altri e a noi stessi nel quotidiano. Heidegger sostiene che ogni esserci (Dasein) ha già sempre una certa comprensione dell'essere, anche se questa comprensione non è esplicita o concettualizzata. Questa comprensione implicita dell'essere è ciò che Heidegger chiama "pre-ontologico".
  2. Ontologico: Al contrario, la comprensione ontologica dell'essere è quella che emerge attraverso l'indagine filosofica esplicita e riflessiva. È la comprensione teorizzata e concettualizzata dell'essere che si sviluppa attraverso l'analisi filosofica.

In "Essere e tempo", Heidegger sottolinea l'importanza di esaminare e rendere esplicita la comprensione pre-ontologica dell'essere, poiché è da questa comprensione implicita e quotidiana che emerge la possibilità di una riflessione ontologica più profonda sull'essere. La comprensione pre-ontologica è quindi un punto di partenza fondamentale per l'indagine ontologica di Heidegger.

 

Perché l'essere deve essere compreso a partire dal tempo ?

Per Martin Heidegger, il tempo è la dimensione fondamentale attraverso la quale l'essere può essere compreso. Questa idea è centrale nella sua opera "Essere e tempo" (1927), in cui Heidegger sviluppa una comprensione del tempo che è strettamente legata alla natura dell'esistenza umana (Dasein).

Heidegger sostiene che l'essere dell'esserci (Dasein) è caratterizzato dalla temporalità. La temporalità non è solo un concetto che descrive il passare del tempo; è piuttosto la struttura ontologica fondamentale dell'esistenza umana. L'esserci è sempre già proiettato nel futuro, è immerso nel presente e si porta con sé il passato. Questa struttura tridimensionale del tempo è fondamentale per comprendere l'essere dell'esserci.

  1. Futuro: L'esserci è sempre orientato verso il futuro attraverso il progetto, l'anticipazione e le possibilità. Il futuro non è solo qualcosa che verrà, ma è la dimensione in cui l'esserci si proietta e trova le sue possibilità di essere.
  2. Presente: Nel presente, l'esserci incontra e si impegna con il mondo e con gli altri. Il presente è il momento dell'incontro con l'essere, in cui le cose si mostrano e si rivelano.
  3. Passato: Il passato non è solo ciò che è stato, ma è ciò che l'esserci porta con sé come la sua storia, la sua eredità e la sua situazione. Il passato è sempre parte dell'essere dell'esserci.

Heidegger sostiene che la comprensione dell'essere in generale deve essere fondata sulla temporalità dell'esserci. In altre parole, per comprendere l'essere, dobbiamo esaminare il modo in cui l'essere si manifesta nel tempo attraverso l'esistenza umana. La temporalità è quindi la chiave per accedere all'essere, e l'analisi del tempo diventa fondamentale per l'ontologia heideggeriana.

In questo senso, l'essere deve essere compreso a partire dal tempo, poiché è attraverso la struttura temporale dell'esistenza umana che l'essere si svela e diventa accessibile alla nostra comprensione.

 

Cosa sta ad indicare il termine "storicità" ? Come si differenzia dalla storia ?

 

Nel contesto della filosofia di Martin Heidegger, il termine "storicità" si riferisce alla dimensione temporale e storica dell'esistenza umana (Dasein). La storicità è un concetto chiave in "Essere e tempo" e indica il modo in cui l'esserci è radicato nel tempo e nella storia, portando con sé il passato e proiettandosi nel futuro.

  1. Storicità: La storicità, per Heidegger, non si riferisce semplicemente al fatto che gli esseri umani vivono nel tempo e hanno una storia. Piuttosto, indica il modo in cui la temporalità struttura l'essere dell'esserci. L'esserci è storico nel senso che è sempre già situato in un contesto storico, eredita una tradizione e un passato, e si proietta in possibilità future. La storicità è quindi la struttura ontologica dell'esserci che determina il suo essere-nel-tempo e il suo essere-con-gli-altri.
  2. Storia: La storia, d'altra parte, può essere intesa in senso più tradizionale come l'insieme degli eventi, delle vicende e delle narrazioni che riguardano il passato dell'umanità o di particolari comunità, individui o fenomeni. La storia è ciò che è stato, è il campo della memoria e della narrazione, e si occupa della registrazione e dell'interpretazione degli eventi passati.

La differenza tra storicità e storia, quindi, può essere vista in termini della differenza tra la struttura ontologica dell'essere-nel-tempo (storicità) e il campo degli eventi e delle narrazioni passate (storia). La storicità è una caratteristica fondamentale dell'esistenza umana, mentre la storia è il dominio degli eventi e delle narrazioni che formano il passato dell'umanità.

In sintesi, la storicità in Heidegger indica il modo in cui l'esserci è radicato nel tempo e nella storia, mentre la storia si riferisce più tradizionalmente all'insieme degli eventi e delle narrazioni del passato.

 

Cosa sbaglia la storiografia secondo Heidegger ?

 

Secondo Martin Heidegger, la storiografia tradizionale, o la scienza della storia, può essere vista come limitata in quanto tende a trattare la storia come un insieme di eventi passati, fatti e date da registrare, catalogare e interpretare. Questo approccio, secondo Heidegger, non riesce a cogliere la profondità e la complessità della storicità umana e dell'essere-nel-tempo.

Heidegger critica la storiografia tradizionale per diversi motivi:

  1. Riduzione dell'Essere a Ente: La storiografia tradizionale, secondo Heidegger, tende a ridurre l'essere all'ente, cioè a trattare gli eventi storici come oggetti statici e dati, piuttosto che come manifestazioni dell'essere. Questo approccio non riesce a sondare la dimensione ontologica della storia e la sua connessione con la temporalità e la storicità dell'esistenza umana.
  2. Oggettivazione del Passato: Heidegger sostiene che la storiografia tradizionale oggettiva il passato, trattandolo come qualcosa di fisso, determinato e separato dall'esperienza presente dell'esserci. Questo approccio trascura il modo in cui il passato è sempre già parte dell'essere dell'esserci e influisce sul suo presente e sul suo futuro.
  3. Mancanza di Riflessione sulla Temporalità: La storiografia, secondo Heidegger, spesso non riflette abbastanza sulla natura del tempo e sulla temporalità dell'essere. La storia non è solo una sequenza lineare di eventi, ma è intrinsecamente legata alla struttura temporale dell'esistenza umana.
  4. Dimenticanza dell'Essere: Infine, Heidegger critica la storiografia per la sua partecipazione alla "dimenticanza dell'essere", cioè la tendenza della filosofia e delle scienze a trascurare la questione dell'essere a favore dello studio degli enti.

Per Heidegger, una vera comprensione della storia richiede una riflessione profonda sulla storicità dell'esserci, sulla temporalità e sulla natura dell'essere. La storiografia, nella sua forma tradizionale, rischia di perdere queste dimensioni ontologiche e fenomenologiche della storia a causa della sua focalizzazione sugli eventi e sui fatti.

Cosa ha sbagliato Hegel e perché ha trascurando l'Essere ?

