Npensieri banner
Naviga il sito in modo innovativo chattando con i contenuti! Fai domande e ottieni le risposte.
Chatta con Nabla
13 Febbraio 2007
Nabladue
Tempo di lettura: 4 minuti

Ai posteri l'ardua sentenza?

Nabla: «È raro che accenda la televisione. Durante una degenza da influenza sono caduto nella tentazione di guardarla per qualche ora, tempo che è bastato per farmi inorridire».
Marco: «Come mai? Non ti piacciono le nuove veline?».
Nabla: «No, tutt’altro. Era un documentario».
Marco: «E allora? Cosa hai visto di così orribile?».
Nabla: «Un gaudente presentatore televisivo troneggiava su un tappeto di cadaveri, raccontando la storia di un carnefice, al cui confronto Attila sembra un bambina innocente. Il terribile mostro è Gengis Khan. Il suo impero, nel periodo di massima estensione, è stato il più vasto di tutti i tempi: andava dai confini dell’Asia all’Europa orientale. L’estensione temporale non ha avuto la stessa grandezza di quella spaziale: l’impero mongolo è durato solo per un breve periodo di tempo (dal 1206 al 1368) e si disintegrò a causa delle dispute tra i successori del Gran Khan.

Il mio terrore non è stato provocato dal presentatore stesso ( ho sempre apprezzato i suoi programmi televisivi, è uno dei pochi che riesce a fare trasmissioni interessanti per un vasto pubblico) o dall’accurata ricostruzione storica, bensì dal modo in cui veniva qualificato il carnefice in questione: veniva definito “mito”*.
La cosa che mi ha turbato è che questo “ideale suggestivo che trascina” non si accontentava di conquistare, ma aveva piacere nel distruggere. Il suo esercito non aveva pietà per nessuno, solo un’insaziabile sete di sangue. Una campagna militare nella ricca e progredita Pechino, in cui già era stato inventato un rudimentale ma elegante sismografo, in grado di determinare in modo approssimato l’epicentro di un terremoto, trasformava la città in “un cumulo di ossa”, come è stato detto nel documentario. In cinquanta anni di dominazione mongola, la popolazione cinese è passata da cento milioni a sessanta milioni. In pratica, il “mito”, dopo aver conquistato i territori di altre popolazioni, uccideva gli uomini e i bambini e violentava le donne! Era un uomo assetato di sangue, che non ha dato alcun contributo all’umanità, se non a riguardo delle tattiche militari; per alcuni, a quanto pare, è un mito*».
Marco: «Però le vicende andrebbero interpretate storicamente. Indubbiamente, le civiltà dell’Europa di quei tempi non erano molto evolute sul piano etico».
Nabla: «Hai ragione, ma ti ricordo che già molti secoli prima la terra era stata solcata da personaggi come Buddha e Socrate. Per di più, in Europa viveva un certo San Francesco nello stesso periodo in cui Gengis Khan si dedicava con dedizione all’arte della crudeltà».
Marco: «In ogni caso lo storico non dovrebbe dare giudizi morali, ma soltanto descrivere».
Nabla: «Certo, ma la parola “mito” è eticamente neutra? Niente affatto, dà un valore positivo all’opera del personaggio leggendario. Insomma, questa mi sembra una mitizzazione del male!».
Marco: «Forse, nel documentario non veniva espresso il parere degli autori, ma è stato sottolineato che il popolo mongolo ha il mito di Gengis Khan».
Nabla: «Sì, allora è ancora più preoccupante. A questo punto non vorrei che tra mille anni nascesse un nuovo mito tedesco: un certo Adolf Hitler, grande condottiero e uomo politico che, nella prima metà del XX secolo, è riuscito a conquistare quasi tutta l’Europa in pochi anni».
Marco: «Il problema è che le persone devono trovare sempre qualcosa da venerare. In molte circostanze, non importata che l’oggetto di riverenza sia un sanguinario: è ciò che ha raggiunto ad averlo reso grande. Purtroppo, si dimentica il prezzo che altri hanno pagato affinché il mito prendesse forma».

