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19 Giugno 2009
Nabladue
Tempo di lettura: 5 minuti

Religione e spiritualità sono sinonimi?

Marco: «Perché, secondo te, molti sentono il bisogno di avvicinarsi alla religione o a delle filosofie "spirituali" ?».

Spiritualità

Nabla: «Chi intraprende una ricerca spirituale, spesso lo fa perché una o più crisi hanno travolto e tormentato la sua vita. Molti maestri sostengono che ciò è positivo: ”La crisi è stata una benedizione, ti ha spinto verso la ricerca” - “prima eri cieco, per questo sei entrato in crisi, ma ora, ora la luce ha illuminato la tua vita, puoi vedere ed essere felice” - affermano».

Marco: «Quindi sarebbe una specie di processo curativo che porta alla serenità?».

Nabla: «Partendo da ciò, vorrei gettare dei dubbi su questo tipo di visione. Nella mia recente esperienza ho notato che, in alcune circostanze, tendiamo a confondere patologie o disturbi psichici con offuscamento spirituale. Non parlo di gravi malattie, ma delle piccole “patologie della vita quotidiana”. Certamente, per arrivare ad intraprendere un percorso di elevazione del livello di coscienza, bisogna aver risolto le problematiche psichiche. Dunque, dove finisce la patologia, inizia la crescita spirituale.

Oggi con le filosofie New Age, nate dalla fusione tra psicoterapia e metafisica, e con il modo occidentale di praticare lo yoga, si stanno confondendo questi due aspetti. La crescita spirituale viene spesso interpretata come raggiungimento di un benessere interiore (ed esteriore) e come processo di guarigione».

Marco: «In effetti, ho notato che anche molti testi di psicoterapia dichiarano apertamente o contengono l’assunto implicito “l’uomo è malato”. È paradossale che gli psicologi hanno iniziato criticando il peccato originale e, poi, alcuni di loro, ne hanno creato un altro».

Nabla: «Diciamo che, a pensarci meglio, probabilmente qualcosa di vero c’è. L’ambigua condizione esistenziale umana, ed il tentativo di fuggire nell’oblio, gettano l’uomo in uno stato semi-patologico. Per questo bisogna avere cura della propria interiorità, che rischia di essere afflitta dal peso della precaria condizione dell’esistenza.

Lo psicoterapeuta, il filosofo, il maestro di yoga, sono figure che aiutano a mantenere la salute dell’anima. Così come ci prendiamo cura dei nostri denti e li laviamo tutti i giorni, anche la nostra psiche ha bisogno di cure ininterrotte. Siamo alla continua ricerca dell’equilibrio, che difficilmente diverrà stabile e perenne. Molto più probabilmente, tenderemo ad oscillare avanti ed indietro come fa una biglia lanciata in una conca. In conclusione, i due ambiti non sono mai completamente divisi, tuttavia si pone troppa enfasi sulla guarigione e, ancora peggio, si identifica il processo terapeutico con l’elevazione spirituale vera e propria. Credo invece che ci sia anche qualcosa in più. Per far capire meglio cosa intendo, è come se confondessimo le scuole elementari con l’università. Insomma, la crisi può anche andare bene se spinge alla ricerca, ma non basta.

La ricerca deve essere fine a se stessa per alimentare una vera e propria “crescita spirituale”: cercare per il puro interesse di farlo, senza alcuno scopo pratico. Le cose che ci dovrebbero accompagnare in questo viaggio sono: amore disinteressato per la verità, il coraggio di abbattere le illusioni, la consapevolezza, la capacità di meravigliarci, la fiducia e la tenacia. Quando mettiamo in campo questi fattori iniziamo a percorrere la strada che ci conduce verso la trascendenza».

Marco: «Cosa è la trascendenza? Non mi dire che credi agli spettri che fanno miracoli?».

Nabla: «I miracoli spesso sono fantasie. Ci sono coloro che si definiscono spirituali, e che identificano la spiritualità con avvenimenti paranormali. Essi confondo i “fenomeni da baraccone” con la spiritualità. Sono sempre alla ricerca di extraterrestri, qui sulla terra. Riconosci questa tipologia di persone dal fatto che non provano vergogna nello stravolgere e nel maltrattare le idee della scienza e la ragione stessa. Generalmente questo tipo di credenze è la manifestazione di un materialismo latente. Infatti, lo spirito si reggerebbe anche senza celebrazioni materiali. Però, alcuni, seppur sono animati dalle più buone intenzioni, non riescono a concepire pienamente la spiritualità.