Martin Heidegger ha espresso varie critiche nei confronti della filosofia di Georg Wilhelm Friedrich Hegel, uno dei più influenti filosofi idealisti tedeschi. Una delle principali critiche di Heidegger a Hegel riguarda la sua concezione dell'essere e del tempo, e il modo in cui, secondo Heidegger, Hegel ha trascurato la questione dell'essere.

  1. Assorbimento dell'Essere nella Logica: Heidegger critica Hegel per aver ridotto o assimilato l'essere alla logica. Nella "Scienza della Logica" di Hegel, l'essere è il punto di partenza della dialettica, ma è subito superato e assorbito nel processo dialettico del divenire e dell'essenza. Per Heidegger, questo rappresenta una trascuratezza dell'essere, in quanto l'essere viene subordinato alla struttura logica e dialettica del pensiero hegeliano.
  2. Ontologia della Presenza: Heidegger sostiene che Hegel ha una concezione della temporalità che privilegia il presente. L'essere, per Hegel, si manifesta pienamente nel presente assoluto della realtà razionale e dello Spirito. Heidegger critica questa "ontologia della presenza" per non riuscire a cogliere la complessità della temporalità e la priorità del futuro e del passato nella costituzione dell'essere.
  3. Totalizzazione della Realtà: Un'altra critica di Heidegger a Hegel riguarda la sua tendenza a totalizzare e razionalizzare la realtà. Hegel vede la realtà come un tutto organico e razionale in cui ogni parte ha un posto e un significato. Per Heidegger, questa visione totalizzante trascura l'apertura, l'indeterminatezza e la finitezza dell'essere umano (Dasein) e dell'essere in generale.
  4. Dimenticanza dell'Essere: Infine, Heidegger vede in Hegel un esempio della "dimenticanza dell'essere" che caratterizza la tradizione metafisica occidentale. Secondo Heidegger, Hegel è concentrato sugli enti (la realtà razionale, lo Spirito, la storia) e trascura la questione più fondamentale dell'essere in quanto tale.

In sintesi, Heidegger critica Hegel per aver trascurato l'essere attraverso la sua assimilazione dell'essere alla logica, la sua ontologia della presenza, la sua visione totalizzante della realtà e la sua partecipazione alla dimenticanza dell'essere della tradizione filosofica occidentale.

Cosa ha sbagliato la tradizione scolastica medievale ?

Martin Heidegger ha espresso diverse critiche nei confronti della tradizione scolastica medievale, in particolare riguardo al modo in cui questa tradizione ha trattato la questione dell'essere. Le critiche di Heidegger alla scolastica medievale possono essere riassunte nei seguenti punti:

  1. Ontoteologia: Heidegger critica la scolastica medievale per quello che lui chiama "ontoteologia". Secondo Heidegger, i filosofi scolastici hanno concepito Dio come l'ente supremo (l'ens summum) e l'essere come un attributo o una proprietà degli enti. Questo approccio, sostiene Heidegger, ha portato a una fusione di ontologia (la dottrina dell'essere) e teologia (la dottrina di Dio), che ha oscurato la questione dell'essere in quanto tale.
  2. Substantialismo: La tradizione scolastica medievale è spesso associata a una visione substantialista dell'essere. In questa visione, gli enti sono concepiti come sostanze dotate di attributi o proprietà. Heidegger critica il substantialismo per la sua tendenza a ridurre l'essere a una categoria tra le altre e per non riuscire a pensare l'essere in modo adeguato al di fuori delle categorie della sostanza e dell'accidente.
  3. Dimenticanza dell'Essere: Heidegger sostiene che la tradizione scolastica medievale partecipa alla "dimenticanza dell'essere" che caratterizza l'intera tradizione filosofica occidentale. Secondo Heidegger, la scolastica medievale è concentrata sugli enti (sia divini che creati) e trascura la questione più fondamentale dell'essere in quanto tale.
  4. Razionalismo e Teocentrismo: Heidegger critica anche la tendenza della scolastica medievale a razionalizzare la fede e a subordinare la filosofia alla teologia. Questo teocentrismo, secondo Heidegger, limita la libertà e l'autonomia del pensiero filosofico e impedisce un'autentica riflessione sull'essere.

Cosa critica Heiddeger del cogito cartesiano ? Perché lo ritiene un derivato della teologia medievale ?

Martin Heidegger ha avanzato diverse critiche nei confronti del "cogito" cartesiano, il famoso principio di René Descartes "cogito, ergo sum" (penso, dunque sono). Ecco alcune delle principali critiche di Heidegger e il motivo per cui vede il cogito come un derivato della teologia medievale:

Critiche al Cogito Cartesiano:

  1. Soggettivismo:
    • Heidegger critica il cogito per il suo soggettivismo, cioè per aver posto il soggetto pensante al centro della filosofia e aver ridotto l'essere all'essere-per-la-mente.
    • Questo approccio, secondo Heidegger, trascura la questione dell'essere in quanto tale e riduce l'essere all'essere-oggetto della coscienza.
  1. Dualismo:
    • Heidegger critica il dualismo cartesiano tra mente e corpo, sostenendo che tale dualismo separa artificialmente l'essere umano dal mondo e dalla sua incarnazione.
    • Per Heidegger, l'esistenza umana è caratterizzata dall'essere-nel-mondo e non può essere compresa attraverso una separazione tra soggetto e oggetto.
  1. Rappresentazionalismo:
    • Heidegger critica anche il rappresentazionalismo implicito nel cogito, cioè l'idea che la conoscenza sia una rappresentazione mentale della realtà.
    • Secondo Heidegger, questo approccio non riesce a cogliere il modo in cui siamo sempre già immersi nel mondo e in rapporto con l'essere.

Collegamento con la Teologia Medievale:

  • Heidegger sostiene che il cogito cartesiano è un derivato della teologia medievale in quanto eredita e secolarizza la concezione scolastica di Dio come "Substantia infinita" o "Ens necessarium".
  • Descartes trasferisce alcune delle caratteristiche tradizionalmente attribuite a Dio, come l'autosufficienza e l'autoconsapevolezza, al soggetto umano.
  • In questo senso, il cogito cartesiano può essere visto come un tentativo di fondare la certezza e la conoscenza sulla certezza del soggetto pensante, in modo analogo a come la teologia medievale fondava la realtà sull'essere di Dio.

In sintesi, Heidegger critica il cogito cartesiano per il suo soggettivismo, dualismo e rappresentazionalismo, e lo vede come un derivato della teologia medievale in quanto eredita e secolarizza la concezione di Dio come essere autosufficiente e necessario.

Cosa dice Heidegger merito al concetto di creazione riferito al cogito ?

Heidegger sostiene che il concetto di creazione nella filosofia di Descartes è strettamente legato al suo cogito e riflette un'interpretazione secolarizzata di idee teologiche. Secondo Heidegger, il cogito cartesiano, con la sua enfasi sull'autoconsapevolezza e l'autosufficienza del soggetto pensante, rappresenta una sorta di "creazione" del sé da parte del sé. In altre parole, il soggetto si "crea" attraverso l'atto del pensiero e dell'autoriflessione.