Nabla: «Sono davvero i “miti” che fanno la storia o siamo vittime degli archetipi?».
Marco: «Secondo me siamo vittime degli archetipi. In verità, essi non sono i reali protagonisti; rappresentano solo un’idea in qualche modo consolatoria che, se presente, provocherebbe orrore, ma, in quanto passata e sepolta, diventa innocua, lontana, ideale e, dunque, ammirabile».
Nabla: «Infatti mi sono spesso meravigliato di come la storia che si studia a scuola sia scritta solamente da battaglie, guerre, morti e distruzioni, i cui personaggi principali sono soltanto i reggenti, gli eroi di guerra ed i ricchi. Il resto è un contorno che serve ai potenti per vivere il loro privilegio. Invece, la storia è fatta di persone comuni, da persone comuni. La rozzezza tende a farci porre l’accento sugli avvenimenti più sensazionalistici. Un po’ quello che succede quando guardiamo il telegiornale: sono l’eccezionalità e la crudeltà che fanno notizia. Il problema è che rischiamo di dimenticare tutto il resto. Se questo è ciò che sappiamo trasmettere, non dovremmo lamentarci quando gli adolescenti si lasciano vincere dal fascino della violenza. Gli antichi, sia in Oriente che in Occidente, avevano scoperto quanto lo sviluppo di determinati pensieri influisce direttamente sul comportamento e sulle azioni. In tal modo, noi aiutiamo i ragazzi a sviluppare “pensieri violenti” e, di conseguenza, gesti violenti. Non che bisogna tappargli gli occhi, intendiamoci, ma non dovremmo neanche erigere statue in onore di personaggi malvagi come Gengis Khan. Paradossalmente, nello stato ideale di Platone si cade nell’errore opposto, cioè quello di censurare le opere che palesano le parti oscure dell’animo umano, per mostrare solo esempi di virtù sublimi e divine. Ovviamente i due eccessi non rappresentano quello che è la reale natura umana. Ad ogni modo, come negli scritti di filosofi idealisti si esaltano solo le luci, nella cultura dominante, si tende troppo spesso ad enfatizzare gli aspetti peggiori dell’essere umano. Insomma, anziché cercare un’armonia tra gli elementi oscuri e quelli luminosi, si ha sempre la propensione a mostrare gli aspetti più cupi. Guardando la televisione di oggi (ed il teatro tragico di ieri) non possiamo negare questo fatto.

In conclusione, il pensiero ha un grande potere sul nostro modo di vivere e sulle nostre azioni. Si dice “siamo ciò che pensiamo”. La mente ha un’influenza enorme sulla vita dell’uomo, al punto che molte filosofie ritengono che il mondo si esaurisca nella stessa mente. Il modo in cui nutriamo la nostra mente influisce direttamente su noi stessi e sulle relazioni con gli altri. I pensieri sono come semi, stiamo attenti a quello che seminiamo».
Marco: «Siamo d’accordo».

Il mito di Gengis Khan . Nel vocabolario italiano:

* mito:
est. fatto o personaggio divenuto leggendario
meta irraggiungibile, sogno irrealizzabile, ideale suggestivo che trascina.
Nel linguaggio degli adolescenti, persona dotata di eccezionali qualità e spec. di grande fascino, che è ammirata con entusiasmo.

37 comments on “Ai posteri l'ardua sentenza?”

  1. Non me la sento di commentare con l'obiettività del caso.

    Sto post va digerito.

    Piero Angela ... ma anche lui ha le veline, ora?

    Carlo Poppo ! Salvaci tu !

  2. L'ho visto anche io lo special su Gengis Khan. Sono i messaggi della tv a essere sbagliati, i giovani spesso agiscono per emulazione. Oggi mentre facevo benzina mi è andato l'occhio a svastiche sui muri e ho pensato: ancora così stiamo?

  3. Be', i miti, "personaggi divenuti leggendari", non è detto che siano tali per il bene apportato. Può essere leggendaria la crudeltà.

    Certo, la definizione "ideale suggestivo che trascina" fa venire brutti pensieri...

    Spero che questo personaggio (Gengis Khan) che ha espresso tutto se stesso nell'idea di distruzione rimanga sempre leggendario nella sua negatività.

