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8 Febbraio 2025
Nabladue
Tempo di lettura: 9 minuti

Interpretazione Filosofico-Esistenziale di "Certe Bugie" di Nayt

Nella riflessione filosofica contemporanea, la musica può diventare un potente strumento di analisi esistenziale.

Certe Bugie del giovane rapper Nayt si distingue come un brano che affronta temi profondi come l’esistenzialismo, la critica alla modernità, la ricerca di identità e il conflitto tra verità e illusioni.

certe bugie verità illusione

Ecco un'analisi dettagliata delle parti più significative del testo.

1. Autenticità vs. Rappresentazione

"Tutti sanno come fingere... ti ritocchi il trucco in post."

 

Questa frase riflette sulla falsità dell'immagine sociale, enfatizzando la manipolazione digitale della realtà. Il concetto si avvicina alla teoria della simulazione di Jean Baudrillard, secondo cui la realtà viene progressivamente sostituita da rappresentazioni artificiali. Questa transizione apre interrogativi fondamentali sull'ontologia contemporanea e sulla riformulazione delle narrazioni nel contesto della realtà virtuale, eco del rapporto ancestrale tra artificio e realtà.

2. La spirale dei vizi e dei desideri

Questo circolo di vizi che abbiamo
Che cos'è? Da dove iniziano?

La spirale dei vizi e dei desideri è un concetto che attraversa diverse tradizioni filosofiche, sia occidentali che orientali, e viene interpretata in modi differenti.

Platone: Il Desiderio e la Spirale della Corruzione

Per Platone, il desiderio incontrollato è una forza che può trascinare l’anima in una spirale discendente. Nel mito della biga alata (Fedro), descrive l’anima come un carro trainato da due cavalli:

  • Uno razionale (che rappresenta la parte nobile dell’anima, il Logos).
  • Uno irrazionale e desiderante (che simboleggia le passioni e gli istinti più bassi).

Se il cavallo irrazionale prende il controllo, l’anima precipita verso una condizione sempre più corrotta, dominata dai vizi e dalla ricerca del piacere immediato, allontanandosi dalla verità e dal bene.

Filosofie Orientali: Il Samsara e la Catena dei Desideri

Le tradizioni orientali, in particolare l’Induismo e il Buddhismo, vedono il desiderio come il motore della sofferenza (dukkha) e della prigionia nel Samsara, il ciclo delle rinascite.

  1. Desiderio e Ignoranza (Avidya e Trishna)
    Secondo il Buddha, l’essere umano è prigioniero di una spirale karmica, dove i desideri (Trishna) alimentano continuamente l’attaccamento alla realtà materiale, generando sofferenza e insoddisfazione.
  2. La Ruota del Samsara
    Nel Buddhismo, l’esistenza ciclica è regolata da dodici anelli della catena del divenire (Pratītyasamutpāda), che legano l’individuo a un perpetuo ciclo di nascita, morte e rinascita.
  3. Liberazione dalla Spirale
    L’unico modo per spezzare la spirale dei vizi e dei desideri è raggiungere il Nirvana, uno stato di estinzione dell’ego e dei legami con il mondo materiale. La pratica della meditazione, della consapevolezza e della rinuncia ai desideri permette di fermare questa ruota e uscire dalla catena del Samsara.

Entrambe le visioni concordano su un punto: senza disciplina interiore, l’essere umano è condannato a essere schiavo dei suoi stessi impulsi.

3.Soldi e libertà

I soldi te la danno [la libertà], è vero oppure è tutto un bluff?

I Soldi Danno la Libertà ? (Sì, in parte)

A livello materiale e sociale, il denaro offre più libertà rispetto a chi ne ha meno:
Puoi scegliere dove vivere, lavorare o non lavorare.
Puoi dire di no a situazioni tossiche, senza dipendere da altri.
Puoi investire nel tuo sviluppo, nelle tue passioni e nel tuo tempo libero.

Conclusione: I soldi ti danno la libertà di scegliere come vivere la tua vita.