Questo concetto di "auto-creazione" è, per Heidegger, un eco secolarizzato del concetto teologico di creazione ex nihilo (dalla niente) che si trova nella teologia cristiana. Nella tradizione cristiana, Dio crea il mondo dal nulla attraverso la Sua volontà e la Sua parola. Analogamente, nel cogito cartesiano, il soggetto pensante "crea" la certezza della propria esistenza attraverso l'atto del pensiero.

Heidegger vede questo approccio come problematico perché perpetua la "dimenticanza dell'essere" che caratterizza la tradizione metafisica occidentale. Invece di interrogarsi sull'essere in quanto tale, Descartes si concentra sull'ente (il soggetto pensante) e sulla sua auto-creazione attraverso il pensiero.

Inoltre, Heidegger critica l'idea cartesiana che la realtà esterna, inclusa la natura, sia qualcosa di creato e quindi disponibile alla manipolazione e al controllo umano. Questa visione, secondo Heidegger, contribuisce a un atteggiamento di dominio nei confronti dell'essere e della natura che è problematico.

In sintesi, Heidegger critica il modo in cui il cogito cartesiano riflette un concetto secolarizzato di creazione, focalizzandosi sull'auto-creazione del soggetto e perpetuando la dimenticanza dell'essere, e promuovendo un atteggiamento di dominio nei confronti della realtà esterna.

Cos'è il fenomeno per Heidegger ?

Per Martin Heidegger, il concetto di "fenomeno" è centrale e ha un significato specifico e profondo. Deriva dalla parola greca "phainomenon", che significa "ciò che si mostra", "ciò che appare". Heidegger recupera questo termine nel contesto della sua fenomenologia, che è un metodo filosofico che mira a studiare le cose così come si manifestano alla coscienza, ritornando "alle cose stesse".

Nella filosofia di Heidegger, il "fenomeno" è inteso in due modi correlati:

  1. Ciò che si Mostra:
    • Un fenomeno è, in primo luogo, ciò che si mostra, ciò che appare. È qualcosa che diventa presente, che viene alla luce. In questo senso, il fenomeno è legato al concetto di "apparizione" o "manifestazione".
  1. Mostrare-Se-Stesso:
    • In secondo luogo, il fenomeno è anche ciò che si mostra da sé, ciò che si auto-rivela. Qui, il fenomeno non è solo ciò che appare, ma è anche attivo nel mostrare-se-stesso. È in questo senso che Heidegger parla della "verità" (aletheia) come "svelamento" o "disvelamento".

Per Heidegger, la fenomenologia non è solo lo studio dei fenomeni, ma è anche un modo per accedere all'essere delle cose attraverso il loro mostrarsi. La fenomenologia è quindi un ritorno all'essere attraverso i fenomeni, un modo per sondare la profondità dell'essere attraverso ciò che si mostra.

Inoltre, Heidegger sottolinea che i fenomeni possono anche nascondersi o ritirarsi. Ciò significa che non tutto ciò che è si mostra completamente, e che il mostrarsi è sempre anche un nascondersi. Questa tensione tra mostrare e nascondere è fondamentale per la comprensione heideggeriana della verità e dell'essere.

Che differenza c'è tra parvenza, manifestazione e apparenza ?

Nel contesto della filosofia di Martin Heidegger, i termini "parvenza", "manifestazione" e "apparenza" possono essere distinti in base al modo in cui si riferiscono al mostrarsi delle cose. Ecco una spiegazione di ciascun termine e delle loro differenze:

  • Parvenza (Schein in tedesco):
    • La parvenza si riferisce a un tipo di mostrarsi che può essere ingannevole o illusorio. Quando qualcosa appare in parvenza, ciò che si mostra può non corrispondere alla realtà effettiva dell'ente in questione. La parvenza può quindi portare a una comprensione distorta o errata della realtà.
  • Manifestazione:
    • La manifestazione è un termine più generale che si riferisce al processo attraverso il quale qualcosa diventa presente o visibile. Quando qualcosa si manifesta, viene alla luce e diventa accessibile alla percezione o alla comprensione. La manifestazione non implica necessariamente inganno o illusione, ma è piuttosto il modo in cui l'essere si rivela.
  • Apparenza (Erscheinung in tedesco):
    • L'apparenza, nel contesto heideggeriano, si riferisce al modo in cui le cose si presentano a noi, alla loro presenza fenomenica. L'apparenza non è necessariamente ingannevole; può essere il modo autentico in cui un ente si mostra. Tuttavia, l'apparenza può anche essere superficiale e non rivelare completamente la profondità dell'essere dell'ente.

In sintesi, mentre la "parvenza" implica un mostrarsi che può essere ingannevole o illusorio, la "manifestazione" è un termine più generale per il mostrarsi delle cose, e l'"apparenza" si riferisce al modo in cui le cose si presentano fenomenicamente, che può essere sia autentico che superficiale. Questi concetti sono importanti nella filosofia di Heidegger, poiché aiutano a esplorare le diverse modalità attraverso le quali l'essere si rivela e si nasconde.

Qual è rapporto tra fenomeno e apparenza ?

Nella filosofia di Martin Heidegger, i concetti di "fenomeno" e "apparenza" sono strettamente correlati ma distinti, e il loro rapporto è cruciale per comprendere il modo in cui l'essere si mostra e si rivela.

  • Fenomeno:
    • Come menzionato in precedenza, il "fenomeno" per Heidegger è ciò che si mostra, ciò che appare. È qualcosa che diventa presente, che viene alla luce. Il fenomeno è legato al concetto di "apparizione" o "manifestazione".
    • Il fenomeno è anche ciò che si mostra da sé, ciò che si auto-rivela. In questo senso, il fenomeno è attivo nel mostrare-se-stesso e è legato al concetto heideggeriano di "verità" come "svelamento" o "disvelamento".
  • Apparenza:
    • L'"apparenza", o "Erscheinung" in tedesco, si riferisce al modo in cui le cose si presentano a noi, alla loro presenza fenomenica. Non è necessariamente ingannevole; può essere il modo autentico in cui un ente si mostra.
    • Tuttavia, l'apparenza può anche essere superficiale e non rivelare completamente la profondità dell'essere dell'ente. In questo senso, l'apparenza può nascondere tanto quanto rivela.

Rapporto tra Fenomeno e Apparenza:

  • Il fenomeno e l'apparenza sono entrambi modi in cui l'essere si mostra, ma mentre il fenomeno è associato all'auto-rivelazione e allo svelamento dell'essere, l'apparenza può essere più ambigua, potendo sia rivelare che nascondere l'essere.
  • L'apparenza è il modo in cui il fenomeno si presenta a noi, è la forma visibile o percepibile del fenomeno. In questo senso, ogni apparenza è un fenomeno, ma non ogni fenomeno è necessariamente un'apparenza autentica dell'essere, poiché può anche nascondere o distorcere.
  • Heidegger è interessato a esplorare come possiamo andare oltre le apparenze superficiali per accedere ai fenomeni nella loro auto-rivelazione, e quindi accedere all'essere stesso.

