Cosa ci ha lasciato l'insegnamento di Gesù?
Il metodo scientifico non può rispondere a tutte le nostre domande
Marco: «Bada bene che io non sto criticando Buddha, ma alcuni modi di interpretare il buddhismo: quello che ha insegnato Buddha realmente non lo conosceremo mai. Noi abbiamo solo un’onda smorzata, filtrata e distorta dei suoi insegnamenti. Difatti – come accennavi tu prima - proprio per questo bisognerebbe guardare avanti. Prendere spunto dall'antichità va benissimo, ma - a mio avviso - dovremmo metterci qualcosa noi stessi. In pratica, l’insegnamento va accettato come fonte di ispirazione. Dobbiamo anche ragionare con la nostra testa e sottoporre le nostro fedi al vaglio delle nostre esperienze psichiche e relazionali.
Al contrario, sembra che spesso l'homo sapiens preferisca farsi automa, invece che ricercare la propria strada. Piuttosto che apprendere, preferiamo copiare. Piuttosto che cercare noi stessi, preferiamo identificarci in altre entità. Pochi riescono veramente ad essere “artefici della propria esistenza” e, paradossalmente, la pietra filosofale è proprio conoscere la nostra vera natura ed esprimerla pienamente.
La filosofia e le religioni devono liberare, non intrappolare.
Mi sono reso conto che, spesso, assorbiamo le ideologie passivamente, senza capire ciò che è meglio per noi. Alla fine, non è la dottrina che conta, ma l’uomo stesso che ha insegnato e vissuto.
Non sono le parole che rendono grande un maestro, ma il suo comportamento, il suo semplice essere così com'è.
Questa è la cosa più difficile da tramandare e noi dobbiamo accontentarci di un eco affievolito. Purtroppo molti scambiano questa labile vibrazione con il suono originario.
Quindi, tornando a ciò che dicevamo nel precedente pensiero, il problema è il seguente: le scritture degli antichi sono una fonte di ispirazione, non un modello da seguire che escluda completamente la nostra autonomia. Insomma,
la fede e la sapienza antica ci guidano, ma smettiamola di ripararci dietro lo scudo delle dottrine per non metterci in gioco veramente.
Quando osservo comportamenti assurdi, che gli operatori d’iniquità giustificano con la fede cieca in una religione, sono costretto a dare ragione a quelli che vedono nelle religioni solo un mezzo per dominare le masse o un rifugio per non vivere veramente. Forse annichilirle è la soluzione».
Nabla: «Però potremmo affermare la stessa cosa a riguardo della scienza. Perché non abbandonarla dato che gli scienziati hanno creato le bombe atomiche?
Inoltre, ci sono scienziati che hanno compiuto e, continuano a compiere, esperimenti orribili pur di far avanzare il progresso scientifico.
la scienza o la religione non sono buone o cattive in sé, ma è l’uso che ne facciamo e l'interpretazione che ne diamo a renderci virtuosi o meschini.
Voglio dire, se prendiamo le scritture di qualsiasi religione troviamo tutto ed il contrario di tutto. Purtroppo, alcune parti della Bibbia sono pregne dalla durezza del Dio ebraico pre-cristiano, che fa uso di un linguaggio aggressivo e minaccioso. Sulla stessa linea, le epistole dei padri della chiesa sono un’interpretazione successiva del messaggio di Gesù Cristo.
Il Vangelo è molto vicino alle parole del Maestro, ma sicuramente non possiamo identificarlo totalmente con il Suo messaggio. Perfino i discepoli più vicini a Lui erano uomini, e dunque soggetti a tutte le insidie della imperfezione umana, infatti
“… Gesù, voltatosi, disse a Pietro: “Vattene via da me, Satana! Tu mi sei di scandalo.
Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini”.
Si capisce bene come Gesù stesso nutrisse dei dubbi sui suoi discepoli, anche sugli apostoli che Egli stesso ha scelto. È sensato ritenere che i rappresentanti religiosi debbano avere il diritto di parola per quanto riguarda le leggi basilari sulla salvaguardia dei diritti umani, l’errore è nell'imposizione del dogma».
Marco: «Il problema è che noi diamo troppa importanza al pensiero ed alle parole. Mi sono reso conto di quanto le persone siano attaccate ai libri ed alle tradizioni dogmatiche.
