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Chatta con Nabla
21 Agosto 2007
Nabladue
Tempo di lettura: 2 minuti

Parola: inganno o salvezza?

Io sto con Siddharta: il nostro saggio amico d’Oriente, che una volta disse: «Le parole non fanno bene al senso segreto: ogni cosa diventa subito un po’ diversa, un po’ falsata, un po’ strampalata anzi, eppur questo è bene, anche con questo sono d’accordo, ciò che per un uomo è tesoro e saggezza, per l’altro ha sempre un tono di stoltezza»
Hermann Hesse “Il pellegrinaggio in Oriente”

La parola è infetta. Che fare? L’impossibilità per il Buddhismo di determinare la trama ontica (dell’essere) porta alla completa sospensione del giudizio in ambito filosofico speculativo: la filosofia dev’essere azione non parola.
Tutta la dottrina è incentrata sul raggiungimento di uno stato di imperturbabilità. Ma non basta. Ciò che si vuole è l’annullamento dei desideri e quindi della volontà che diventa nolontà, il non volere è il Nirvana: la liberazione da ogni sofferenza, semplicemente il nulla che diventa realtà.
Quando si raggiunge lo stato di nolontà, il nulla viene ribaltato e diventa l’universo con tutti i sui astri.
Il cammino è duro, molti potrebbero considerarlo folle.

Non sono qui per dare giudizi di sorta, ma per illustrare. Penso solo che dietro tutto questo ci sia la consapevolezza che l’unico modo in cui, questo strano animale che è l’uomo, non possa nuocere, è annullarsi. Se scaviamo a fondo nella storia e nella vita, non dovrebbe sembrarci un discorso completamente campato per aria.

Dall’altra parte del mondo, quello Occidentale, si arriva a considerazione opposte: la parola è Dio stesso.

In principio era il Verbo,
il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era in principio presso Dio:

La traduzione ufficiale della Chiesa cattolica della parola di Dio è la seguente:

In principio, c'era colui che è "la Parola".
Egli era con Dio,
Egli era Dio.
Egli era al principio con Dio.

Istanza opposta a quella Buddhista: “la parola” è fondamentale. E’ ciò che esiste da sempre, prima che il mondo fosse creato. Il logos viene a collidere con la stessa esistenza divina, è essenza divina, quindi anche Dio si esprime con le parole. Come sappiamo Gesù è la parola di Dio scesa in terra.

Due parole anche le mie solo per dare spunti di riflessione: il il linguaggio è ingannevole o è uno strumento della verità?

Possiamo far coincidere l’inizio della civiltà umana con l’emissione di un suono articolato che non esprimesse comportamenti codificati (come avviene negli animali)? In altri termini la civiltà umana è figlia e frutto del linguaggio?

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23 comments on “Parola: inganno o salvezza?”

