La solitudine: condanna o salvezza?
"La solitudine può essere una tremenda condanna o una meravigliosa conquista". Bernardo Bertolucci
Siamo nel cuore di un periodo in cui il mondo sembrava essersi fermato, dove il silenzio delle strade contrasta con il tumulto delle menti costrette all’isolamento. Siamo nell’epoca della pandemia di Covid-19. È l’anno in cui il tempo è stato rallentato. Il distanziamento fisico, imposto come misura precauzionale, ha portato con sé un distanziamento emotivo e sociale.
Le trame delle nostre esistenze si sono sfilacciate, allontanandoci da amici, parenti e da tutte quelle presenze che abitualmente tessono il nostro quotidiano. Le porte delle nostre case si sono chiuse per lasciar spazio alla solitudine.
La maschera e lo spettro della solitudine
Fin dalla tenera età, la solitudine non ha mai rappresentato per me un abisso da temere, bensì un rifugio in cui ritrovare me stesso. La quiete dell'isolamento era il mio santuario, un luogo in cui potevo ricaricare le energie. Immersi nella moltitudine, ci si trova spesso a indossare maschere, pesanti veli che celano la nostra vera essenza. E queste maschere, per quanto possano sembrare ben fatte e realistiche, gravavano sul volto come macigni.
Come ha scritto Luigi Pirandello:
Luigi Pirandello
Secondo la concezione di Pirandello, la maschera è quell’identità che ogni individuo sceglie (o per meglio dire, "è scelto"). L'individuo si immedesima in tali maschere per poter interpretare il suo ruolo all’interno della comunità. Nel profondo labirinto della condizione umana, Pirandello ci conduce in una riflessione sottile e penetrante sulle molteplici identità che assumiamo.
Non è forse inquietante, come suggerisce il grande drammaturgo, che la nostra esistenza sia un continuo alternarsi di maschere?
Ogni situazione, ogni incontro, ogni sguardo scambiato ci spinge a indossare un volto diverso, come attori su un palcoscenico in cui la vita stessa è la pièce rappresentata.
Con la famiglia, indossiamo la maschera del figlio devoto, del fratello protettivo o del genitore amorevole. Nel contesto lavorativo, ci trasformiamo, adattando il nostro volto alle esigenze del ruolo: il collega collaborativo, l'impiegato diligente o scapestrato, il capo autorevole. E con gli amici? Ah, con loro la danza delle maschere diventa ancor più complessa. Con l'amico X, potremmo essere quelli spensierati, coloro che sanno solo come divertirsi; mentre con l'amico Y, assumiamo il ruolo del consigliere, del saggio che guida.
Ma in questo incessante gioco di riflessi e ombre, dove si trova il nostro vero io?
Pirandello ci invita a interrogarci, a sondare le profondità dell'anima, a cercare quella verità nascosta dietro l'infinita serie di maschere. E forse, in questo viaggio introspettivo, potremmo scoprire che la vera essenza dell'essere risiede non nella maschera che indossiamo, ma nel momento in cui scegliamo di toglierla.
Viviamo in un mondo che non ci invita a rivelare la nostra vera natura, ma piuttosto a proiettare un'immagine distorta, un'ombra dei nostri desideri più superficiali e immaturi. In questa danza di apparenze, siamo pronti a sacrificare gli altri e, cosa ancor più tragica, noi stessi, in nome di un'immagine falsata, effimera o narcisistica del nostro essere.
È una caratteristica della nostra società: mostrarsi autentici può portare a conseguenze sgradite.
Le maschere che scegliamo di indossare ci offrono protezione ma, al contempo, ci privano della sincerità, rendendoci come zombi che si muovono nel palinsesto di una vita sociale in cui proiettiamo solo immagini monodimensionali di noi stessi. “La vita, non è che un’ombra che cammina” direbbe Shakespeare.
La solitudine come fonte inesauribile di creatività
La solitudine, spesso percepita come un vuoto da colmare, può trasformarsi in un fertile terreno per l'anima creativa. È in questi momenti di ritiro e riflessione che l'artista, il pensatore o il sognatore possono attingere alla linfa vitale dell'ispirazione, liberi dalle distrazioni e dai rumori del mondo esterno. Questa quiete interiore diventa un laboratorio di idee, un luogo sacro in cui nascono e si sviluppano visioni originali e profonde.
Al contrario, l'aggregazione, pur essendo fonte di condivisione e apprendimento, può talvolta condurre a sentieri già battuti. La continua esposizione alle idee altrui, se non filtrata con discernimento, può portare all'imitazione passiva, a un'appiattimento mentale dove la novità e l'originalità vengono soffocate. Inoltre, in certi contesti, l'aggregazione può alimentare una pericolosa volontà di potenza, un desiderio di dominio e prevaricazione che non mira a un autentico arricchimento reciproco, ma piuttosto a un'affermazione egoistica e fine a se stessa.
Riflessioni sull'isolamento: un cammino verso l'autenticità
In questi tempi di forzato isolamento, dovuto alla pandemia del coronavirus, si apre davanti a noi un'opportunità unica: quella di guardare dentro di noi con occhi nuovi e di riscoprire il nostro vero volto. Questo periodo, pur essendo segnato da sfide e incertezze, può diventare un fertile terreno di introspezione e crescita personale.
La solitudine, spesso temuta e evitata, può ora trasformarsi in un prezioso alleato, invitandoci a riflettere su chi siamo veramente, lontano dalle maschere e dalle rappresentazioni sociali. È un momento per distinguere tra le sofferenze innate del nostro essere e quelle imposte dalle circostanze esterne.
Nella confusione frenetica della vita non capiamo ciò che viene da noi stessi e ciò che viene proiettato su di noi dalla società. Ora è il momento di fare chiarezza. E mentre il mondo esterno sembra aver rallentato, il nostro mondo interiore ha l'opportunità di fiorire.
Perché, come sostiene un antico e (forse eccessivamente citato ma non praticato) adagio, se non si trova pace dentro di sé, sarà difficile trovarla altrove. E in questo silenzio, potremmo scoprire che la vera vicinanza non è tanto fisica quanto spirituale e emotiva.
Che questo periodo di reclusione possa dunque servire come un ponte verso una maggiore comprensione di noi stessi e degli altri, e che possa illuminare il cammino verso un'autenticità sempre più profonda e sincera.
Robert Cecil
Parola chiave #Solitudine