Il libro può essere il ponte che ci fa attraversare la vallata, ma le gambe dobbiamo metterle noi. A mio parere, non è stata la dottrina ad aver fatto grande l’ispirazione divina, quanto le opere sociali che questi maestri, ed i loro seguaci più autentici, hanno compiuto.
Ad esempio, sia la teologia cristiana che le scritture buddhiste sono piene di contraddizioni. Ma c’è un fattore ha accomunato i due maestri:
sia Gesù Cristo che Buddha si sono battuti per l’uguaglianza sociale, hanno difeso i più deboli, senza dimenticarsi di rispettare anche i più potenti. Non hanno mai avuto preconcetti sugli uomini, era solo il modo di agire delle persone che li interessava. Non volevano offrire migliaia di libri e dogmi sterili su cui discutere e litigare: il loro unico desiderio era rendere gli uomini migliori!
Perché non hanno scritto?
Le regole e gli scritti devono esserci, ma la religione non si esaurisce in ciò. Il pericolo del fariseismo è sempre presente, ma Gesù stesso ci ha ammoniti per l’eternità:
…
25 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l'esterno del bicchiere e del piatto mentre all'interno sono pieni di rapina e d'intemperanza. 26 Fariseo cieco, pulisci prima l'interno del bicchiere, perché anche l'esterno diventi netto!
27 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all'esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. 28 Così anche voi apparite giusti all'esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d'ipocrisia e d'iniquità. Matteo 23,1-28 “».
Frasi di Gesù
Nabla: «Gesù certamente non tollerava gli ipocriti o chi si riparava dietro le istituzioni e le scritture religiose per portare avanti degli interessi personali».
Marco: «Un altro problema fondamentale è l’interpretazione dell’Antico testamento. Infatti, ci sono delle parti di questo testo sacro, che non sono certo monumenti di compassione e pacifismo. Mi riferisco ai passi che inneggiano alla lapidazione delle donne adultere, degli infedeli e ad altre brutture simili».
Nabla: «Però non dobbiamo neanche giudicarli in modo troppo severo. Semplicemente, questi messaggi appartengono al passato. Le divinità antiche erano più violente perché l’uomo era in grado di accogliere solo quel messaggio. Certe fasi della religione sono state indispensabili, pur nella loro negatività, per approdare ad un sentimento religioso più evoluto.
Nel Vangelo stesso, Cristo dice più volte: “per la durezza dei vostri cuori Mosè vi ha obbligato ciò” oppure “per la durezza dei vostri cuori Mosè vi ha permesso ciò”. In primo luogo, questo significa che c’è una notevole differenza tra Antico e Nuovo Testamento. Secondo, viene evidenziato che anche i cuori degli uomini subiscono un’evoluzione e, quindi, la religione deve accompagnare e promuovere tale crescita.
Purtroppo, ci sono ancora fedeli che rimangono fermi nelle loro posizioni intransigenti ed assolutistiche. A causa della loro chiusura mentale, si ostinano ad ignorare l’ampliamento della conoscenza e della coscienza umane. Pensare che il modello di comportamento umano vada desunto unicamente da un libro, interpretabile e, a tratti, contraddittorio, è, quantomeno, discutibile. Infatti, ammettendo che chi scrive possa essere ispirato da Dio, chi legge sempre umano è.
L’errore e la confusione – a mio avviso – nascono quando si ritiene di avere l’unica ed indiscutibile interpretazione della “parola di Dio”.
Se ovviamente leggiamo le scritture in modo simbolico, allegorico e comprendiamo che, come nasce lo scritto, sorge anche l’interpretazione, il significato che possiamo attribuire alle scritture è quello di “parole che ispirano”. Mentre la parola di Dio non si potrebbe perdere nella temporalità, la comunicazione umana deve comunque avvenire su supporti materiali. Quindi, dovremmo al limite dire che la scrittura rappresenta la “parola di Dio” tradotta per uno specifico popolo che vive in un determinato periodo storico. In questo modo, non saremmo portati a pensare che la parola di Dio sia un immutabile ed esclusivo possedimento di una ristretta cerchia di persone.
