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29 Dicembre 2023
Nabladue
Tempo di lettura: 7 minuti

Cristo sotto le macerie - Isaac Munther

Durante la celebrazione natalizia, nella città occupata di Betlemme, il pastore cristiano palestinese Isaac Munther ha tenuto un sermone nel quale ha affermato che "se Gesù dovesse nascere oggi, nascerebbe sotto le macerie a Gaza."

È uno dei discorsi più potenti e veritieri che ho mai ascoltato, e per questo ho deciso di tradurlo e riportarlo integralmente in questa pagina.

Cristo tra le macerie

Cristo sotto le macerie a Gaza - Munther

Una Liturgia del Lamento Rev. Dr. Munther Isaac

Chiesa Luterana Evangelica del Natale di Betlemme Sabato, 23 Dicembre 2023

 

Siamo arrabbiati...

Siamo distrutti...

Questo avrebbe dovuto essere un periodo di gioia; invece, stiamo piangendo.

Siamo impauriti.

20.000 morti. Migliaia sono ancora sotto le macerie. Quasi 9.000 bambini uccisi nei modi più brutali. Giorno dopo giorno. 1,9 milioni di sfollati!

Centinaia di migliaia di case distrutte. Gaza come la conoscevamo non esiste più. Questa è un annichilimento. Un genocidio.

Il mondo sta guardando; le chiese stanno guardando. Gli abitanti di Gaza inviano immagini della loro stessa esecuzione. Forse al mondo interessa, ma continua ad andare avanti indifferente.

Ci chiediamo, potrebbe essere questo il nostro destino a Betlemme?

A Ramallah?

A Jenin?

È anche il nostro destino?

Siamo tormentati dal silenzio del mondo.

I leader del cosiddetto “mondo libero” si sono allineati uno dopo l'altro, per dare il via libera a questo genocidio, contro una popolazione prigioniera.

Hanno coperto questo massacro. Non solo hanno fatto in modo di pagare il conto in anticipo, hanno anche nascosto la verità e il contesto, fornendo la necessaria copertura politica. È stato aggiunto un altro livello di giustificazione dell’eccidio: la copertura teologica. La Chiesa occidentale ha lasciato una nefasta eredità in questo campo.

La Chiesa sudafricana ci ha permesso di esaminare il concetto di “teologia di stato”, definito come “la giustificazione teologica dello status quo”. La teologia di stato può giustificare il razzismo, il capitalismo immorale e il totalitarismo. Lo fa abusando di concetti teologici e testi biblici, al fine di raggiungere i propri scopi politici.

Qui in Palestina, la Bibbia è usata contro di noi. Il nostro stesso testo sacro.

Noi usiamo un termine ben preciso in Palestina, parliamo dell'Impero. Qui affrontiamo la teologia dell'Impero.

Una maschera fatta di superiorità, supremazia, diritto autoassegnato, e della presunzione di essere considerati gli eletti. A volte viene data una bella copertura, usando parole come missione ed evangelizzazione, compimento della profezia, ed esportazione di sistemi che garantiscono la libertà.

La teologia dell'Impero diventa uno strumento potente per mascherare l'oppressione sotto il mantello della missione divina.

Divide le persone in “noi” e “loro”.

Disumanizza e demonizza.

Parla di terra senza popolo; anche quando sanno che la terra ha un popolo – e non un popolo qualunque.

Chiede di svuotare Gaza, proprio come ha definito la pulizia etnica nel 1948 “un miracolo divino”.

Chiede a noi palestinesi di andare in Egitto, magari in Giordania, o perché no, semplicemente nel mare?

“Signore, vuoi che comandiamo il fuoco a scendere dal cielo e a consumarli?” hanno detto di noi.

Questa è la teologia dell'Impero.

Questa guerra ci ha confermato che il mondo non ci vede come pari. Forse è il colore della nostra pelle. Forse perché siamo dalla parte sbagliata dell'equazione politica. Anche la nostra parentela in Cristo non ci ha protetto.

Come hanno detto, “se dobbiamo uccidere 100 palestinesi per ottenere un singolo militante di Hamas” allora così sia!”

Non siamo umani ai loro occhi. (Ma agli occhi di Dio... nessuno può dirci che non lo siamo!)

L'ipocrisia e il razzismo del mondo occidentale sono visibili e scandalosi!

