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9 Agosto 2023
Nabladue
Tempo di lettura: 6 minuti

L'Africa: il paradosso delle ricchezze naturali come maledizione

colonialismo

Il Niger e l'Africa: Un Continente in Bilico tra le Ombre del Passato e le Promesse del Futuro

Nella notte tra il 26 e il 27 luglio, il Niger, una nazione che rappresenta un mosaico di culture e tradizioni, ha vissuto uno dei momenti più critici della sua storia recente. Un colpo di stato ha scosso le fondamenta della sua giovane democrazia, portando alla destituzione di Mohamed Bazoum, il primo presidente del paese che aveva ottenuto il potere attraverso un processo elettorale democratico.

Mentre le prime notizie suggerivano che il golpe fosse una risposta a crescenti preoccupazioni riguardo alla sicurezza interna e alle accuse di malgoverno, è diventato rapidamente chiaro che le motivazioni dietro questo drammatico cambiamento di potere erano molto più complesse. Questo evento non può essere visto come un incidente isolato, ma piuttosto come l'epicentro di tensioni che si sono accumulate nel corso degli anni, alimentate da dinamiche geopolitiche regionali e da un retaggio storico che ha lasciato il paese e la regione in una posizione precaria. Per comprendere appieno la portata e le implicazioni di questo colpo di stato, è essenziale esplorare le profonde radici storiche e vicissitudini che hanno plasmato il destino del Niger.

La parola chiave in questa lotta di potere è Uranio, la materia prima che rende il Niger così importante agli occhi delle potenze occidentali e orientali.

Il Colonialismo: Un'Eredità Persistente

Free public domain CC0 photo.

Il termine "colonialismo" non è solo una parola, ma un'eco di un'epoca in cui potenze europee, con mappe e compassi, disegnavano confini senza riguardo per le realtà etniche, culturali e storiche dell'Africa. Questi confini, spesso arbitrari, hanno diviso popoli, culture e risorse, creando un terreno fertile per conflitti e tensioni. E mentre le nazioni africane hanno sollevato con orgoglio le loro bandiere di indipendenza decenni fa, l'eco di quel passato coloniale risuona ancora nei corridoi del potere e nelle vite quotidiane delle persone.

Il periodo post-coloniale, piuttosto che segnare una rottura netta con questo passato, ha spesso rappresentato una continuazione di esso sotto nuove forme. Regimi locali, molti dei quali sostenuti e armati da potenze occidentali - con la Francia in prima linea - hanno assunto il ruolo di padroni delle ricchezze dell'Africa. Pur proclamando la sovranità e l'indipendenza, questi regimi hanno spesso permesso, e in alcuni casi facilitato, l'estrazione incontrollata delle risorse del continente. Questo sfruttamento, pur arricchendo le élite locali e le potenze esterne, ha lasciato la stragrande maggioranza della popolazione africana intrappolata in cicli di povertà, disoccupazione e disuguaglianza.

Vedi anche: Il sogno di Thomas Sankara

 

La ricchezza delle risorse è una maledizione più che una opportunità

L'Africa, con la sua vastità geografica e culturale, è un continente che incarna una serie di contrasti affascinanti e spesso sconcertanti. Da un lato, è una terra benedetta con una ricchezza di risorse naturali inimmaginabile: vasti giacimenti d'oro che brillano sotto il sole africano, diamanti che potrebbero adornare corone di re e regine, uranio che potrebbe alimentare intere nazioni e pozzi di petrolio che potrebbero guidare l'industrializzazione. Con tali tesori, l'Africa ha tutto ciò che serve per rivendicare il suo posto come una delle regioni economicamente più prospere e influenti del mondo.

 

Eppure, paradossalmente, la storia dell'Africa post-coloniale è stata segnata da un'esportazione quasi incessante di queste preziose risorse. Estratte dal cuore del continente, queste gemme e minerali sono state spesso spedite all'estero, dove vengono trasformate, valorizzate e vendute, generando profitti enormi. Ma, tragicamente, solo una frazione di questi guadagni ritorna alle nazioni africane. Questo modello di sfruttamento ha privato l'Africa dei benefici economici derivanti dalla sua stessa ricchezza naturale.

In assenza di un settore industriale consolidato e dinamico, che potrebbe trasformare le materie prime in prodotti finiti sul suolo africano, il continente si trova in una posizione precaria. L'Africa rimane intrappolata in un ciclo di dipendenza dalle importazioni per soddisfare le esigenze di base della sua popolazione, rendendolo suscettibile alle fluttuazioni dei prezzi globali delle materie prime. Questa vulnerabilità non solo ostacola la crescita economica, ma mina anche la capacità dell'Africa di plasmare il proprio destino in un mondo globalizzato.

 

Confini Artificiali, Conflitti Reali

I confini degli stati dell’Africa, con la sua molteplicità  di culture, lingue e tradizioni, ha visto la sua geografia politica modellata non dalla volontà dei suoi popoli, ma piuttosto dalle ambizioni delle potenze coloniali. I confini africani, delineati spesso in stanze del potere lontane dal continente africano, sono stati tracciati senza tener conto delle intricate realtà etniche e culturali del continente. Questo ha portato alla creazione di nazioni artificiali, in cui gruppi che per secoli avevano mantenuto identità distinte, e in molti casi rivalità profonde, sono stati forzatamente fusi insieme sotto un'unica bandiera.