Insomma, le scritture vanno lette in modo allegorico e valutate con l’occhio della storia. Come insegna Jung, i miti e le parabole religiose sono di vitale importanza per l’uomo. Il problema è quando non sappiamo leggerli. Allora li sfruttiamo per fare del male, anziché utilizzarli per comprendere come possiamo tenere a freno le parti più meschine di noi stessi!
Ci sentiamo pii solo perché andiamo in chiesa, perché leggiamo e sbandieriamo le scritture. In realtà, nessuno si può adagiare sulla certezza della fede:
Frasi di Gesù
Non ci accorgiamo della palese contraddizione che incarniamo e così si crea la solita frattura tra essere ed apparire. Non solo, abbiamo creato un crepaccio anche tra essere e sapere: le persone sanno tantissimo, tuttavia non riescono a trasformare quella conoscenza in essenza.
Immagazziniamo informazioni, eppure non sappiamo usarle: è questo il problema più grave della nostra civiltà.
In linea generale, nello sviluppo di una religione si tende sempre a sostituire la parabola con il dogma, la ricerca con la certezza, l’elevazione spirituale con il rito, la compassione con le leggi, la carità con la vanità. Per evitare travisamenti paradossali, occorrerebbe capire una solo cosa:
le dottrine sono il mezzo e non il fine.
Questo vale sia per gli intelligenti che per gli ingenui. Esse sono come una spazzola che pulisce le incrostazioni della nostra anima. Oppure possiamo vederle come la scala che ci permette di salire.
Ammettiamo che devo arrivare in cima ad un grattacielo, per entrare in una stanza che si trova sul piano più elevato. Senza scale sarebbe certamente impossibile arrivare lì su, con le mie sole forze. Però se salissi tutti i gradini, uno per uno, fino all’ultimo, e, alla fine, prima di entrare nella stanza mi fermassi sul pianerottolo, avrei faticato inutilmente.
La dottrina è la scala, tuttavia il fine non è la scala. La scala mi permette di salire. La strada che percorro per arrivare in cima, mi trasforma. Non è il percorso stesso a contare, ma la trasformazione che la mia anima subisce durante il tragitto. Se necessario aggrappiamoci anche alla disciplina, camminiamo su dei binari che permettano di concentrarci sulla crescita, però dobbiamo almeno lasciare entrare qualcosa all’interno.
Ma se camminiamo come degli zombi, e, seppur capendo in modo razionale, non lasciamo che ciò ci tocchi interiormente, allora nella stanza finale non riusciremo mai ad entrare: posso fare, dire, parlare, urlare, seguire centinaia di regole severe, leggere e scrivere i testi più complessi, sottopormi alle privazioni più dure, ma, senza coinvolgimento interiore, tutto è semplicemente un’inutile illusione o una fuga.
La mèta finale è il raggiungimento di un stato interiore, che si manifesta all’esterno mediante il comportamento. Il credo ci aiuta, senza di esso a stento saliamo e rischiamo di perderci nel tragitto: la debolezza ed i vizi sono demoni molto forti. Se ci attacchiamo troppo alla legge, diventiamo scribi e farisei. Se siamo eccessivamente lascivi, rischiamo di cadere nell’edonismo e nel qualunquismo».
Marco:
Nabla: «A pensarci bene, è vero che la porta è stretta, tuttavia il messaggio di Gesù tiene anche conto dei vari livelli di comprensione. Proprio perché i filosofi greci ritenevano che la felicità e la beatitudine fossero destinate a pochi, il Cristianesimo ha aperto la strada anche ai “non filosofi”, ai “non scienziati”. “La massa non sarà mai filosofa” – disse Platone. Per questo motivo, i pensatori greci svilupparono progressivamente l’idea che i più fossero uno strumento per permettere ai filosofi di realizzarsi. Al contrario,
Gesù Cristo è sceso per le strade, in mezzo ai peccatori, ai semplici, alle persone che non avevano la possibilità di studiare:
"Non sono venuto per i sani, ma per gli ammalati. Non sono venuto per i giusti ma per i peccatori”.
Quindi non è venuto per Platone, ma per le persone comuni. Tutti devono avere la possibilità di vedere, anche le persone semplici che tendono a far coincidere la spiritualità con i miracoli e che non comprendono i problemi filosofici:
Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché parli loro in parabole?».