In sintesi, il rapporto tra fenomeno e apparenza in Heidegger riguarda il modo in cui l'essere si mostra e si rivela, e le sfide e le ambiguità associate al tentativo di accedere all'essere attraverso il suo mostrarsi

 

Il concetto di logos in Heiddeger

 

Per Martin Heidegger, il concetto di "logos" è fondamentale e ricco di implicazioni. Heidegger ritorna alle origini della filosofia occidentale, in particolare ai presocratici, per esplorare il significato originario del termine "logos". Nel suo approccio, Heidegger cerca di liberare il termine dai significati successivi e dalle interpretazioni che, a suo avviso, hanno oscurato il suo significato originario e profondo.

Logos nei Presocratici:

  • Heidegger sottolinea che per i pensatori presocratici, in particolare per Eraclito, il "logos" non significava primariamente ragione, linguaggio o discorso, come è stato interpretato in seguito.
  • Piuttosto, "logos" aveva un significato più ampio e originario, associato all'idea di raccolta, relazione, e rivelazione. Era legato al modo in cui le cose si mostrano, si raccolgono e si relazionano l'una all'altra.

Logos come Rivelazione e Raccolta:

  • Heidegger interpreta il "logos" come un principio di rivelazione e raccolta. Il logos è ciò che permette alle cose di apparire, di venire alla luce, di mostrarsi nella loro essenza.
  • Inoltre, il logos è ciò che raccolta e tiene insieme le cose, permettendo loro di essere ciò che sono in relazione l'una con l'altra.

Logos e Linguaggio:

  • Anche se Heidegger sottolinea il significato originario del logos come rivelazione e raccolta, non nega il legame tra il logos e il linguaggio.
  • Per Heidegger, il linguaggio è il "luogo" in cui l'essere si manifesta e si rivela. Il linguaggio è intrinsecamente legato al mostrarsi delle cose, e in questo senso, è profondamente connesso al logos.

Critica alla Tradizione:

  • Heidegger critica la tradizione filosofica occidentale per aver ridotto e limitato il significato del "logos" a ragione, logica, e discorso, perdendo di vista il suo significato più profondo e originario.
  • Secondo Heidegger, questa riduzione ha contribuito alla "dimenticanza dell'essere" che caratterizza la metafisica occidentale.

In sintesi, per Heidegger, il "logos" è un concetto chiave che si riferisce al principio di rivelazione, raccolta, e relazione, ed è strettamente legato al modo in cui l'essere si mostra attraverso il linguaggio. Heidegger cerca di recuperare questo significato originario del "logos" per approfondire la sua indagine sull'essere e sulla verità.

 

Cosa lega logos e fenomeno ?

 

Per Martin Heidegger, i concetti di "logos" e "fenomeno" sono strettamente collegati attraverso il loro ruolo nella rivelazione e manifestazione dell'essere. Entrambi i termini sono centrali nella sua filosofia e contribuiscono alla sua indagine sull'essere, sulla verità e sul linguaggio.

  1. Logos:
    • Come discusso in precedenza, Heidegger interpreta il "logos" nei termini di raccolta, relazione e rivelazione. Il logos è ciò che permette alle cose di apparire, di venire alla luce e di mostrarsi nella loro essenza.
    • Il logos è anche strettamente legato al linguaggio, che Heidegger considera il "luogo" della manifestazione dell'essere. Attraverso il linguaggio, il logos porta le cose alla luce e le rende accessibili alla comprensione umana.
  1. Fenomeno:
    • Il "fenomeno", per Heidegger, è ciò che si mostra, ciò che appare. È qualcosa che diventa presente e visibile, e in questo senso, è legato al concetto di manifestazione o apparizione.
    • Il fenomeno è anche ciò che si auto-rivela, mostrando-se-stesso. In questo modo, il fenomeno è attivamente coinvolto nel processo di svelamento della verità (aletheia).

Collegamento tra Logos e Fenomeno:

  • Rivelazione dell'Essere: Sia il logos che il fenomeno sono coinvolti nel processo di rivelazione dell'essere. Il logos, attraverso il linguaggio, rende possibile la manifestazione delle cose, mentre il fenomeno è il modo in cui le cose si mostrano e si rivelano.
  • Verità come Svelamento: Heidegger collega entrambi i concetti alla sua comprensione della verità come svelamento (aletheia). Il logos e il fenomeno contribuiscono all'apertura e alla rivelazione dell'essere, permettendo alle cose di emergere dal nascondimento e di diventare presenti.
  • Linguaggio e Mostrare: Il linguaggio, che è intrinsecamente legato al logos, è il mezzo attraverso il quale i fenomeni si manifestano e si rendono accessibili all'essere umano. In questo senso, il logos (attraverso il linguaggio) e il fenomeno sono entrambi essenziali per il mostrarsi dell'essere.

In sintesi, il legame tra logos e fenomeno in Heidegger riguarda il loro ruolo comune nella rivelazione e manifestazione dell'essere, la loro connessione con il concetto di verità come svelamento e il ruolo del linguaggio nel rendere possibile il mostrarsi dei fenomeni.

Perché, secondo Heiddeger, la fenomenologia dell'esserci è ermeneutica ?

La fenomenologia dell'esserci (Dasein) in Martin Heidegger è definita come "ermeneutica" perché è centrata sull'interpretazione. L'ermeneutica è la teoria dell'interpretazione e della comprensione, e Heidegger la utilizza per esplorare il modo in cui l'esserci comprende e interpreta il proprio essere e il mondo in cui vive.

Ecco alcuni modi in cui la fenomenologia dell'esserci di Heidegger è ermeneutica:

  1. Comprensione dell'Essere:
    • L'esserci è caratterizzato dalla sua apertura all'essere, dalla sua capacità di comprendere e interpretare il proprio essere e l'essere delle cose nel mondo. La comprensione dell'essere è quindi intrinsecamente ermeneutica.
  1. Progetto Ermeneutico:
    • Heidegger sostiene che l'esserci è sempre già immerso in un "progetto ermeneutico", in quanto interpreta continuamente se stesso, gli altri e il mondo sulla base delle strutture pre-donate del suo essere-nel-mondo.
  1. Storicità e Tradizione:
    • L'esserci è storico e si trova sempre già in una tradizione. L'interpretazione dell'essere avviene quindi sempre in un contesto storico e culturale, e l'ermeneutica deve tener conto di questo contesto.
  1. Circolarità Ermeneutica:
    • Heidegger introduce il concetto di "circolarità ermeneutica" per descrivere il processo attraverso il quale l'interpretazione è sempre influenzata dalle precomprensioni dell'interprete, ma può anche portare a una comprensione più profonda e a una revisione delle precomprensioni.
  1. Linguaggio e Discorso:
    • Il linguaggio e il discorso sono centrali nella fenomenologia ermeneutica di Heidegger. Il linguaggio è il "luogo" dell'essere, e attraverso il discorso, l'esserci interpreta e dà significato al suo mondo.
  1. Verità come Svelamento:
    • L'ermeneutica heideggeriana è anche legata al concetto di verità come "svelamento" (aletheia). L'interpretazione è un modo in cui la verità si svela e l'essere si manifesta.