In sintesi, il mondo è pieno di illusionisti e prede da illudere, ma il miracolo in sé non posso escluderlo completamente. D’altronde, la nostra stessa esistenza è un miracolo».

Marco: «È vero, ed è meraviglioso quanto inquietante. Se mi concentro a fondo, non riesco mai a trattenere il pensiero sul mistero della vita».

Nabla: «Però, il miracolo reale mi spaventerebbe, non è qualcosa che sono disposto ad accettare a cuor leggero. Lo stesso vale per le visioni mistiche. C’è chi dice che sono una forma di schizofrenia. In qualche caso sicuramente lo sono, ma non si può ridurre la complessità di tale fenomeno ad una patologia psichica. In questo senso, c’è una grande distinzione tra il santo, che ha visioni mistiche e lo schizofrenico: la continuità della personalità. La schizofrenia è caratterizzata dalla persistenza di stati di alterazione del pensiero, del comportamento e dell'emozione, con una gravità tale da limitare le normali attività della persona. Invece, i maestri illuminati e i santi non solo svolgono le incombenze quotidiane, ma lo fanno anche meglio degli altri. Per di più, raggiungono livelli di consapevolezza inimmaginabili per gli individui che si considerano razionali e realisti.

Chi ha la saggezza di Socrate? Chi la luminosità e la forza del Buddha? Chi saprebbe scrivere le poesie di San Francesco? Francesco, con il Cantico delle creature, è riconosciuto come l'iniziatore della tradizione letteraria italiana. Queste persone vedono al di là delle nostre prospettive e non al di sotto, come fanno gli schizofrenici».

Marco: «Allora non capisco bene la tua posizione. In maniera semplice e chiara, dimmi cosa intendi per spiritualità?».

Nabla: «Spiritualità è la ricerca della infinitesimale goccia divina che è in noi e nel mondo che ci circonda. Ma se dovessimo togliere anche la parola “divino”, la definirei come ricchezza interiore. A questo punto penso che bisogna stare alla larga da un atteggiamento limitante: essere chiusi mentalmente, e, perciò, non lasciare spazio al mistero. Infatti, anche se non so cosa significhino alcuni strani atteggiamenti, e non comprendo certi scritti enigmatici, voglio cercare di capire. Solo in questo modo ho la possibilità di conoscere, e, quindi, di scegliere. Se non faccio uno sforzo, ma liquido superficialmente delle idee, che forse non possono essere comprese immediatamente, mi sono autoescluso dalla possibilità di acquisire preziose ricchezze».

Marco: «Scusa se ti interrompo, ma vorrei sapere se, a tuo avviso, spiritualità e religione coincidono».

Religione

Nabla: «Non sempre, la spiritualità non si riduce alla religione. Di conseguenza, anche se sembra un paradosso, si può essere spirituali senza necessariamente aderire ad un credo. D’altro canto, quando la fede è autentica diventa una grandissima fonte di ispirazione e una guida preziosa. Ma aderire ad un credo corrotto può essere anche d’impaccio all'elevazione spirituale. E comunque, le parole e la faziosità non bastano: è più di ogni altra cosa il comportamento e la trasformazione interiore che fanno l’animo elevato».

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Dove finiscono la paura , l’oppio dei popoli, l’ ingenuità e dove inizia la vera spiritualità? I due aspetti possono essere completamente separati ?

13 comments on “Religione e spiritualità sono sinonimi?”

  1. E' da tempo che sono alla ricerca....forse non di un dio... chi è spirituale non per forza deve essere alla ricerca di un segno divino....è le crisi?... solo segnacoli di civiltà.

  2. Concordo in parte.
    In realtà i veri, profondi, credenti, sono molto vicini alla verità, qualunque religione essi seguano. Perché non è tanto il "simbolo" a contare, bensì il "metodo".
    La preghiera profonda e la meditazione vera, non sono affatto distanti: il loro culmine è l'astrazione dall'Io e, dunque, il ritrovamento del Sé.
    Così, ai veri Yogi, non interessa davvero compiere gesta mirabolanti, giacché queste non solo non servono, ma sono addirittura controproducenti, distraendo dallo scopo finale. Questo non toglie che perfino essi sono uomini, e come sempre avviene, l'imperfezione dell'uomo si vede dalle sue cadute, comprese quelle che si evidenziano allorché la loro ricerca spirituale sfocia in uno show personale.