Egli rispose:
La salvezza dev’essere offerta a tutti, non è un privilegio di pochi uomini superiori. Il Cristianesimo autentico insegna ad apprezzare i valori all’uomo che sa comprenderli nel profondo. Le persone più semplici non hanno bisogno di capire, ma solo di mettere in pratica. Per di più, non è detto che un teologo geniale sia più degno di un credente ingenuo.
Gesù Cristo ha insegnato che abbiamo una facoltà superiore alla ragione: il cuore. Gesù Cristo conosceva a fondo sia i misteri della ragione che del cuore, e per questo era il Figlio di Dio».
Marco: «La parabola è un insegnamento vivo ed in perenne movimento, non potrebbe mai ridursi ad un dogma, anzi, è proprio l’esatto contrario. I teologi dogmatici hanno pietrificato un processo di apprendimento che non ha nulla di statico. Essi hanno tentato di trasportare sul piano razionale, ciò che era scritto con la voce del sentimento e della fede. Ma la teologia deve servire il cuore. Se diventa un ragionamento arido, allora è pura speculazione fine a se stessa, utile solo a riempire tonnellate di carta e ad inorgoglire l’ego individualista».
Marco: «C’è anche da dire che, spesso, chi si dichiara fedele autentico di una religione è talvolta molto lontano dall’esserlo. L’apprendimento per imitazione e per assorbimento passivo di idee comporta dei rischi. Se l’animo viene plasmato da modelli, che permettono ai potenti di conseguire interessi politici, spacciandoli per messaggi divini, l’ingenuo li segue senza porsi domande».
Nabla: «Per questo non si può colpevolizzare la rivelazione profetica o divina, ma la turpitudine di quelli che riescono a sfruttare qualsiasi cosa a loro vantaggio».
Nabla: «Riguardo ciò, ho recentemente visto un documentario in cui venivano illustrati i risultati di un’importante esperimento scientifico. Mi sono reso conto di come la specie umana sia legata all’apprendimento per semplice imitazione. Veniva addirittura dimostrato che le scimmie sanno discriminare e valutare in maniera migliore un insegnamento rispetto a dei bambini umani. In sintesi, l’esperimento era il seguente. Un uomo adulto mostrava ad una scimmia e ad un bambino come prendere del cibo in una scatola trasparente. Essendo la scatola trasparente, si notava facilmente che i primi gesti dell’insegnante erano inutili ai fini dell’ottenimento del cibo. In modo sorprendente, le scimmie saltavo le fasi inutili, compiendo soltanto l’azione necessaria a raccogliere il cibo dalla scatola. I bambini di 6-7 anni ripetevano, come degli automi, quello che aveva fatto l’insegnate, anche se le prime azioni erano palesemente inutili. Ciò dà l’idea di quanto l’essere umano sia forgiabile attraverso l’educazione sociale, scolastica e religiosa».
Marco: «Alla fine cadiamo sempre nel problema del rapporto tra chi educa e chi è educato».
Nabla: «O tra chi domina e chi è dominato. Ciò nondimeno, quando si tratta di spiritualità e religione starei attento a non adagiarmi su conclusioni prettamente scientifiche e razionali, nessuno sa con quale misterioso strumento può agire il divino.
Sant’Agostino affermò che, per quanto i rappresentanti umani del verbo divino siano corrotti, c’è sempre un raggio di luce che riesce a far breccia nei cuori dei credenti».
Marco: «Spero sia vero».
Caro Nabla,
Vorrei soffermarmi su un passaggio del tuo post, anche in continuazione di un dialogo iniziato, qui e lì, che mi pare possa continuare nonostante il ritmo lento (sed gutta scavat lapidem).
Hai scritto:
il libro può essere il ponte che ci fa attraversare la vallata, ma le gambe dobbiamo metterle noi. A mio parere, non è stata la dottrina ad aver fatto grande l’ispirazione divina, quanto le opere sociali che questi maestri, ed i loro seguaci più autentici, hanno compiuto.
Io posso parlare, come tu sai, circa la mia fede, quella cristiana, e circa la mia religione, quella cattolica. Sulle altre non ho competenza.