In sintesi, la fenomenologia dell'esserci di Heidegger è ermeneutica in quanto è centrata sull'interpretazione e sulla comprensione dell'essere, tiene conto della storicità e della tradizione, esplora la circolarità ermeneutica, enfatizza il ruolo del linguaggio e del discorso, e si collega al concetto di verità come svelamento.

 

Cos'è la semplice-presenza ?

Il termine "semplice-presenza" (in tedesco "Vorhandenheit") è un concetto chiave nella filosofia di Martin Heidegger, in particolare nel suo magnum opus "Essere e tempo" ("Sein und Zeit"). La "semplice-presenza" si riferisce a un modo di essere degli enti che non sono l'esserci (Dasein). Gli enti che manifestano la semplice-presenza sono oggetti inanimati, strumenti, o cose della natura, che esistono in modo indipendente dalla nostra esperienza o consapevolezza di essi.

Caratteristiche della Semplice-Presenza:

  1. Oggettività:
    • Gli enti che sono caratterizzati dalla semplice-presenza sono oggettivi, inanimati e non hanno una propria esperienza o consapevolezza. Sono presenti in modo indipendente dalla nostra percezione o interazione con essi.
  1. Indipendenza:
    • Gli enti in semplice-presenza esistono in modo indipendente e sono determinati dalle loro proprietà fisiche, chimiche o biologiche. Non hanno un proprio mondo o una propria interpretazione dell'essere.
  1. Contrapposizione all'Esserci:
    • La semplice-presenza è contrapposta all'essere dell'esserci (Dasein), che Heidegger chiama "esistenza" (Existenz). Mentre gli enti in semplice-presenza sono puramente oggettivi e indipendenti, l'esserci è caratterizzato dalla sua relazione con il proprio essere, dalla sua apertura al mondo e dalla sua capacità di interpretazione e comprensione.
  1. Modalità di Rivelazione:
    • Gli enti in semplice-presenza si rivelano attraverso la modalità della conoscenza oggettiva, della scienza e della tecnologia. Sono studiati per le loro proprietà e le loro relazioni causali.

Critica alla Metafisica Tradizionale:

  • Heidegger critica la metafisica tradizionale per aver privilegiato la semplice-presenza come il modo di essere fondamentale e per aver trascurato o mal compreso l'essere dell'esserci (Dasein). Secondo Heidegger, la metafisica tradizionale ha ridotto l'essere a "essere-oggetto" e ha ignorato la questione dell'essere in quanto tale.

In sintesi, la "semplice-presenza" in Heidegger si riferisce a un modo di essere degli enti che non sono l'esserci, caratterizzato dalla loro oggettività, indipendenza e dalla loro rivelazione attraverso la conoscenza oggettiva. Heidegger utilizza questo concetto per criticare la metafisica tradizionale e per esplorare la diversità dei modi di essere.

Cos'è l'essere-nel-mondo ?

Il concetto di "essere-nel-mondo" (in tedesco "In-der-Welt-sein") è uno dei concetti fondamentali nella filosofia di Martin Heidegger, in particolare nel suo lavoro "Essere e tempo" ("Sein und Zeit"). Questo concetto è centrale per comprendere la natura dell'esserci (Dasein), che è l'ente che Heidegger identifica con l'essere umano.

Significato di Essere-nel-Mondo:

  1. Unità:
    • "Essere-nel-mondo" non è una relazione tra due entità separate (l'esserci e il mondo), ma piuttosto un'unità inseparabile. L'esserci è sempre già nel mondo; non esiste in isolamento ma è fondamentalmente relazionale e situato.
  1. Apertura al Mondo:
    • L'esserci è caratterizzato dalla sua "apertura" o "essere-aperto" al mondo. Questa apertura è la condizione di possibilità per l'esserci di incontrare enti nel mondo, di relazionarsi con essi e di comprenderli.
  1. Mondo della Vita:
    • Il "mondo" in "essere-nel-mondo" non si riferisce semplicemente all'insieme di tutti gli enti, ma piuttosto al "mondo della vita" (Lebenswelt) in cui l'esserci vive, agisce, e comprende. È il contesto significativo di relazioni, pratiche, e interpretazioni.
  1. Preoccupazione e Cura:
    • L'essere-nel-mondo è caratterizzato dalla "preoccupazione" (Sorge) e dalla "cura" (Fürsorge). L'esserci è sempre già impegnato nel mondo attraverso le sue attività pratiche, le sue relazioni con gli altri, e la sua cura per il proprio essere.
  1. Strutturalità:
    • Il mondo ha una "strutturalità" (Strukturalität) che comprende elementi come "disponibilità" (Zuhandenheit), "semplice-presenza" (Vorhandenheit), e "riferimento" (Verweisung). Questi elementi strutturano il modo in cui l'esserci incontra gli enti nel mondo.
  1. Progetto e Comprensione:
    • L'essere-nel-mondo è anche un "progetto" (Entwurf) nel senso che l'esserci proietta se stesso nel futuro e comprende il proprio essere in termini di possibilità. La comprensione (Verstehen) è il modo in cui l'esserci accede al significato e interpreta il mondo.

Importanza Filosofica:

Il concetto di "essere-nel-mondo" è fondamentale per la filosofia di Heidegger perché sottolinea la natura situata, relazionale, e interpretativa dell'esserci. Contrasta con le concezioni dualistiche e soggettivistiche dell'esistenza umana, sottolineando invece l'immedesimazione dell'esserci nel suo mondo e la sua fondamentale apertura all'essere.

 

Cos'è l'in-essere ?

Nella filosofia di Martin Heidegger, il termine "In-sein" (che può essere tradotto come "in-essere") è strettamente correlato al concetto di "essere-nel-mondo" ("In-der-Welt-sein"). L'"in-essere" si riferisce alla modalità di essere dell'esserci (Dasein) che è sempre già immerso nel suo mondo, in una rete di relazioni significative e in un contesto di pratica e comprensione.

Caratteristiche dell'In-Essere:

  • Immedesimazione nel Mondo:
    • L'"in-essere" sottolinea l'immedesimazione e l'immersione dell'esserci nel suo mondo. L'esserci non è un soggetto isolato che interagisce con un mondo esterno; piuttosto, è costitutivamente legato al mondo in cui vive e agisce.
  • Relazionalità:
    • Questo concetto enfatizza la relazionalità fondamentale dell'esserci. L'esserci è sempre in relazione con gli altri enti, con gli altri esserci, e con il proprio essere. Queste relazioni sono costitutive dell'essere dell'esserci.
  • Apertura e Comprensione:
    • L'"in-essere" implica anche l'apertura dell'esserci al mondo e la sua capacità di comprendere e interpretare il significato. L'esserci è aperto alle possibilità, interpreta il proprio essere e il mondo in cui si trova, e comprende il significato attraverso il linguaggio e il discorso.
  • Mondo della Vita:
    • Il mondo in cui l'esserci è immerso è il "mondo della vita" (Lebenswelt), un contesto significativo di pratiche, attività, relazioni e interpretazioni. Questo mondo è strutturato da una rete di riferimenti e significati che l'esserci naviga e interpreta.
  • Cura e Progetto:
    • L'"in-essere" è caratterizzato dalla cura (Sorge) per il proprio essere e per il mondo, e dal progetto (Entwurf) verso le possibilità future. L'esserci è sempre già proiettato nel futuro, preoccupato per il proprio essere e impegnato nel mondo.