Questa eredità coloniale ha lasciato un segno indelebile sul continente. Ha alimentato tensioni, suscitato conflitti interni e ostacolato gli sforzi per costruire un senso di identità nazionale unificata. Invece di nazioni costruite attorno a un nucleo culturale o etnico comune, molte nazioni africane sono diventate mosaici di gruppi diversi, spesso con obiettivi e aspirazioni contrastanti. Questa mancanza di coesione interna ha reso difficile per tali nazioni forgiare una visione condivisa per il futuro.

Ancora più preoccupante è il fatto che la mancanza di autodeterminazione ha impedito la formazione di coalizioni interne solide e unite. In assenza di un forte senso di identità nazionale e di solidarietà interna, molte nazioni africane sono diventate vulnerabili alle interferenze esterne.

Potenze straniere, sia regionali che globali, hanno spesso sfruttato queste divisioni interne, intervenendo nella gestione e nella politica delle nazioni africane per promuovere i propri interessi.

Globalizzazione dei mercati, ma non dei diritti

La globalizzazione, un fenomeno che ha trasformato il mondo in un villaggio globale, viene spesso esaltata per le sue promesse di aprire mercati, abbattere barriere commerciali e catalizzare l'innovazione. Ha permesso alle aziende di raggiungere clienti in ogni angolo del mondo e ha offerto ai consumatori una vasta gamma di prodotti a prezzi più competitivi. Tuttavia, come una medaglia con due facce, la globalizzazione ha anche un lato oscuro, meno celebrato ma altrettanto importante.

Mentre le economie occidentali, con le loro potenti multinazionali e i loro sofisticati mercati finanziari, hanno tratto enormi benefici dall'accesso alle risorse e ai mercati africani, l'Africa, nel suo complesso, non ha visto un equivalente ritorno di favore. Invece di beneficiare pienamente della promessa della globalizzazione, il continente è spesso diventato un luogo di estrazione: risorse naturali, come minerali e petrolio, vengono estratte e vendute all'estero, mentre i benefici economici spesso non raggiungono la popolazione locale.

Ancora più preoccupante è il fatto che,

nonostante l'intensificarsi degli scambi commerciali e degli investimenti, non c'è stato un parallelo aumento dei diritti umani, delle opportunità economiche e dell'autodeterminazione per molti africani.

Questa disparità, dove il capitale e le merci si muovono liberamente ma le persone e i loro diritti sono spesso trascurati, ha alimentato profondi sentimenti di risentimento, sfiducia e alienazione verso l'Occidente.

Questo crescente divario tra promesse e realtà ha portato molti in Africa a mettere in discussione le vere intenzioni dell'Occidente. Mentre le nazioni occidentali parlano di partnership e cooperazione, molte persone sul continente vedono un modello che sembra replicare, in modi nuovi e sofisticati, le dinamiche di sfruttamento del passato coloniale. E finché questa percezione persiste, la promessa della globalizzazione dei diritti rimarrà irrealizzata per molti in Africa.

Negli ultimi decenni, l'ordine geopolitico in Africa ha assistito a un mutamento significativo. L'egemonia occidentale, che per lungo tempo ha dominato le dinamiche politiche ed economiche del continente, è ora sfidata da nuovi protagonisti globali. In particolare, Cina e Russia stanno emergendo come potenze influenti, pronte a riscrivere le regole del gioco.

 

L’emergere di nuovi protagonisti

La Cina, con la sua ascesa come superpotenza economica, ha adottato un approccio distintivo nei suoi rapporti con l'Africa. Invece di limitarsi alla semplice estrazione delle risorse, come spesso fatto da altre potenze, Pechino ha optato per un modello di sviluppo più sostenibile. Concentrandosi sulla costruzione di infrastrutture - dalle strade ai porti, dalle ferrovie alle centrali elettriche - la Cina ha cercato di creare una rete di connessioni fisiche che potrebbero, in teoria, stimolare la crescita economica e l'integrazione regionale. Ancora più significativo è l'accento posto sulla lavorazione delle materie prime direttamente in Africa, un passo che potrebbe aiutare il continente a salire nella catena del valore globale, creando posti di lavoro e aumentando la capacità produttiva.

Tuttavia, l'approccio cinese non è esente da critiche. Molti osservatori e analisti hanno sollevato preoccupazioni riguardo alle modalità di finanziamento dei progetti, al rischio di indebitamento e alle potenziali implicazioni in termini di sovranità per le nazioni africane. Ma, nonostante queste preoccupazioni, è innegabile che il modello cinese offre un'alternativa al tradizionale paradigma occidentale.

Se implementato con attenzione e rispetto per le specificità locali, questo modello potrebbe rappresentare una via per l'Africa. Potrebbe offrire al continente l'opportunità di liberarsi dal ciclo di dipendenza e sfruttamento che ha caratterizzato gran parte della sua storia post-coloniale. L’Africa potrebbe intraprendere un percorso di sviluppo più sostenibile con la possibilità di godere delle enormi risorse del continente per migliorare il benessere della popolazione.

 

Altre risorse:

Il sogno di Thomas Sankara

 

Il Niger e la grande crisi delle Afriche: le conseguenze per l'Italia

Colpo di stato in Niger - Dario Fabbri:

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