I Soldi Danno la Libertà Mentale? (Non sempre)

Molte persone ricche non sono affatto libere. Perché?
Dipendenza dal denaro: più ne hai, più ne vuoi (treadmill edonico).
Pressioni sociali: più ricchezza hai, più devi faticare mantenerla o difenderti da chi vuole approfittare di te.
Paura di perdere tutto: ansia, paranoia, ossessione per la sicurezza.

Conclusione: Il denaro può darti libertà, ma solo se sai essere libero anche senza di esso.

4. Tecnologia vs Sviluppo Capacità

"Aumenta la tecnologia, diminuisce il lessico."

Qui emerge una critica al progresso tecnologico che impoverisce il linguaggio e il pensiero complesso. Questo tema è stato affrontato da Umberto Eco e Neil Postman, i quali mettono in guardia sul rischio di una società sempre più tecnologica ma incapace di valorizzare l'uomo a livello culturale, intellettivo e in senso umanistico.

Delegare sempre più attività alla tecnologia riduce l’esercizio delle facoltà cognitive dell’uomo, rendendolo più dipendente dagli strumenti digitali e meno capace di affrontare problemi in modo autonomo. Il rischio è quello di un progressivo appiattimento e perdita delle competenze analitiche e della capacità di formulare pensieri complessi, con un impatto negativo sulla creatività e sul discernimento critico.

5. Ci focalizziamo sempre sulla mancanza, piuttosto che sulla gratitudine

"Quando hai il pane, non hai i denti" si lamenta qualcuno
"Meglio che non avere niente" risponde nessuno

Questa frase riflette una contraddizione esistenziale e un paradosso legato alla percezione della mancanza e dell’abbondanza.

  • "Quando hai il pane, non hai i denti" → Esprime frustrazione: avere risorse ma non poterle utilizzare. È una metafora della sfortuna o dell’incapacità di godere di ciò che si possiede.
  • "Meglio che non avere niente" (risponde nessuno) → Qui il silenzio è significativo: nessuno risponde perché, paradossalmente, anche in una condizione imperfetta, avere qualcosa è meglio di non avere nulla. Tuttavia, nessuno si accontenta davvero, e la lamentela continua.

👉 Lettura filosofica: Questa dinamica richiama il paradosso del desiderio:

  1. Quando ci manca qualcosa, ne sentiamo il bisogno.
  2. Quando lo otteniamo, non lo apprezziamo pienamente o ci accorgiamo di nuove mancanze.

Il silenzio finale rappresenta l'assenza di un punto di vista ottimista: nessuno dice che sia meglio avere qualcosa di imperfetto rispetto al nulla, perché la tendenza umana è concentrarsi sulla mancanza piuttosto che sulla gratitudine.

6. Libertà e Responsabilità (Esistenzialismo)

"Volevi libertà, ma non lo sai che tutto ha un costo?"

 

Questa riflessione richiama Jean-Paul Sartre, per il quale la libertà implica responsabilità e angoscia. Non è un dono, ma un peso che richiede scelte autentiche e consapevoli. L'individuo, secondo Sartre, è condannato a essere libero, il che significa che non può sottrarsi alla necessità di determinare la propria esistenza. Questa condizione genera un'ansia esistenziale, poiché ogni scelta implica la rinuncia ad altre possibilità, e la mancanza di un ordine prestabilito costringe l'essere umano a dare un senso al proprio percorso senza appoggiarsi a valori assoluti.

 

7. Auto-determinazione

"Non sono io l'eroe che ti potrà salvare, sei tu."

 

Qui si afferma l'auto-determinazione, centrale nell'esistenzialismo. L'individuo deve costruire il proprio significato in un mondo privo di valori assoluti, trovando da solo le proprie risposte senza affidarsi a dogmi predefiniti. Questo processo implica un confronto costante con il senso di vuoto e l’incertezza, elementi che, secondo Camus, possono portare alla ribellione esistenziale o all’accettazione consapevole dell’assurdità della condizione umana. Inoltre, la ricerca di autenticità diventa una sfida continua, poiché l’essere umano deve resistere alle influenze esterne che cercano di imporgli un’identità prefabbricata.

 

8. Alienazione e Connessione Umana

"Non riesco a comunicare con mio padre."