  1. cercavo un articolo di questo tipo per rispondere a quello sulla scoperta della zona cerebrale in cui risiede l'autocontrollo che ci fa distinguere dagli animali "per intelligenza".
    posto che secondo me il comportamento animale è perfetto,perchè la loro comunicazione,quindi entro nel merito anche di quest'articolo,non s'inceppa mai salvo seri problemi genetici o interventi umani invasivi,mi premeva dirti,tu che mi ascolti,cosa mi disse la doc in merito ai miei "eccessi".
    innanzitutto ti ringrazio perchè mi hai fatto capire il senso,la collocazione di certi suoi interventi in risposta al mio stare..cioè probabilmente ho capito questa cosa "antica" soltanto insieme a te,adesso..e,scusami la lunghezza,ora ci arrivo (solo,cercavo uluyala xdirglielo):la doc mi disse che esisteva una scuola di buddhisti "che impazzivano regolarmente".o meglio,si lasciavano impazzire (questo,ribadisco,in risposta ai miei eccessi comportamentali).mi disse che anche xloro non era possibile sostenere perennemente l'ascesi,la preghiera,le posture di meditazione,la castrazione fisica che ne deriva.in una parola la ricerca della pura purezza o essere non essere.allora,con una certa regolarità,andavano su una collina a correre,saltare,denudarsi,fare smorfie,gridare,esibire i genitali e addirittura accoppiarsi selvaggiamente.poi ritornavano "alla loro presunta,"normale" attività"..
    erano "troppo caricati" x un verso,cioe per atto volontario-violento sul "corpo ospitante",capisci?ma giustamente consapevoli di dove si trovavano,e per questo non ancora del tutto emancipati dalle leggi animali.
    sono un po'scossa di aver capito insieme a te qualcosa che risale alla mia terapia con la doc.
    allora tante cose le prendevo per aneddoti,del resto ho sempre preso con le pinze le cose che avrebbero dovuto esser "mie di me"..erano troppo..sto ricostruendo la mia identità insieme a te,ti rendi conto? il che è molto più che terapia,perchè io ti amo.perchè sto lavoro è basato su un dialogo affettivo profondo (di nuovo il rimando all'ultimo articolo).e con tutta probabilità tu stai amando me.
    in generale la parola fa del male e ciò che conta è azione e non azione.in casi straordinari,però,la parola ha il potere di un elisir, di più,fa da specchio.
    molti anni fa ho letto che le parole non sono altro che specchi,purtroppo non ricordo se era un antropologo un filosofo del linguaggio o cos'altro..ma sei bravissimo a scoprirlo da solo..
    certo stanotte penso a quanto tempo abbiamo passato insieme,a quante ne sono successe,rispolvero i comics,mi sorprendo di tutto,mi chiedo se ti merito quando appena conosciuto mi chiedevo perchè eri già così e perchè a me,stanotte ho la sensazione che tutto si stia incasellando perfettamente in tutto come se stessimo facendo un partitone di tetris a due,e non ti so dire quanta strada ci sia da fare o per che cosa visto che sto qui e non so cosa manchi,non so che ne sarà,non so di te..io non lo so..so solo che stanotte sento che non c'è niente di più potente delle tue azioni fatte per amore,e se azione coincide a volte con la parola succede che io vada avanti tornando indietro,ricordando la doc e quella scuola di buddisti molto umani e scimmieschi..e succede perchè ci sei tu..sogni d'oro mixo..mi è caro anche il tuo sonno,tutto..sei così bello,bello,bello che tornare indietro è una botta sempre anche se vai piano pianissimo..grazie per questa immersione a 2 nella mia buddhist life,ma dio come fai a star dietro a tutto? come fai? tu capisci tutto..tu capisci me,e io non capisco te..guarda che gocce grosse al sale..mi vergogno perfino di dirti che tvb..ho solo voglia di stringerti forte

  2. La parola; le parole, stanno occupando un ruolo stabile (almeno loro) in questo perdiodo del mio pensare. E tuttavia non sono così certo che siano fondamentali, o anche solo importanti. Ci sono. E per adesso non abbiamo un alternativa altrettanto affascinante. Ma siamo così sicuri che non abbiano dei limiti? Innanzi tutto occorre che il messaggio parola sia scambiato senza problemi tra chi dice e chi ascolta. E qui i distinguo iniziano a manifestarsi. Senza voler citare i sordi e i muti; basti pensare a chi parla una lingua diversa. A chi usa parole diverse. Allora bisogna trovare un metodo per comunicare. Ed è questo, allora, il segreto: L'uomo cerca delle vie di comunicazione. Lo fa attraverso le parole. Ma anche attraverso le immagini. Attraverso la musica. Attraverso dei gesti. Lo scopo è comunicare. Le parole sono (solo) alcuni dei veicoli di cui si serve per farlo. Il fatto poi che la comunicazione sia utilizzata anche per ingannare non dipende, a mio avviso, dallo strumento di comunicazione usato. Conta la volontà di farlo. Se poi le parole si prestino con più efficacia di altri strumenti non saprei dirlo. Né escluderlo. Un saluto.

  3. Esistono centinaia di scuole buddhiste differenti (ed anche non buddhiste), adatte a mentalità diverse per arrivare al punto in cui "Il nulla viene ribaltato e diventa l’universo con tutti i sui astri".

    Nessuna delle stelle dell'orsa maggiore sa di essere una stella dell' orsa maggiore, quindi la parola, pur essendo precedente alla nascita dell'essere umano(è già cablata nel cervello dall'età fetale), è solo una rappresentazione della realtà....

    Mara nada.