Prendono sempre le parole dei palestinesi con sospetto e circospezione. No, non siamo trattati alla pari. Eppure, l'altra parte, nonostante la sua nota propensione all’utilizzo della disinformazione, è quasi sempre ritenuta infallibile!

Ai nostri amici europei.

Non voglio mai più sentirvi fare lezioni sui diritti umani o sul diritto internazionale. Non siamo bianchi - non si applica a noi secondo la vostra stessa logica.

In questa guerra, molti cristiani nel mondo occidentale hanno fatto in modo che l'Impero il supporto teologico necessario a giustificare le loro invasioni.

Ci è stato detto che è autodifesa! (E io chiedo Come?)

Nell'ombra dell'Impero, hanno trasformato il colonizzatore in vittima, e il colonizzato in aggressore.

Abbiamo dimenticato che lo stato è stato costruito sulle rovine delle città e dei villaggi di quegli stessi palestinesi?

Siamo indignati dalla complicità della chiesa.

Sia chiaro: il silenzio è complicità.

I vuoti appelli alla pace, senza un cessate il fuoco, senza la richiesta della fine all’occupazione e le superficiali parole di empatia senza un’azione concreta sono tutti sotto il vessillo della complicità.

Quindi ecco il mio messaggio: Gaza oggi è diventata la bussola morale del mondo. Gaza era già un inferno in terra prima del 7 ottobre.

Se non siete scioccati da ciò che sta accadendo; se non siete scossi fino al midollo, c'è qualcosa che non va nella vostra umanità.

Se noi, come cristiani, non siamo indignati da questo genocidio, dalla strumentalizzazione della Bibbia per giustificarlo, c'è qualcosa che non va nella nostra fede cristiana. Tutto ciò rischia di compromettere anche la credibilità del Vangelo!

Se non riuscite a chiamare questo un genocidio. Questo è un peccato e un male che abbracciate volontariamente.

Alcuni non hanno nemmeno chiesto un cessate il fuoco...

Mi dispiace per voi. Noi staremo bene. Nonostante il colpo immenso che abbiamo subito, ci riprenderemo. Ci alzeremo e ci rialzeremo di nuovo dalle macerie, come abbiamo sempre fatto come palestinesi, anche se questo è di gran lunga il colpo più duro che abbiamo ricevuto da molto tempo.

Ma ancora, per coloro che sono complici, mi dispiace per voi.

Vi riprenderete mai da questo?

La vostra carità, le vostre parole di shock DOPO il genocidio, non faranno differenza. Le parole di rimpianto non saranno sufficienti a giustificarvi.

Non accetteremo le vostre scuse dopo il genocidio.

Quello che è stato fatto, è stato fatto.

Voglio che vi guardiate allo specchio... e chiedete: dove ero io?

Ai nostri amici che sono ora qui con noi: avete lasciato le vostre famiglie e chiese per stare con noi.

Incarnate il valore della parola solidarietà - una solidarietà costosa.

“Eramo in prigione e ci avete visitato.”

Che netto contrasto con il silenzio e la complicità degli altri. La vostra presenza qui, dà il senso alla parola solidarietà. La vostra visita ha già lasciato un’impronta che non sarà mai cancellata.

Attraverso di voi, Dio ci ha parlato che “non siamo stati abbandonati”.

Come ha detto stamattina Padre Rami della Chiesa Cattolica, siete venuti a Betlemme, e come i Magi, avete portato doni con voi, ma doni più preziosi dell'oro, dell'incenso e della mirra. Avete portato il dono dell'amore e della solidarietà.

Ne avevamo bisogno. Per questa stagione, forse più di qualsiasi altra cosa, siamo stati turbati dal silenzio di Dio. In questi ultimi due mesi, i Salmi di lamento sono diventati un prezioso compagno.

Abbiamo gridato: Mio Dio, mio Dio, perché hai abbandonato Gaza?

Perché nascondi il tuo volto a Gaza?

Nel nostro dolore, angoscia e lamento, abbiamo cercato Dio, e lo abbiamo trovato sotto le macerie a Gaza.

Gesù è diventato vittima della stessa violenza dell'Impero.

È stato torturato. Crocifisso. Ha sanguinato mentre altri guardavano. È stato ucciso e ha gridato nel dolore - Mio Dio, dove sei?