In sintesi, l'"in-essere" in Heidegger sottolinea l'immersione, la relazionalità, l'apertura, e la comprensione dell'esserci nel suo mondo. È un concetto chiave per comprendere la natura non isolata e interpretativa dell'esserci e il suo coinvolgimento costante nel mondo significativo in cui vive.

 

Che differenza c'è tra essere-nel-mondo e in-essere ?

Nella filosofia di Martin Heidegger, i concetti di "essere-nel-mondo" ("In-der-Welt-sein") e "in-essere" ("In-sein") sono strettamente correlati e spesso usati in modo intercambiabile. Tuttavia, possiamo cercare di delineare una sottile differenza di enfasi tra i due termini:

  • Essere-nel-Mondo (In-der-Welt-sein):
    • Questo termine è più comprensivo e sottolinea l'unità inseparabile dell'esserci (Dasein) e del suo mondo. L'esserci non è mai senza un mondo; è sempre già immerso in un contesto di significati, relazioni e pratiche.
    • "Essere-nel-mondo" enfatizza la strutturalità del mondo in cui l'esserci si trova, includendo elementi come disponibilità, semplice-presenza e riferimento.
    • Il concetto mette in luce la maniera in cui l'esserci è aperto al mondo, interpreta il mondo, e si proietta nel mondo attraverso le sue possibilità.
  • In-Essere (In-sein):
    • "In-essere" può essere visto come un modo di esprimere l'aspetto "nel" dell'"essere-nel-mondo". Mette in risalto l'immersione e l'immedesimazione dell'esserci nel suo mondo.
    • Questo termine enfatizza la relazionalità fondamentale dell'esserci, il suo essere sempre già in relazione con gli enti nel mondo e con gli altri esserci.
    • "In-essere" può anche sottolineare la natura attiva e dinamica dell'esserci nel suo coinvolgimento con il mondo, nel suo prendersi cura del mondo e nel suo proiettarsi nelle possibilità.

In sintesi, mentre entrambi i termini sottolineano l'unità inseparabile dell'esserci e del suo mondo, "essere-nel-mondo" può essere visto come un termine più comprensivo che include la struttura del mondo e l'apertura interpretativa dell'esserci, mentre "in-essere" mette particolarmente in risalto l'immersione, la relazionalità e l'attività dell'esserci nel mondo. Tuttavia, è importante notare che Heidegger stesso non fa una distinzione netta tra questi due termini, e spesso li usa in modo intercambiabile per esprimere la stessa idea fondamentale.

Cos'è la conoscenza del mondo ?

Nella filosofia di Martin Heidegger, la conoscenza del mondo non è intesa nel senso tradizionale di acquisizione di informazioni o fatti riguardanti oggetti nel mondo. Piuttosto, Heidegger propone una comprensione più profonda e fondamentale della conoscenza del mondo, che è intrinsecamente legata al modo di essere dell'esserci (Dasein).

Caratteristiche della Conoscenza del Mondo secondo Heidegger:

  1. Essere-nel-Mondo:
    • La conoscenza del mondo è radicata nell'essere-nel-mondo dell'esserci. L'esserci è sempre già immerso in un mondo significativo e relazionale, e la sua conoscenza emerge da questa immersione fondamentale.
  1. Comprensione e Interpretazione:
    • La conoscenza del mondo per l'esserci è caratterizzata dalla comprensione (Verstehen) e dall'interpretazione (Auslegung). L'esserci comprende e interpreta il mondo in cui vive, attribuendo significato alle cose e alle situazioni.
  1. Preoccupazione Pratica:
    • La conoscenza del mondo è inizialmente e per lo più una conoscenza pratica, legata alla preoccupazione (Sorge) e all'agire dell'esserci nel mondo. L'esserci conosce il mondo attraverso il suo coinvolgimento pratico con esso.
  1. Strutturalità del Mondo:
    • Il mondo è strutturato da una rete di riferimenti e relazioni significative. La conoscenza del mondo implica la navigazione e l'interpretazione di questa strutturalità, che si manifesta nelle attività quotidiane e nelle pratiche sociali.
  1. Linguaggio e Discorso:
    • Il linguaggio e il discorso sono fondamentali per la conoscenza del mondo. Attraverso il linguaggio, l'esserci articolata e condivide il significato, e il mondo diventa accessibile e comprensibile.
  1. Storicità e Situatività:
    • La conoscenza del mondo è sempre situata storicamente e culturalmente. L'esserci è radicato in una tradizione e in un contesto specifico, che influenzano il modo in cui il mondo è compreso e interpretato.
  1. Apertura e Chiusura:
    • La conoscenza del mondo è un processo di apertura e chiusura, di svelamento e velamento. La verità (aletheia) si manifesta attraverso la rivelazione del mondo, ma ciò comporta anche la possibilità di errore, illusione e dimenticanza dell'essere.

In sintesi, per Heidegger, la conoscenza del mondo è un fenomeno complesso e multiforme, radicato nell'essere-nel-mondo dell'esserci, caratterizzato dalla comprensione e dall'interpretazione, e influenzato dalla pratica, dal linguaggio, dalla storicità e dalla dinamica dell'apertura e chiusura.

 

Il rapporto tra conoscere e prendersi cura.

Per Martin Heidegger, il rapporto tra conoscere e prendersi cura è intrinseco e fondamentale. La conoscenza non è un'attività disincarnata o puramente intellettuale, ma emerge dall'essere dell'esserci (Dasein) che è sempre già immerso nel mondo e coinvolto in relazioni di cura. Conoscere è un modo in cui l'esserci si prende cura del proprio essere-nel-mondo, interpretando e dando significato al mondo attraverso il suo coinvolgimento pratico e le sue preoccupazioni. La cura (Sorge) è la struttura fondamentale dell'essere dell'esserci, e la conoscenza è una manifestazione di questa cura.

Cos'è il mondo per Heidegger ?