  4. "Tutta la dottrina è incentrata sul raggiungimento di uno stato di imperturbabilità. Ma non basta. Ciò che si vuole è l’annullamento dei desideri e quindi della volontà che diventa nolontà, il non volere è il Nirvana: la liberazione da ogni sofferenza.
    Semplicemente: il nulla che diventa realtà.
    Quando si raggiunge lo stato di nolontà, il nulla viene ribaltato e diventa l’universo con tutti i sui astri.
    Il cammino è duro, molti potrebbero considerarlo folle."

    Eppure è su questo cammino che tutti volenti o nolenti stiamo marciando!
    Ma è un cammino di approfondimento non di lotta!

    Mara nada

  5. Sli: ti ringrazio… le tue parole, mi rendono felice….
    Non sono molto bravo a digerire i complimenti, non penso comunque di avere tutti quei meriti.
    Come direbbe il caro vecchio Socrate ho fatto da levatrice: ti ho semplicemente aiutato a tirar fuori quello che avevi dentro...bello…bello il fatto di essere compreso, di condividere dei pensieri, che come corde invisibili ci uniscono…

    Noto (spesso probabilmente lo faccio anch’io) che oggi, molti danno giudizi magari senza conoscere effettivamente ciò di cui parlano…perché l’importante non è capire, ma parlare, parlare, parlare….non dire nulla, non dire nulla, non dire nulla…bello è sentir parlare con cognizione di causa, bello sentir parlare chi vive le cose veramente…

    Ma la cosa più bella è sapere che queste poche parole possano esser state d’aiuto a te, come le tue hanno aiutato me…animo profondo il tuo. Se è una partita, la giocheremo fino in fondo.
    un abbraccio forte...

  6. Fumblindog: secondo me hai sollevato delle problematiche importanti…divario tra significato e significante, tra pensanto e parlato. In altri termini: quanto di quello che dico è quello che voglio dire e quanto di quello che voglio dire viene compreso proprio come avrei voluto fosse compreso??

    Interessante anche la considerazione sui diversi modi di comunicare: dall’arte, alla musica, ai gesti,ecc… molto si riduce ad a elementi di comunicazione…

    Mara Nada: sono felice che stiamo marciando verso un’ oasi di pace, anche se la vedo molto molto lontana…

    Spora: spero non ci sgriderai, eh! … buon proseguimento di vacanza…

    Ciao!

  7. Forse parola è riduttiva, userei rapporto, se come mi insegnano la comunicazione è per il 70% non verbale.
    E il Verbo colui che è "la Parola" si è fatto rapporto, azione: Verbo parola in azione.

    e un frutto del Verbo è anche la memoria, come giudizio e approfondimento continuo.

  8. Le stelle dell'Orsa Maggiore non sanno di essere stelle dell'Orsa Maggiore, non c'è quindi nessuna orsa maggiore li fuori, io e te abbiamo nella nostra memoria, un'immagine che ci siamo scambiata di certe stelle poste in un certo ordine, l'Orsa Maggiore quindi esiste solo nelle nostre memorie, quando parliamo delle sue stelle è dalle nostre memorie che andiamo a pescarle, li dove esistono!
    Ciao Factum.

  9. Il linguaggio è l'ultimo arrivato in "casa" umana (la scrittura, ovviamente è solo una conseguenza);
    Il Verbo (Parola) di Dio serve, per l'occidente, a negare qualsiasi valore all'umanità preverbale, ovvero quella più profondamente "animale".
    Natura=Animale="Bestia", roba troppo squallida per un essere superiore come l'uomo (la donna naturalmente sta un gradino più giù).
    Ovvero, in fondo, nientr'altro che l'espressione della frattura dell'occidente tra uomo/natura(cosmo).
    Quelli di Buddha, con la nolontà/Nirvana, in fondo cercano esattamente la via "contraria", l'integrazione (totale) col cosmo(natura).

    Saluti :-))

  10. Fatcum: il problema è proprio quello secondo me: qual è il rapporto parola/azione.
    Quante volte le nostre azione vanno in senso opposto alle parole?
    E allora lo sforzo vero è quello di adeguare le azioni alle parole e viceversa…

    Eutrone: concordo.
    E quindi è quello il peccato originale...?
    La parola è ciò che permette di avere la conoscenza, ma Dio ha punito gli uomini proprio perché hanno scelto la conoscenza (e quindi la parola), allontanandosi dall’armonia con il cosmo. però il vangelo dice che Dio è colui che è la parola…forse perché l’unica parola da seguire è quella di Dio e quindi anche in questo caso è implicito un ritorno alla pre-esistente armonia dettata da Dio, che gli uomini non dovrebbero voler cambiare?
    ...