    Certo, l'idiozia dei pirlotti che inneggiano a simili mostri (come i disegnatori di svastiche) sembra non aver fine. Altro fallimento del modo di educare, della scuola e di quell'entità a quanto pare sacra che è la famiglia.

  4. ? Sporealvento: ancora le veline non le ha per fortuna, però preferisco quando parla di scienza…

    ? lamiranda: io, ai tempi del liceo, ho conosciuto anche persone che si sono tatuati la svastica…

    ? Antonio Cane: Purtroppo la storia tradizionale che si studia, secondo me, focalizza troppo l’attenzione solo su battaglie e guerre, trascurando spesso modi di vita, culture e pensieri delle popolazioni. Per me, dovrebbe essere il contrario.

    Una volta mi è venuto un atroce dubbio (spero sia frutto di una mente bacata) : non è un modo per abituare all’idea della guerra fin da bambini?

    ? si, Wil, giustissimo, però il problema è che non è stato presentato come personaggio simbolo della crudeltà, piuttosto ne sono state esaltate le imprese…

    Ciao!

  5. Sicuramente ciò che cambia la storia sono delle azioni eclatanti che innescano però dei mutamenti che vengono pian piano metabolizzati dalla società e restituiti alla storia sotto forma di nuove corrwenti, abitudini, assetti politici...

    Però i casi eclatanti li fanno anche, fortunatamente, persone come Gandhi.

    Ricordo di una suora, molto intelligente e studiosa di teologia, che discorreva spesso con mia madre (completamente atea) sulla natura umana. Questa suora sosteneva che l'uomo nasce cattivo... e poi ciò che gli orbita attorno e il contatto con gli altri a far evolvere la sua personalità.

    ma sto andando fuori tema

    Ho visto anche io lo speciale in questione. E non è stato di certo l'unico speciale andato in onda su questo personaggio: purtroppo spesso i documentari per essere commercializzabili vengono iprontati su argomenti popolari, conosciuti (ecco perché il 60% dei documentari storici che vanno in onda sono sul nazismo e su hitler).

    E mitizzare il male assoluto, permettersi questo lusso solo perché sono passati migliaia di anni mi sembra veramente dabbenaggine.

    Sono convinta che invece il pubblico possa interessarsi anche ad argomenti un tantino più importanti...

    Insomma nei film come nei documentari ma mica ci vorrà sempre il sangue per fare audience!

    comunque bravo nabla come sempre a cogliere tutt gli stimoli e gli spunti che il mondo ti offre

    bravo bravo bravo

    baci

  6. Non vorrei fare un intervento "cinico" ma a volte occorre considerare l'epoca storica e lo stato di "evoluzione etica" a cui l'uomo è giunto. Per questo Gengis Khan al suo tempo compiva azioni commisurate all'etica del tempo. In questo credo vada inserito il giudizio storico di Piero Angela: certo non a tutti questo messaggio può essere chiaro!

  7. Le conquiste portano inevitabilmente a guerre sanguinarie e presenze inquietanti...ma fortunatamente la storia non è fatta solo di guerre...ci sono stati personaggi che con il loro carisma e la loro intelligenza hanno saputo lasciare un'impronta indelebile nella storia...abbiamo avuto la presenza nefasta di Hitler.. ma altre presenze quali M.L. Kingn,Gandhie uomini che hanno dato la loro vita per costruire una realtà vivibile.

  8. Diciamo che potrebbe risultare un po' tirata come attinenza al post; ma volevo comunque segnalarla. Forse Ranieri (neo allenatore del Parma) non ha visto quello special. Ma a quanto pare non ne aveva bisogno. Si è presentato in conferenza stampa spiegando che non può fare feriti: Farà solo morti; o con lui o contro di lui. Lo sport come metafora della vita. Ma, ripeto, non è detto che Gengis khan sia un mito per Claudio Ranieri. Però è fin troppo diffusa una certa cultura "belligerante". Se anche nello sport si usano certe similitudini siamo proprio messi male.