 

Per Martin Heidegger, il concetto di "mondo" è complesso e multifaccettato. Non si riferisce semplicemente all'insieme di tutti gli enti o alla realtà fisica, ma piuttosto al contesto significativo e relazionale in cui l'esserci (Dasein) vive, agisce e comprende. Ecco alcune dimensioni del concetto di "mondo" nella filosofia di Heidegger:

  1. Mondo della Vita (Lebenswelt):
    • Il mondo è il "mondo della vita" in cui l'esserci è sempre già immerso. È il contesto quotidiano di pratiche, attività, relazioni e significati che costituiscono l'orizzonte dell'esperienza dell'esserci.
  1. Strutturalità del Mondo:
    • Il mondo ha una strutturalità che comprende una rete di riferimenti e relazioni significative. Gli enti nel mondo sono compresi in termini di disponibilità (Zuhandenheit), semplice-presenza (Vorhandenheit), e riferimento (Verweisung).
  1. Mondo come Orizzonte di Significato:
    • Il mondo è l'orizzonte di significato entro il quale gli enti possono apparire e essere compresi. È il campo di possibilità e limiti che struttura la comprensione dell'esserci.
  1. Mondo Pubblico e Privato:
    • Heidegger distingue tra il "mondo pubblico" (das Man) e il "mondo proprio" (eigentlich). Il mondo pubblico è il mondo della quotidianità e delle norme sociali, mentre il mondo proprio è il mondo autentico dell'esserci individuale.
  1. Storicità e Temporalità:
    • Il mondo è storico e temporale. È configurato dalla tradizione, dalla storia e dalla temporalità dell'esserci. La comprensione del mondo è sempre situata in un contesto storico e temporale.
  1. Apertura e Chiusura:
    • Il mondo è il luogo dell'apertura e della chiusura, dello svelamento e del velamento. La verità (aletheia) si manifesta nel mondo attraverso la rivelazione dell'essere, ma ciò comporta anche la possibilità di nascondimento e dimenticanza.

In sintesi, per Heidegger, il "mondo" non è semplicemente la totalità degli enti o la realtà fisica, ma il contesto significativo, relazionale, storico e temporale in cui l'esserci vive, comprende e si prende cura. Il mondo è sia l'orizzonte di significato che la rete di pratiche e relazioni che costituiscono l'ambiente vitale dell'esserci.

Che rapporto c'è tra agire e sapere teoretica?

Per Heidegger, agire e sapere teoretico sono entrambi modi in cui l'esserci si rapporta al mondo, ma hanno differenze fondamentali. L'agire è radicato nella preoccupazione pratica e nella cura, è diretto verso il mondo della vita quotidiana e coinvolge l'essere-nel-mondo in modo immediato e significativo. Il sapere teoretico, invece, è una forma di conoscenza riflessiva e distanziata, che cerca di comprendere gli enti in termini di semplice-presenza e che può tendere a oggettivare il mondo. Nonostante queste differenze, entrambi sono modi in cui l'esserci si apre all'essere e comprende il mondo.

Il comportamento pratico è a-teoretico e il "prendersi cura" è escluso dal comportamento teoretico ?

Per Heidegger, il comportamento pratico è fondamentalmente legato alla preoccupazione e alla cura, ed è radicato nell'essere-nel-mondo quotidiano. Non è necessariamente "ateoretico", ma è orientato all'azione e alla pratica, piuttosto che alla riflessione distanziata.

D'altra parte, il comportamento teoretico implica una forma di conoscenza riflessiva e considerazione degli enti in termini di semplice-presenza. Tuttavia, non è corretto dire che è "senza prendersi cura". Anche se è di natura diversa dalla preoccupazione pratica, il comportamento teoretico è ancora un modo in cui l'esserci si prende cura del proprio essere-nel-mondo, cercando di comprendere e interpretare il mondo e gli enti in esso.

Cos'è il non utilizzabile?

Nel contesto della filosofia di Heidegger, il "non utilizzabile" ("Unzuhandenheit" in tedesco) si riferisce a una modalità di essere degli enti nel mondo che non sono attualmente o direttamente disponibili o utilizzabili per l'esserci (Dasein) nelle sue attività pratiche quotidiane. Questo concetto è correlato alla distinzione che Heidegger fa tra "disponibilità" ("Zuhandenheit") e "semplice-presenza" ("Vorhandenheit").

Gli enti che sono "disponibili" sono quelli che l'esserci incontra nel suo mondo quotidiano in modo pratico e utilizzabile, come strumenti o oggetti di uso quotidiano. Quando questi enti non sono più funzionali o utilizzabili, possono diventare "non utilizzabili" e si manifestano in modo diverso, facendo emergere la loro semplice-presenza.

Il concetto di "non utilizzabile" sottolinea la dinamicità e la fluidità del modo in cui gli enti si manifestano nel mondo dell'esserci e come la loro modalità di essere può cambiare in base alle circostanze e alle interazioni dell'esserci con il mondo.

Indicare e rimandare

In Heidegger, i concetti di "indicare" ("zeigen" in tedesco) e "rimandare" ("verweisen" in tedesco) sono importanti per comprendere la strutturalità del mondo e il modo in cui l'esserci (Dasein) si rapporta agli enti nel mondo.

  1. Indicare (Zeigen):
    • "Indicare" è un modo in cui gli enti si manifestano o si rivelano all'esserci. È un atto di mostrare, di rendere presente o visibile qualcosa all'esserci.
    • Questo concetto è legato all'idea di verità come svelamento (aletheia), in cui la verità di un ente si manifesta attraverso il suo indicarsi o mostrarsi.
  2. Rimandare (Verweisen):
    • "Rimandare" si riferisce alla rete di riferimenti e relazioni significative che costituiscono la strutturalità del mondo. Ogni ente nel mondo rimanda ad altri enti e al mondo nel suo insieme.
    • Il concetto di rimandare è centrale per comprendere come l'esserci sia sempre già immerso in un mondo significativo e come gli enti nel mondo siano interconnessi in una rete di significati e riferimenti.

In sintesi, "indicare" e "rimandare" sono concetti chiave per comprendere la manifestazione degli enti, la l'aspetto strutturale del mondo e il modo in cui l'esserci si rapporta e comprende il mondo in cui vive.

Cos'è il segno ?

Nella filosofia di Martin Heidegger, il concetto di "segno" (Zeichen) è esplorato in relazione alla sua analisi dell'essere-nel-mondo e della strutturalità del mondo. Il segno è un elemento che fa parte della rete di riferimenti e relazioni che costituiscono il mondo significativo dell'esserci (Dasein).

Funzioni del Segno:

  1. Rimandare:
    • Una delle funzioni principali del segno è "rimandare" (verweisen) a qualcos'altro. Un segno non ha significato in sé, ma acquisisce significato nel contesto della rete di riferimenti in cui è inserito.
  1. Indicare:
    • Il segno serve anche a "indicare" (zeigen) o mostrare qualcosa. Attraverso i segni, gli enti nel mondo si manifestano o si rivelano all'esserci.
  1. Guidare l'Attenzione:
    • I segni giocano un ruolo nel guidare e orientare l'attenzione dell'esserci nel mondo. Contribuiscono a strutturare l'esperienza e la percezione del mondo.

Segno e Strutturalità del Mondo:

  • Il concetto di segno è integrato nella discussione di Heidegger sulla strutturalità del mondo. Il mondo è strutturato da una rete di "rimandi" e "indicazioni", e i segni sono elementi di questa rete.
  • I segni sono parte integrante del mondo della vita quotidiana (Lebenswelt) dell'esserci. Sono coinvolti nelle pratiche quotidiane, nelle interazioni sociali e nella comprensione dell'esserci del suo mondo.

Segno e Linguaggio:

Segno e Tecnologia:

  • In alcuni dei suoi scritti successivi, Heidegger riflette sul ruolo dei segni nell'era della tecnologia moderna. Esplora come i segni, in particolare i segni tecnologici, influenzano il modo in cui il mondo si presenta e viene compreso.