    Albatros, bentornato….tutto benone, grazie…

  11. Ok Nabla,
    Un altra via (Buddhista) consiste nello studiare a fondo che cosa sia la parola, come serva da indice alla memoria, come determini l'esistenza delle cose, approfondire, approfondire, approfondire, che la parola non mi freghi più e sia possibile il ritorno alla "pre-esistente armonia dettata da Dio"!

  12. Boh? (approccio alla Wittgenstein) 😉

    La Parola creatrice è un concetto antropocentrico.
    Possiamo vederlo come metafora: parola = pezzo di informazione.
    Le interpretazioni più moderne della fisica quantistica coinvolgono l'informazione.
    Dunque parola -> informazione -> teorie quantistiche -> ... [un_sacco_di_roba] ... -> teorie sulla nascita dell'Universo.
    Va bene anche per un non-mistico, un campagnolo come me.
    Di più non posso concepire, spoglio la parola di tutti i fronzoli e le acrobazie della logica umana.

    Di tutto il resto (significante, significato, interpretazione...) parla la linguistica.

    Personalmente non amo le discipline che estraggono un sottoinsieme di umanità per renderlo "migliore" (i termini esatti dipendono dalla singola disciplina), forse per il loro essere elitarie per definizione, forse perché non sarei capace di seguire nessuna prescrizione.
    Oggi è S. Agostino di Ippona. Anche la sua disciplina non mi convince. Ma citerò la sua più abusata (e, dal punto di vista del contesto, fuori luogo) frase: "ama, e fa' ciò che vuoi".
    Ecco, in quella frase sintetizzo la mia semplice etica: "ama" (con la sua difficile interpretazione) come postulato, il mio lato "spirituale"; "fa' ciò che vuoi", subordinato all'assioma "ama", diventa la "disciplina" di vita.

    Di più non riesco a esprimere in maniera coerente, dunque taccio.

    Ciao!

  13. Eh Mara, non ne usciremo più…

    Capisco Wil il problema è sempre lo stesso…cosa c’era prima della nascita dell’universo per la fisica? E prima ancora? E prima ancora?

    Comunque prima di giungere a questo dovremmo conciliare la fisica quantistica con la teoria della relatività. Passo necessario per capire cosa avviene in punti con densità di materia infinita che presentano entrambi gli effetti quantistici e relativistici…( se qualcuno dice che già è stato fatto voglio gli articoli scientifici di riferimento : ) Lavoro davvero difficile. E se ci riuscissimo? Non pensi uscirebbe qualche altra cosa da scoprire? E poi un'altra, e poi un'altra e poi altre mille??

    “Ama e fa ciò che vuoi” , capisco cosa vuoi dire…
    L’amore è il punto di partenza di qualsiasi elevazione dell’anima…

    Ma “amore” e “libertà” non ti sembra che, a volte, siano in contrasto tra loro??

    ciao

  14. Ma la parola si "possiede" ?
    e
    se sì, al possesso della parola ci si può opporre ?
    Lascio qui due domande forse bizzarre, per indicarti una parte del mio modo di vedere, forse ingenuo, eppure fondamentale per la mia attività saltuaria (e non so se riuscita o meno), di "scrittore di cose". La facoltà di linguaggio è innestata nella mente del bambino fin dai primordi, ma questo forse andrebbe distinto dal puro possesso del linguaggio. C'è in quel che tento di dire un richiamo alla nota opposizione tra essere ed avere. L'avere il linguaggio, il possederlo, è antitesi simmetrica dell'esserne posseduti. Da qui la possibilità del linguaggio di divenire inganno. Ma l'essere linguaggio, l'essere potenza di parola non mi pare possa ancora fungere da criterio distintivo tra i due tipi di spiritualità da te indicati. L'essere linguaggio, o potenza dello stesso, può coniugarsi parimenti con la nolontà, quanto con la volontà.
    Sono pensieri o spunti alla rinfusa, i miei, e mi scuso per la mancanza di chiarezza o di perizia nel dipanare decentemente il mio punto di vista. Solo, che, come nel mio sgabuzzino ho scritto accanto al titolo, a volte le parole cadono o accadono, casuali o causali, nolenti o volenti. Il possesso come avere non mi permetterebbe mai di poterne percepire il movimento. Essere potenza di linguaggio, essere linguaggio è allora esserne percorsi, nè detentori, nè oppositori. Forse semplicemente tramiti di passaggio.
    Il tuo scritto mi ha stimolato queste considerazioni, (un pò caotiche), e te ne sono grato.
    A presto.