  9. Si carogizzy però volevo sottolineare che i nostri posteri potrebbero ricadere nello stesso tranello: in fondo poi gli Europei del primo XX secolo non erano così evoluti sul piano etico…il problema è non lasciare che l’alone del male, che ha circondato queste persone, si sgretoli sotto il peso degl’anni…

    Non dimentichiamo che 1200 anni prima di Gengis khan è nato Gesù, 1550 anni prima Siddhārtha Gautama e ottocento anni dopo, in un mondo che dovrebbe essere evoluto sul piano etico, i sanguinari e i loro fedeli ancora esistono...

    ? almost: grazie per aver ricordato Gandhi….un vero mito…

    ? minidoll: per fortuna esistono anche gli eroi positivi come dici tu.

    ? CBicp: grazie ciao

    CIAO!

  10. A me quel Gengis Khan li sta proprio antipatico. Prima perchè ha fregato ai romani il primato dell'impero più grande della storia, poi perchè ha avuto più di mille figli ( sarà forse per questo che i cinesi si somigliano tutti?) e infine perchè quando e morto sono stati uccisi quaranta cavalli e quaranta donne vergini per seppellirli con lui (per il suo divertimento dopo la morte). Insomma tutto questo clamore solo perchè lui ammazzava tutti.

  11. la storia è storia, non ha alcuna componente morale ne' etica, chi la racconta dovrebbe raccontarla e basta senza mitizzare e senza condannare, ghandi è buono gengis khan è cattivo...alessandro magno era buono o cattivo ? i cartaginesi sono buoni o cattivi? giulio cesare? nerone? avete mai pensato come nella nostra mente venga tutto ricondotto a categorie un po' troppo semplicistiche per descrivere la complessità dl mondo reale? la storia caro nabla l'hanno fatta anche i condottieri sanguinari e anche le loro vittime, e anche quelli che nei libri di storia non ci sono, ma che ogni giorno vivevano la loro "banalissima" vita...ci sarebbe poi da riflettere su chi racconta la storia e su come la si racconta, probabilmente molta della storia che conosciamo oggi non è mai esistita o è esistita in forme molto diverse da come viene raccontata...ma questa è un'altra storia , perdonate il gioco di parole...infine scusate la provocazione, ma ancora ve vedete Piero Angela?!

  12. Hai ragione nabla a ricordarci questi personaggi storici "positivi" erano nati tempo prima.

    Però quando parlo di etica intendo (scusate il pessimo termine ...) di "etica media" e l'influenza su quest'ultima è relativamente recente. Non dimentichiamoci che le masse hanno la possibilità di accedere alla lettura diretta dei Vangeli piuttosto che di altri scritti "positivi" non da molti decenni.

  13. Definirei gossip storico un certo tipo di approccio alla storia. E il gossip va di moda.

    Ma la storia è fatta di grossi eventi per cui anche negativi e di grandi forze es. carestie che descrivono lo sviluppo umano, il giudizio è necessario per poter dal passato indirizzare lo sviluppo futuro. E il giudizio ha bisogno di criteri e in giro ne vedo pochi, usati ancor meno.

  14. ? caroziggy: si, hai ragione, ho capito quello che vuoi dire...

    Per dare qualche informazione in più, le tribù dei mongoli avevano una struttura sociale ancora preistorica ed erano analfabeti, si trattava di una vera e propria controciviltà.

    ? Ingfra: “la storia è storia, non ha alcuna componente morale ne' etica” non sono assolutamente d’accordo, tanto che la storia viene definita “maestra di vita”.

    In secondo luogo quando si fa storia è impossibile non fare storiografia, lo storico o il divulgatore, in quanto uomini sono filtri interpretativi.

    Concordo invece sul fatto che la storia la scrivono anche i personaggi sanguinari ma come ho detto nel commento 5: Purtroppo la storia tradizionale che si studia, secondo me, focalizza troppo l’attenzione solo su battaglie e guerre, trascurando spesso modi di vita, culture e pensieri delle popolazioni. Per me, dovrebbe essere il contrario.

    ? criminale: simpatico non mi è di certo neanche a me…ovviamente i Mongoli fanno a gara per dimostrare di essere loro diretto discendente.