In sintesi, il concetto di "segno" in Heidegger è multifunzionale e integrato nella sua analisi della strutturalità del mondo, del linguaggio e della tecnologia. I segni rimandano, indicano, guidano l'attenzione e contribuiscono alla manifestazione e comprensione del mondo dell'esserci.

Differenza tra vita autentica e vita inautentica

 

Nella filosofia di Martin Heidegger, la distinzione tra vita autentica e vita inautentica è centrale per la sua analisi dell'esserci (Dasein), l'ente che siamo noi stessi. Questa distinzione è particolarmente sviluppata nel suo lavoro "Essere e tempo" ("Sein und Zeit").

Vita Inautentica:

  1. Das Man:
    • La vita inautentica è caratterizzata dall'assorbimento nel "Das Man" (il "si" o l' "uno"), che rappresenta le norme, le aspettative e le opinioni della società o della collettività. In questo stato, l'individuo segue la massa e perde la propria individualità.
  1. Fuga dall'Essere:
    • La vita inautentica è una fuga dall'essere, in cui l'esserci evita di confrontarsi con la propria finitezza e mortalità. C'è una tendenza a rifugiarsi nelle distrazioni quotidiane e a ignorare le questioni fondamentali dell'esistenza.
  1. Caduta e Chiacchiericcio:
    • In questo stato, l'esserci è immerso nella "caduta" (Verfallen) e nel "chiacchiericcio" (Gerede), perdendo se stesso nel rumore di fondo della vita quotidiana e nelle conversazioni superficiali.

Vita Autentica:

  1. Proprietà e Risolutezza:
    • La vita autentica è caratterizzata dalla "proprietà" (Eigentlichkeit) e dalla "risolutezza" (Entschlossenheit). L'esserci autentico prende possesso della propria esistenza, fa scelte consapevoli e si impegna in modo risoluto nel proprio essere.
  1. Confronto con la Morte:
    • L'esserci autentico si confronta con la propria finitezza e mortalità, accettando la morte come possibilità propria e come parte integrante dell'esistenza. Questo confronto porta a una maggiore libertà e responsabilità.
  1. Silenzio e Ascolto:
    • Al contrario del chiacchiericcio della vita inautentica, la vita autentica è caratterizzata dal "silenzio" (Stille) e dall'"ascolto" (Hören) dell'essere, permettendo una comprensione più profonda e un'apertura all'essere.

Transizione e Possibilità:

  • Heidegger sottolinea che la transizione dalla vita inautentica alla vita autentica non è un passaggio una tantum, ma un processo continuo. L'esserci ha sempre la possibilità di vivere autenticamente, ma ciò richiede un impegno costante e una riflessione sulla propria esistenza.

Cos'è essere-per-la-morte ?

Nella filosofia di Martin Heidegger, il concetto di "essere-per-la-morte" ("Sein-zum-Tode" in tedesco) è un elemento chiave della sua analisi dell'esserci (Dasein) in "Essere e tempo" ("Sein und Zeit"). Questo concetto è centrale per comprendere la natura temporale e finita dell'esserci e per esplorare il significato dell'autenticità.

Caratteristiche dell'Essere-per-la-Morte:

  • Finitezza e Mortalità:
    • L'essere-per-la-morte sottolinea la finitezza e la mortalità dell'esserci. Ogni esserci è un essere-per-la-morte nel senso che è sempre già rivolto verso la propria morte come possibilità ultima e inevitabile.
  • Possibilità Propria e Impossibilità:
    • La morte è vista come la "possibilità propria" dell'esserci, una possibilità che è al tempo stesso un'impossibilità, poiché con la morte l'esserci cessa di essere. La morte è qualcosa che solo l'individuo può affrontare; non può essere "vissuta" o "sperimentata" da altri.
  • Anticipazione e Accettazione:
    • Heidegger parla dell'"anticipazione" (Vorlaufen) della morte come un modo autentico di relazionarsi ad essa. Anticipare la morte significa accettarla come parte integrante dell'esistenza, riconoscere la propria finitezza e vivere in modo autentico.
  • Fuga e Inautenticità:
    • Al contrario, la "fuga" (Flucht) dalla morte è un modo inautentico di relazionarsi ad essa. In questo stato, l'esserci evita di pensare alla morte, si rifugia nelle distrazioni quotidiane e segue le norme e le aspettative della società (Das Man).
  • Libertà e Responsabilità:
    • Confrontarsi autenticamente con la morte porta a una maggiore libertà e responsabilità. L'esserci che anticipa la propria morte diventa più libero di fare scelte autentiche e di prendere responsabilità per il proprio essere.
  • Temporalità e progetto:
    • L'essere-per-la-morte è strettamente legato al concetto di temporalità. La morte è il futuro dell'esserci, e il modo in cui l'esserci si rapporta alla propria morte rivela la sua comprensione del tempo e del proprio essere nel tempo.

 

Il tempo è lineare ?

In Heidegger, la concezione del tempo è decisamente non lineare. Il suo approccio al tempo è profondamente radicato nella sua analisi dell'esserci (Dasein) e nella sua critica alla tradizione filosofica che, secondo lui, ha mal compreso il tempo.

Temporalità in Heidegger:

  • Struttura Triadica:
    • Heidegger propone una struttura triadica del tempo, comprendente passato (Gewesenheit), presente (Gegenwart) e futuro (Zukunft). Questi non sono visti come momenti lineari separati, ma sono intrecciati e interdipendenti.
  • Futuro:
    • Il futuro ha un ruolo centrale nella temporalità di Heidegger. L'esserci è sempre già proiettato nel futuro; è definito dalle sue possibilità e dal suo essere-per-la-morte. La futurità è vista come la dimensione temporale che apre e costituisce le altre.
  • Passato e Colpevolezza:
    • Il passato è anch'esso fondamentale. L'esserci è sempre già venuto in essere e porta con sé il proprio passato. Heidegger parla di "colpevolezza" (Schuld) per descrivere il modo in cui l'esserci è sempre in debito con il proprio passato.
  • Presente e Estasi:
    • Il presente è il momento in cui il futuro e il passato si incontrano. Heidegger parla di "estasi" temporali, indicando il modo in cui l'esserci è sempre fuori di sé, esteso nel tempo, attraverso la proiezione nel futuro e l'essere nel passato.
  • Tempo e Essere:
    • Per Heidegger, il tempo è strettamente legato all'essere. La temporalità è la condizione di possibilità dell'essere, e l'essere si manifesta nel tempo. La questione del tempo è quindi intrinsecamente legata alla questione dell'essere.
  • Critica alla Linearità:
    • Heidegger critica la concezione lineare e oggettiva del tempo, sostenendo che questa è una semplificazione e un'astrazione del tempo vissuto. Il tempo, per Heidegger, è esistenziale e fenomenologico, non lineare e misurabile.

In sintesi, la concezione del tempo in Heidegger è complessa, non lineare, e profondamente intrecciata con la sua analisi dell'esserci e della questione dell'essere. La temporalità è vista come una struttura triadica interdipendente di futuro, passato e presente, in cui il tempo è inteso come estatico e esistenziale.

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