  15. Almeno predicassimo bene anche se razzoliamo male, se trovassi uno che predica bene...
    la razzolatura poi si fa insieme, ci si aiuta, ci si rapporta.

    nada
    le stelle dell'Orsa non sanno che le chiamiamo così ma ci sono, le vediamo con qualche annetto di ritardo ma il rapporto può anche non essere simultaneo.
    Da me il tuo nome è stato nominato...

  16. ahaha...factum carina questa sui commenti, mo chi glielo spiega che non devono scappare??

    Ciao Fabrizio,
    le tue riflessioni mi hanno fatto venire in mente le parole del filosofo Martin Heiddeger: il linguaggio è la “la casa dell’essere”.
    Però, dico io, la parola si possiede, ma ci possiede. Quindi ci condiziona. E’ figlia del nostro tempo, troppo infettata dalla relatività del tempo per cogliere il “senso segreto”.
    Oggi esistono parole che in altre epoche non avevano necessità di esistere e viceversa. Il linguaggio potrebbe essere lo specchio del tempo,come tale legato al mondo dell’apparire…ma dipende comunque anche dal modo in cui viene utilizzato…
    Sempre M. Heiddeger suggerisce di andare a ricercare l’etimologia delle parole, in particolare di quelle che esistevano prima dell’avvento della la metafisica che ne ha distorto il significato. Tornare indietro e riscoprirne l’antico significato vuol dire scoprire l’origine, avvicina all’essere. Il linguaggio è il punto d’incontro tra l’essere (che rimane comunque in parte nascosto) e l’uomo. E questo si vede ancora di più nella poesia, che inventando un nuovo linguaggio apre porte nuove verso l’essere. Ricercare tra i versi cose non ancore pensate (che il poeta stesso non coglie pienamente,come dici tu: a volte le parole cadono o accadono, casuali o causali, nolenti o volenti) è compito del pensatore che si pone in viaggio verso l’essere, ma non lo raggiungerà mai pienamente. Quindi da una parte recuperare il passato, dall’altra camminare verso il futuro tramite la poesia. Ma il movimento non ha una meta è movimento continuo verso qualcosa che trascina, ma che non potrà mai essere colto/raccolto pienamente.

    Per i Buddhisti la parola non è consona al raggiungimento della nolontà proprio quando cerca di indagare (sempre in senso opposto alla cultura occidentale in questo caso rappresentata da M. H.) l’essere. Ancora peggio quando viene usata in modo sconveniente o non in sintonia con il pensiero.
    Dunque penso che per loro il linguaggio è solo convenzione umana e comunicazione, ma non espressione dell’essere. Come dicevamo qualche post fa i “limiti del linguaggio sono i limiti del mio mondo”.
    Inoltre se vogliamo la riconciliazione uomo/natura/cosmo (vedi commenti sopra) bisogna abbandonare la pretesa di una conoscenza del mondo noumenico (ma anche fenomenico) attraverso il ragionamento logico-discorsivo che si basa proprio sul linguaggio.
    La filosofia non è né parlata né pensata, è esperita . E’ un percorso di crescita che coinvolge la persona, non solo il pensiero o il linguaggio: mente, corpo, linguaggio, pensiero,azione.