    ? factum: hai ragione probabilmente si stanno perdendo i criteri per il giudizio...

    CIAO!

  15. oggi come allora si parla solo di guerre, di omicidi, di squarci orrendi, morti assurde...attualmente non credo che la sete di sangue e di vendetta sia stata sedata!:)

    Ciaoooooo...ci vediamo da Odifreddi!

  16. ? dollyboop:ciao amica arrivederci da Odifreddi...

    ? Seplasia e FanArt: per fortuna nella nostra cultura le loro traccie si affievolistono presto...a parte qualche pazzo che ogni tanto se ne ricorda e allora sono guai....

    ciao

  17. Come una volta mi ha ricordato Vegekuu in un commento ad un mio post, riportando le parole di Gandhi:

    Il mondo è tenuto insieme da vincoli d'amore e dedizione. La storia non registra i quotidiani episodi d'amore e dedizione. Registra solo quelli di conflitto e guerra. Gli atti d'amore e generosità sono molto più frequenti dei conflitti e delle dispute.

  18. Quoto IngFra, caro Nabla... mi pare che nel tuo controcommento ci sia un equivoco di fondo... la storia in sé non ha componenti etiche, la storiografia sì... tant'è che la "positività" o "negatività" morale di molti personaggi dipende dal giudizio di chi li interpreta...

    Tanto per fare esempi banali... nel nome di "pacifisti" come Gesù Cristo o Maometto si sono compiute stragi inenarrabili dalle crociate in poi (e ancora non è finita, a quanto pare)...

  19. La storia la scrivono i vincitori, si è detto da più parti. E questi, si sa, non hanno uno spirito critico molto sviluppato. C'è una cosa che è difficile sradicare negli uomini: il "rispetto" tributato a chi dimostri di essere "forte". Esiste un piano militare/strategico che prescinde da giudizi morali; si valuta il "valore", la capacità di prevalere. Dipende poi anche dalla cultura nella quale si vieni forgiati. Ma, che piaccia o no, il mito dell'uomo forte che "mette le cose a posto" si rinnova attraverso i secoli. C'è anche chi rimpiange la grandezza dei Romani. Fecero solo cose buone? Grande civiltà, certo. Ma quando si è conquistatori qualche ingiustizia la si commette. Qualche commento più in su si argomentava (con qualche ragione, credo) che l'etica muta col tempo e che secondo i canoni di allora anche un Gengis Khan poteva essere considerato una sorta di icona. Se volete c'è anche il discorso tutto teologico sulla bellezza del demonio, il fascino perverso del male. La violenza, in ogni sua gradazione, fa paura se si pensa di doverla subire; ma se si trova una "giustificazione morale", se si riesce ad illudersi di avere diritto a servirsene, allora viene accettata di buon grado. I grandi condottieri sono stati prevalentemente dei carnefici. Il fatto che le loro figure non siano ricordate con una forte censura morale spiega come mai sia tanto difficile ancora oggi opporsi a quanti ritengono l'uso della forza e della prevaricazione l'unico rimedio efficace contro i soprusi. A qualunque livello vengano commessi.

  20. ? Midsef: era proprio qui che volevo arrivare…grazie

    ? Cosimopiovasco: ragazzi ma come si fa a dire che la storia non ha componenti etiche?? Ma che la studiamo a fare?? Per avere un elenco di eventi?? Io dicevo proprio questo: non si studierà mai storia come un elenco di eventi e datemi il nome di uno storico che scrive storia facendo un elenco di eventi (e anche se fosse quell’elenco è sempre frutto di interpretazioni)…appunto storia e storiografia non sono separabili…

    Anche per fare stragi in nome di pacifisti c’è un’interpretazione della storia dietro o no??

    ? Fumblindog: analisi impeccabile … quello che mi chiedo è se l’uomo tende anche al Male perché è una forza che contrasta e contrasterà sempre il Bene oppure prima o poi l’uomo tenderà al Bene assoluto…

    ? isadee: è vero…

    CIAO!