A Gaza oggi, Dio è sotto le macerie.

E in questo periodo natalizio, mentre cerchiamo Gesù, lo troviamo non dalla parte di Roma, ma dalla nostra parte del muro. In una grotta, con una semplice famiglia. Vulnerabile. A stento, e miracolosamente sopravvissuto a un massacro. In una famiglia di rifugiati. È qui che si trova Gesù.

Se Gesù dovesse nascere oggi, nascerebbe sotto le macerie a Gaza.

Quando glorifichiamo l'orgoglio e la ricchezza, Gesù è sotto le macerie...

Quando ci affidiamo al potere, alla forza e alle armi, Gesù è sotto le macerie...

Quando giustifichiamo, razionalizziamo e teologizziamo il bombardamento di bambini, Gesù è sotto le macerie...

Gesù è sotto le macerie. Questa è la sua mangiatoia. È nella casa di chi vive ai margini, dei sofferenti, degli oppressi e degli sfollati. Questa è la sua mangiatoia.

Ho cercato, contemplando questa immagine iconica... Dio con noi, proprio in questo modo. QUESTA è l'incarnazione. Disordinata. Insanguinata. Povera.

Questo bambino è la nostra speranza e ispirazione. Guardiamo e lo vediamo in ogni bambino ucciso e tirato fuori dalle macerie.

Mentre il mondo continua a rifiutare i bambini di Gaza,

Gesù dice: "come avete fatto a uno di questi miei fratelli e sorelle più piccoli, l'avete fatto a me". "L'avete fatto a ME."

Gesù non solo li chiama suoi, lui è loro!

Guardiamo la sacra famiglia e la vediamo in ogni famiglia sfollata e vagabonda, senza casa e nella disperazione. Mentre il mondo discute del destino del popolo di Gaza, come se fossero scatole indesiderate in un garage, Dio nel racconto natalizio condivide il loro destino; cammina con loro e li chiama suoi.

Questa mangiatoia parla di resilienza - صمود. La resilienza di Gesù è nella sua mitezza, debolezza e vulnerabilità. La maestosità dell'incarnazione sta nella sua solidarietà con i marginalizzati.

Resilienza perché questo stesso bambino, si è alzato in mezzo al dolore, alla distruzione, all'oscurità e alla morte per sfidare gli Imperi; per parlare la verità al potere e consegnare una vittoria eterna sulla morte e l'oscurità.

Questo è il Natale oggi in Palestina e questo è il messaggio natalizio. Non riguarda Babbo Natale, alberi, regali, luci...

Mio Dio come abbiamo distorto il significato del Natale. Come abbiamo commercializzato il Natale. Ero negli Stati Uniti il mese scorso, il primo lunedì dopo il Ringraziamento, e sono rimasto stupito dalla quantità di decorazioni e luci natalizie, tutti i beni commerciali.

Non potevo fare a meno di pensare: Ci mandano bombe, mentre celebrano il Natale nella loro terra. Cantano del principe della pace nella loro terra, mentre suonano il tamburo della guerra nella nostra terra.

Il Natale a Betlemme, luogo di nascita di Gesù, è questa mangiatoia. Questo è il nostro messaggio al mondo oggi. È un messaggio evangelico, un vero e autentico messaggio natalizio, sul Dio che non è rimasto in silenzio, ma ha detto la sua parola, e la sua Parola è Gesù. Nato tra gli occupati e i marginalizzati. È in solidarietà con noi nel nostro dolore e nella nostra rottura.

Questa mangiatoia è il nostro messaggio al mondo oggi - ed è semplicemente questo:

questo genocidio deve fermarsi ORA.

Ripetiamo al mondo: FERMATE questo Genocidio ORA.

Questa è la nostra chiamata. Questa è la nostra supplica. Questa è la nostra preghiera. Ascolta, o Dio.

Amen.

 


"Cristo sotto le macerie". Il discorso integrale del reverendo Munther Isaac di Betlemme

Munther Isaac Sermon in the Liturgy of Lament: Christ in the Rubble

Bethlehem Pastor Rev Munther Isaac criticises Western hypocrisy and Church complicity in Gaza crisis

Bethlehem Pastor Reverend Munther Isaac: We won’t accept an apology after Gaza genocide

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