  17. sono appena tornato dai monti dove la mia occupazione era giocare con i bambini... che parole e linguaggio le usano a modo loro. (e si capiscono)
    non ho avuto tempo di leggere i commenti e forse il mio intervento è banale... ma la prima cosa che mi è venuta in mente è questa:
    gli animali parlano, noi non li capiamo ma loro si intendono benissimo.
    gli umani (animali pure loro ma un po più sfortunati avendo dimenticato di esserlo) parlano e spesso e volentieri non si intendono per nulla.
    la parola è in entrambi (negli animali ancor prima che in noi)... ergo, il problema non è la parola.
    ma è in qualcosa che la nostra civiltà della parola ha smarrito. cosa?
    perdonate la bassezza, rimedierò in futuro
    ciao g

  18. L'interpretazione data dalla Chiesa di Roma è del tutto falsa. Il Logos di cui parla Giovanni non è la parola umana prodotta dall'encefalo, che essendo composto di materia non può che essere di origine demoniaca. Infatti la parola umana non ordina, ma spesso confonde e avvelena. L'interpretazione data dalla Chiesa Catara si avvicina a quella data dal Buddhismo. L'universo materiale non è opera dello stesso Dio che ha creato l'universo spirituale. Non si può pretendere che per i due universi e per i due Creatori valgano le stesse considerazioni.
    Un saluto

  19. Parlo, anche se onestamente su questo argomento non ho mai riflettuto molto. La parola per me è inganno. Vanno di pari passo. Alla fine, il significato della stessa è variabile per ogni individuo.
    Fin qui tutto bene, dato che la parola è un interpretazione dell'uomo, l'uomo sbaglia.. quindi trae in inganno(anche senza volerlo).
    Sulle altre considerazioni fatte non posso davvero dire nulla.. Ma mi è venuto in mente qualcosa:

    La tua domanda.. posso interpretarla come un:
    La società umana può fare a meno della parola?

    Avete fatto gli esempi degli animali.. ma essi come già detto parlano. Vogliamo intedere parola solo l'atto fonetico.. o dargli un significato più grossolano e includere qualsiasi cosa usata per esprimersi con gli altri?
    Alla fine, se con un gesto mi faccio intendere da qualcuno.. è come se avessi usato una parola..
    Questa è la base del mio ragionamento, quindi se non considerate i gesti, i versi come parole è inutile che mi leggiate perchè sto dicendo castronate (e me ne rendo conto!):D
    Però..
    Supponiamo un tempo futuro sufficentemente lontano. L'umanità avrà sicuramente scoperto metodi più veloci di comunicazione invece della parola. Magari avremo tutti un antennino wi-fi nel cranio, e ogni nostro pensiero viaggia a velocità indefinibile nell'etere di centinaia di miliardi di cervelli collegati assieme.
    L'individuo non parla. Ma.. c'è uno scambio di informazioni. Queste informazioni anche se dettagliate.. potrebbero esser sempre mal interpretate dagli altri neuroni(individuo = neurone) e quindi avrebbero lo stesso problema della parola, sarebbero interpretate dall'uomo e quindi ingannevoli. Per evitare questo l'unico modo è un modo univoco in cui catalogare le informazioni: Tutti i cervelli devono avere accesso a uno stesso "cervello" che dice come interpretare le informazioni. Ma in questo caso, la civiltà umana non esisterebbe più, ci sarebbe giusto un gigantesco organismo pensante, una grande mente(starcraft:p) formata da tanti neuroni e non una entità collettiva formata da tante menti. Quindi per l'uomo non esiste altro modo che ingannarsi a vicenda per poter costituire una civiltà. L'unico modo che ha l'uomo per evitare l'inganno, è smettere completamente di comunicare.

    Nel mio ragionamento è fondamentale che la parola abbia un significato più vasto che l'utilizzo fonetico o simila.. questo perchè nella mia visione del futuro la parola non esiste:
    Un mezzo troppo erroneo e lento per comunicare, troppo poco efficente per un mondo in cui il tempo risparmiato è il metro di misura della qualità della vita.
    Spero possano esser interessanti al pari delle vostre argomentazioni.. che per inciso ho divorato avidamente comprendendone solo alcune.. ehehe 🙂

  20. Osservazioni interessanti e affascinanti. Fanno riflettere. Io sarei arrivato alla stessa conclusione: "L’unico modo che ha l’uomo per evitare l’inganno, è smettere completamente di comunicare."
    Cioè l'inganno è insito nello scambio di informazioni, è proprio lo scambio di informazioni che ne determina l'esistenza.
    Anche lo scambi di inf. non si riduce solo ad inganno, se c'è scambio ci sarà sempre qualcuno che lo usa a proprio vantaggio (magari anche senza rendersene conto)...
    CIAO!

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