 

Questo passaggio evidenzia l'alienazione generazionale e il crollo della comunicazione autentica, temi esplorati da Karl Marx (alienazione sociale) ed Erich Fromm (bisogno di appartenenza).

La separazione tra individui nel mondo moderno è aggravata non solo dalla digitalizzazione delle interazioni, ma anche dall'individualismo esasperato e dalla perdita del senso di comunità. Come sottolinea Giorgio Gaber, "la libertà è partecipazione", mentre oggi la libertà viene spesso concepita in termini assoluti, portando alla frammentazione e alla solitudine.

La comunicazione si fa frammentaria, spesso ridotta a scambi superficiali, ostacolando la comprensione reciproca e rafforzando la distanza emotiva tra le persone.

Tuttavia, lo scontro generazionale tra genitori e figli non è un fenomeno esclusivo del presente, ma una dinamica costante nella storia dell'umanità, sebbene oggi assuma forme nuove a causa delle rapide trasformazioni culturali e tecnologiche.

9. Empatizza e Universalizza

"Se fai tuo il dolore degli altri, vedi come vanno via le differenze."

 

Qui si propone l'empatia come antidoto alle divisioni culturali e sociali, in linea con l'etica della compassione di Arthur Schopenhauer e l’umanesimo laico. L'empatia non è solo un principio astratto, ma un processo attivo che permette di superare le barriere imposte da pregiudizi e differenze culturali, generando una comprensione reciproca più profonda. Schopenhauer (rifacendosi al Buddhismo) sosteneva che la compassione fosse la chiave per un'etica universale, capace di trascendere i confini individuali e collettivi.

In un mondo sempre più frammentato da tensioni ideologiche e individualismo crescente, la capacità di immedesimarsi nelle sofferenze altrui diventa uno strumento essenziale per ricostruire un tessuto sociale più coeso e solidale.

 

10. Verità e Menzogna (Nietzsche e Freud)

"Però forse mi servono

Sì, forse dipendo un po' da certe bugie

Certe bugie mi difendono"

 

Le bugie sono viste come meccanismi di difesa psicologica (Freud) o come maschere necessarie per sopravvivere, perché l’essere umano ha bisogno di costruirsi una narrazione che lo protegga dall’angoscia dell’esistenza.

Per vivere, dobbiamo credere alla bugia più grande: che non moriremo.

La nostra mente non può reggere la crudezza assoluta della realtà senza filtri, e per questo ci raccontiamo storie che rendano il mondo più affrontabile. L'illusione diventa così una necessità, una sorta di occhiali che ci permettono di guardare l'abisso senza esserne sopraffatti, proprio come non possiamo fissare direttamente il sole senza protezione.

La verità assoluta, se non mediata, può essere insostenibile, e la costruzione di miti personali e collettivi diventa un modo per dare significato alla nostra esistenza.

11. Il mito del dolore che rafforza

"Verità da cui voglio fuggire / Qui ciò che non ti ammazza ti uccide."

 

Questa inversione dell’aforisma di Nietzsche (Ciò che non mi uccide mi rende più forte) suggerisce un contesto sociale tossico, in cui le difficoltà non rafforzano ma logorano.

Il dolore, anziché trasformarsi in esperienza costruttiva, diventa una forza che consuma l'individuo, rendendolo sempre più vulnerabile.

In un mondo che idealizza la resilienza come unica via d'uscita, questa frase denuncia la cruda realtà di chi si trova intrappolato in un ciclo di sofferenza senza vie di fuga. La società contemporanea spesso impone l'illusione che ogni ostacolo sia un'opportunità di crescita, ma la realtà dimostra che alcune esperienze possono semplicemente erodere la volontà e il senso di sé, lasciando l'individuo in una condizione di stanchezza esistenziale. Questo richiama la visione di Emil Cioran sul peso dell'esistenza e la difficoltà di trovare un senso autentico nella lotta quotidiana.