Dunque sono sostanzialmente d'accordo con te, forse specificando che più delle opere sociali contarono e contano i rapporti umani. Infatti scrissi che la fede cristiana è più specificatamente il rapporto con una persona, Gesù, e che nell'economia del mio credo è primaria la catena ininterrotta di testimoni più che le parole scritte. Ovvero la Bibbia, il libro sacro, non è un sacramento. Per meglio chiarire queste affermazioni, mi permetto di ricopiare parte di un mio commento su un altro blog amico:
E poi in realtà una fede, quella cristiana, che non si basa su nessun libro, pur sacralizzandone alcuni (ma non sono i tipi ad essere sacri). Forse Gesù per prima cosa s'è messo a scrivere un trattato? No. Ha dato ordine ai suoi di farlo? No. E' una fede la mia che si basa sulla persona. Non è dal libro che sono stato battezzato. Non sono pagine di un libro che mangio per la vita eterna ogni settimana. Non è davanti ad un libro che ho confermato la mia fede, o che ci siamo sposati io e la mia dolcissima Lei. Se devo credere al sacro e al soprannaturale, lo faccio in quesi gesti che sono partiti da Lui e sono passati di mano in mano. Perché la mia è una fede viva. Questo mi insegna la Chiesa. Tra l'Eucaristia e la sindone (vista domenica scorsa), anche se scientificamente la prima è banale e la seconda è ancora misteriosa e per questo emozionante, io butto la seconda. Perché la prima è cibo, ma Cibo. La vita, assieme all'amore e alla libertà dell'uomo, è una chiave del Cristianesimo. Vita, Amore e Libertà così centrali che Gesù le propone assolutamente e eternamente. La Buona Notizia non è la sintassi del Vangelo, ma la Sua storia che mi parla quando io la leggo. Si tratta di persone, altro che lettere. Non solo aspetti spirituali ma, unitamente, anche carnali: la mia fede mi fa interessare alla materia e a ciò che la abita, in quanto viva, e alla sua libertà. Questo è il sacro del mio Dio, e il mistero che l'uomo ha osservato ma non ha ancora spiegato: vita, specialmente umana, in quanto coscienza, libertà e amore.
Giustamente fai notare che Gesù non si scelse come discepoli i dotti e i sapienti massimi dell'epoca, ma persone del tutto ordinarie e per questo rappresentative dell'umanità intera.
Ma penso avremo modo di continuare ancora il dialogo su questi temi. Ora devo andare.
Un saluto
Buona giornata
Complimenti piccolo-uomo per il bel commento, naturalmente sono d'accordo. Cari amici la fede in Gesù non si può spiegare ne studiare ma la si riceve solo per misericordia. "Chiedete e vi sarà dato" ma solo con umiltà, non so può chiedere e pretendere come molti credono.La fede è un dono di Dio del Dio che disse a Mose "Io sono colui che sono", quindi un Dio creatore. Purtroppo molta gente fà uno sforzo immane a cercar di capire e studiare le logiche di Dio, quando basterebbe solo un atto di riconoscenza verso il nostro Creatore, per avere tutto più chiaro.
A dire il vero, se si legge o si ascolta il Dalai Lama oggi, si può vedere che ciò di cui parla è sempre estremamente attuale, a partire dal fatto che esso sostiene che non bisogna accettare le sue parole dogmaticamente, ma anzi "provarle" con la propria logica e il proprio cuore.
E' chiaro e inevitabile che religioni millenarie si siano via via appesantite e distorte, poiché ognuno ha voluto aggiungerci del suo, ma i messaggi di queste... tradizioni, vanno presi come spunti da approfondire nel proprio cuore e nella propria vita (in parte come hai scritto anche tu nel testo).
Un saluto e... spero tu non abbia smesso di mantenere il blog! 🙂
Anche se seguo con immenso interesse,il Vostro colloquio " e spero di continuare a leggervi al più presto" le mie Certezze si assottigliano,mentre i miei Dubbi si moltiplicano
Serena Serata
Orto
salve,ho letto tutto il commento e' sono rimasto felice di come sono state spiegate certe cose,ho trovato il vero senso della spiritualita'.Noi dobbiamo conoscere noi stessi,scavando dentro noi stessi eliminando il nostro io egoistico ,e sopretutto ragionare col cuore . salve a tutti
Gli zen parlano della porta senza porta, tanto essa è stretta.