  3. Premetto che da praticante abbastanza novizio, il mio pensiero sullo Yoga è ancora in evoluzione, anche se la filosofia che sta alla base la conosco abbastanza da poter formulare un'idea. Il problema è che non credo molto nel Sé impersonale, ma - forse sarò ancora attaccato all'Ego come direbbe uno Yogin - credo più nel sé individuale. Il cardine del mio pensiero è il "conosci te stesso" e, seppur qualcuno dice che sia in sintonia con la filosofia Yoga, penso ci sia un divario profondo tra il "conosci te stesso" e la spersonalizzazione nell'Atman. Lo Yoga ci dice io non sono i miei pensieri, le mie emozioni, le mie volizioni,il mio corpo ma c'è qualcosa che sta al di là e che va riscoperto. Dal mio punto di vista ,invece, io sono i miei pensieri, le mie emozioni,le mie volizioni,il mio corpo e devo trovare un equilibrio armonico tra queste componenti ,capendo cosa è meglio per la mia reale natura (tenendo conto anche del contesto sociale in cui vivo
    e rispettando gli altri sé).
    Quasi certamente c'è qualcosa che sta al di là e (chiamo in aiuto Kant) questa cosa è pensabile, ma non conoscibile. Lo Yoga - invece - mi dice che anche la cosa in sé , in questo caso la mia reale essenza spirituale è conoscibile. Ma a questo punto non riesco più a comprendere dove finisce la realtà e iniziano l'illusione e l'autoinganno...
    Ciao

  4. In realtà sarebbe giusto dire che "io non sono SOLO i miei pensieri, le mie emozioni, le mie volizioni, il mio corpo"; forse è questo dove vogliono arrivare non solo i maestri Yoga e in generale tutte le filosofie orientali, ma perfino il pensiero spirituale del nostro caro occidente che si perde ormai nei secoli e nei millenni.
    L'alchimia insegnava a staccarsi sì dai nostri pensieri quotidiani, ma non per annullarli, solo per permettere a ciò che abbiamo nel profondo di manifestarsi liberamente.
    Dopodiché, per dirla con Raphael, uno può anche "tornare" [alla vita di tutti i giorni] ma stavolta da vero "architetto" [della propria vita].
    Il punto d'incontro comune è la consapevolezza: non eliminare o negare ciò che si sta' vivendo, bensì esserne consapevole. Cosa che di solito non siamo assolutamente.
    Prendi i buddisti. Parlano sì di distacco, ma solo per allontanare il male. In realtà sono ben immersi nel loro quotidiano e in quello degli altri, tanto è vero che hanno altissimo il concetto di "compassione".

  5. In effetti è innegabile che il senso di Dio, del Mistero, spinge da dentro l'uomo a uscire dal suo guscio, e come diceva uno psicanalista chi reputa questo una malattia ha un ben strano concetto di malattia.

  6. In genere, chi non lo ammette tende poi a venerare cose sicuramente peggiori:
    il nulla (nichilisti), il piacere dei sensi ed i beni materiali(materialisti estremi), i dittatori (sfruttano la componente devozionale dell'uomo a loro vantaggio) ...

  7. Mmh, interessante... Lo sai che non ci avevo mai riflettuto sul fatto che nella New Age si confonde guarigione fisica ed evoluzione spirituale? Ti ringrazio per questo prezioso spunto di riflessione 🙂

  8. ank'io soffro tanto il silenzio di Dio,al punto ke nn faccio altro ke parlargli,arrabbiarmi per quella sua pretesa di essere compreso nonostante il suo silenzio,affidarmi a Lui e allontanarmi come quando siamo delusi da qualcuno in cui confidiamo...a volte davvero credo di essere diventata matta

  9. Vedo purtroppo su di me che la ricerca del , diciamo cosi' , punto di ascesa , oltre che essere difficile , e' anche influenzato dalle varie problematiche che la vita ti pone . Il lavoro , i problemi , i genitori , tutto cio' che ci succede attorno influenza lo stato d'animo e l' equilibrio . Spesso stento a trovare quello stato di quiete e di calma , necessario per pensare . Cerco di trarre forza dai cosi' detti giganti , menzionati in un tuo pensiero . Ma a volte non bastano . Vorrei veramente riuscire a farmi scivolare addosso tutto quello che mi succede . Ma e' piu' facile il contrario . Sono bene accetti consigli . Ciao

  10. spiritualita!...........non è essere aperti al nuovo che irrompe. cioè assere collegati al BENE e farsi canale di trasmissione di questo BENE. che non siamo. noi ma permettere al BENE di agire attraverso noi?

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