 

12. Ricerca di Identità e Significato

"Cerco ancora la versione migliore di me tra miliardi di persone"

 

In un mondo che costantemente spinge verso l'omologazione e l'effimero. In un contesto sociale dominato dalla modernità liquida descritta da Zygmunt Bauman, l'identità diventa un concetto fluido e mutevole, mai del tutto raggiungibile. Questa ricerca continua di una versione autentica di sé richiama l'angoscia esistenziale di Søren Kierkegaard e il suo concetto di "scelta autentica", che impone all'individuo il compito di definire il proprio essere senza certezze assolute.

Allo stesso modo, riecheggia le maschere pirandelliane, che rivelano come l'identità sia una costruzione instabile, soggetta a continue ridefinizioni nel tentativo di adattarsi alle aspettative sociali e al contesto.

L'individuo smarrisce la sua essenza nel tentativo di conformarsi all'ambiente e ai gruppi sociali con cui interagisce, sacrificando spesso la propria autenticità per ottenere accettazione e appartenenza. Tale compromesso porta a un'identità frammentata e mutevole, plasmata dalle aspettative esterne piuttosto che da una ricerca interiore genuina.

13. Le relazioni umane sono al collasso

"La domanda più iconica è, 'Che cos'è una relazione?'"

 

Questa riflessione interroga la crisi dei legami umani nella nostra epoca, dove i rapporti diventano effimeri e privi di profondità, segnati dall'individualismo crescente e dalla comunicazione sempre più mediata dalla tecnologia. L'iperconnessione digitale paradossalmente intensifica la solitudine, sostituendo le interazioni autentiche con scambi superficiali e immediati.

Inoltre, il concetto stesso di relazione è sempre più fluido e incerto, riflettendo una società che privilegia la velocità e l'adattabilità rispetto alla stabilità e alla costruzione di legami duraturi. Questo fenomeno richiama le analisi di Bauman sulla modernità liquida, in cui le connessioni interpersonali sono spesso vissute come temporanee e revocabili, impedendo la formazione di relazioni profonde e significative.

 

14. Contraddizioni e Speranza

"Io sogno le stelle, ma ho i disastri nella mente"

 

Come un viaggiatore che punta lo sguardo verso l'infinito mentre lotta con le tempeste interiori. L'aspirazione a qualcosa di grande e luminoso si scontra con il caos della realtà personale, riflettendo il contrasto tra idealismo e fragilità.

Questo conflitto interiore richiama il pensiero di Albert Camus sull'assurdo: l'essere umano anela a un significato più alto, ma è costantemente intrappolato in una condizione esistenziale precaria. L'ossimoro tra sogno e disastro evidenzia la tensione tra la volontà di elevarsi e il peso delle proprie paure e fallimenti.

 

15. Un approccio stoico contemporaneo

"Voglio essere pronto per la fine del mondo."

 

Qui si può intravedere un'allusione a un'apocalisse interiore o sociale, un senso di imminente collasso che richiede forza e lucidità. Il desiderio di resilienza emerge come risposta alla paura del declino, suggerendo la necessità di prepararsi mentalmente alle difficoltà future per poterle affrontare con consapevolezza. Questo concetto si collega allo stoicismo, che insegna a non temere l'inevitabile e ad accettare il cambiamento con disciplina e coraggio.

Prepararsi al peggio diventa così un esercizio di adattamento e di costruzione interiore, un modo per rafforzarsi nella tempesta senza farsi travolgere dall'ansia del domani.

 

Conclusione

Certe Bugie è un grido esistenziale che fonde critica sociale e introspezione, una riflessione profonda sul conflitto tra verità e illusione. L'autore non si limita a denunciare la falsità del mondo contemporaneo, ma riconosce anche che certe menzogne diventano indispensabili per sopravvivere. In un'epoca dominata dalla sovrabbondanza di informazioni e dalla perdita di riferimenti autentici, il brano mette in luce la tensione tra il desiderio di autenticità e la necessità di adattarsi a una realtà spesso ostile.

Nayt non offre risposte definitive, ma invita a un viaggio interiore alla ricerca di un equilibrio tra consapevolezza e autodifesa, tra speranza e disillusione, spingendo l’ascoltatore a interrogarsi sul proprio ruolo in questo mondo in continua trasformazione.

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