  21. quando dico che la storia non ha una componente etica intendo , come nota cosimopiovasco, che non ne ha una intrinseca. La componente etica ce la mette lo storico, in base alla sua sensibilità , al suo credo politico, alla sua onestà.Una storia che oggi appare "cattiva" in un altro posto nel mondo e in un altro tempo può apparire buona. 50 anni fa in germania sterminare gli ebrei era un bel passatempo e non lo era solo per il cattivissimo hitler tanto per fare un esempio...oggi io leggo dei lager e in base alla mia cultura ne traggo un giudizio, una componente morale, che non è intrinseca al fatto in se'. Il rapporto tra storia e pettegolezzo storico è lo stesso che c'è oggi tra informazione e pettegolezzo giornalistico;in TV non si parla di chi quotidianamente fa la storia dando piccoli o grandi contributi al progresso dell'umanità, non si parla di chi studia e lavora, non si parla di chi fa del bene, tra 200 anni nessuno parlerà di noi, ma parleranno delle guerre in irak e noi saremo descritti come facenti parte di una società che vuole contrastare l'avanzata mussulmana nel mondo, o chissa' cosa...la storia tr ale sue caratteristiche ha quella di ripetersi...purtroppo...

  22. ?IngFra: Io ritengo che non dobbiamo confondere interpretazione ed etica. Lo storico da una sua interpretazione, la componente etica è presente nell’atto storico.

    Converrai con me che il relativismo etico di cui parli non può reggere altrimenti verrebbe meno lo stesso concetto di etica.

    Per fortuna anche in Germania 50 anni fa, c’erano molti che erano contro Hitler e, a quanto sembra anche fuori dalla Germania, senza considerare che i contemporanei non erano a piena conoscenza di quello che succedeva.

    L’ultima parte del commento riassume proprio quello che volevo dire con questo post.

  23. Ribadisco non avrebbe senso un’etica a posteriori come dici tu. A che servirebbe?? L’etica va applicata dai “presenti “ al presente ed ha la pretesa, come scienza, di trovare canoni universali. Come tutte le scienze può mutare (la fisica non lo fa?) ma l’etica, in quanto scienza deve cercare regole universali.

    Non penso che solo tu, con la tua etica, avresti condannato l’olocausto. Lo hanno fatto molti contemporanei e lo avrebbero fatto molti, molti anni prima che nascesse l’etica di Ingfra altre etiche…

    ciao

  24. nel fatto storico c'è l'etica contingente,c'è l'etica di gengis khan e quella dei tedeschi negli anni '40, non c'è la nostra etica...la parola greca ethos da cui etica deriva indica la consuetudine, l'etica è essa stessa un concetto relativo...non c'è un'etica universale, immutabile nel tempo e nello spazio, lo storiografo dovrebbe essere un mero cronista, ma quasi mai è possibile raccontare qualcosa senza infilarci dentro un minimo di giudizio e il giudizio è condizionato dall'etica dello storico, lo stesso fa il lettore, altrimenti verrebbe a cadere il tuo concetto di "maestra di vita", per imparare devi giudicare e per giudicare devi mettere in crisi un concetto se vuoi un insegnamento etico dalla storia devi mettere in crisi l'etica contingente....ancora una volta arriviamo su strade leggermente diverse a conclusioni simili....un'ultima cosa...purtroppo molti sapevano, le stelle gialle cucite sui vestiti degli ebrei, i rastrellamenti, le "sparizioni" erano sotto gli occhi di molti, anche in Italia, ma io ora sto giudicando con la mia etica, che è figlia anche di quei massacri....

  25. L'etica è dettata da chi vince. Sempre. E' una costruzione umana che nulla ha a che vedere con la realtà e che ha le sue radici nel conflitto tra genoma e raziocinio.

    C'è solo un modo, uno solo, per far sì che tutto questo cessi: scegliere consapevolmente l'estinzione, smettendo di procreare. La vera colpa è la trasmissione della vita.

    Un saluto

  26. A quanto pare la logica dell'impressionare non guida solo la scelta delle notizie attuali da divulgare ma anche la scelta di quelle storiche....far impressione poi dà sempre due risultati: lo spavento che ci porta a voler dimenticare quello che abbiamo ascoltato o l'abituazione che ci porta a desensibilizzarci...in entrambi i casi mi sembra un grossa sconfitta....

  27. Il problema è questo: ogni sistema di convivenza basato su una visione etica non può che essere fondato sull'incapacità giuridica e sulla perseguibilità di ogni dissidente. Ogni bene pretende un male, pretende dei pagani da opprimere. Definisci un ideale e diffondilo: presto ci saranno apparati armati studiati per difenderlo e imporre il suo Verbo, la sua Verità. Così in un ipotetico regime animalista vegano, sarebbe considerata del tutto giusta l'uccisione di Stato di chiunque anche solo dia un calcio a un cane. Già oggi l'animalismo tende a degenerare nel culto di un Dio Animale, in cui anche un bambino sbranato da un rottweiler è considerato irrilevante: se è stato ucciso è colpa SUA. Cosa dire di quei terroristi che ogni anno in America uccidono medici abortisti in nome della Vita? O di quei pazzi che dicendosi nonviolenti lanciano cubetti di porfido contro le vetrine e la polizia? Ogni volta che sento dire: "nessuno tocchi Caino" odo anche "impicchiamo Abele". Ovunque si vede il culto dei diritti umani che degenera in esaltazione dei grassatori e del più vile ladroneccio. Si fa sempre più fatica a distinguere tra slancio filantropico e incoerenza dello spirito. Nessuno pensa che questi siano segnali ben più allarmanti del ricordo di Gengis Khan o di Hitler? Svegliamoci: la società ha l'Alzheimer!

    "Il mondo è tenuto insieme da vincoli d'amore e dedizione..."

    Certo, certo. Mi chiedo perché nessuno citi mai il modo in cui il "Mahatma" trattava sua moglie, e la sua idea tutt'altro che progressista sulle donne...

  28. ? antares666: nel bene o nel male la vita continua e continuerà a trasmettersi perché è la sua stessa natura, non puoi fermarla.

    Quello che dici sulla diffusione di un ideale è vero, la storia spesso lo ha dimostrato.

    L’ideale, il bene presume l’esistenza di una sua difesa anche contro la violenza.

    Quale difesa? Come hai detto tu la difesa può sfociare nell’imposizione, nella difesa coercitiva.

    Ma il male non sta nell’azione in se, sta nell’ intenzione, nella volontà dell’azione. Nel volere il Bene o nel volere il Male.

    Potrei condannare un uomo che avesse ucciso Hitler ? personalmente no. L’azione in se, non ha male, è la volontà che lo ha. L’etica dell’azione è un’etica puramente “finalistica”.

    Ecco quello che distingue un Gengis Khan da un Gandhi. Due volontà opposte, in uno quella di morte, nell’altro quella di vita.

    L’intenzione di chi ha diffuso la notizia di un Gandhi selvaggio con la moglie (che conoscevo anch’io ma non sembra avere tutta questa attendibilità) è quella di sminuire il valore dell’azione di Gandhi che non cambierebbe affatto neanche se fosse vera.

    Un saluto

    ? scheggia236: si, il criterio sembra essere quasi lo stesso come hai fatto notare nel tuo ultimo post…

    ? minidoll74: grazie buona notte

    CIAO!

  29. No, non vorrei mai vivere in un mondo come quello che si prospetta. Dove tu vedi "etica dell'azione e delle intenzioni" io vedo soltanto contraddizione in termini e quindi impurità. L'aver dimostrato l'inesistenza di DIO non è stato sufficiente. I suoi vecchi adoratori, come scriveva Nietzsche, si sono prostrati ad adorare un somaro. Gioite tutti! La Festa dell'Asino ha inizio!

    Terrore democratico? Nonviolenza cainista? Tolleranza inquisitoria? Discriminazione umanitaria?

    Censura liberale?

    NO GRAZIE.

    IO DICO NO ALLA MENZOGNA

  30. consiglio un libro di storia che non sia un sussidiario. prenditela col programma tv. il popolo mongolo ne ha da essere orgoglioso. leggi, unità, stabilità....

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

linkedin facebook pinterest youtube rss twitter instagram facebook-blank rss-blank linkedin-blank pinterest youtube twitter instagram