Caso, destino e libero arbitrio
Piedi nudi che lasciano impronte sulla sabbia, pronte ad essere cancellate al passaggio di altre vite, altre storie. Orme che rimangono giusto il tempo di poter fissare i ricordi, le sensazioni, le emozioni. Il mare nel mese di Maggio ha un’aria particolare, una bellezza che rilassa, che mette in armonia.
I colori sono più vivi e … Se Marco dovesse immaginare un mondo, avrebbe il clima di Maggio. Forse solo perché è il suo mese, ma è il mese in cui si sente meglio.
Marco è al mare con un amico e si gode la giornata. Dopo una settimana di intenso lavoro, finalmente i due ragazzi si rilassano, leggono, parlano e guardano le ragazze che passano: i primi costumi dopo un anno.
«Carina quella eh».
«Sì,l’amica è più carina però».
«Va bene, affare fatto. Tu prendi l’amica».
«Ora manca solo un dettaglio».
«Quale? »
«Bisogna vedere loro cosa ne pensano».
«Hai ragione. Me ne ero quasi dimenticato...».
«Andiamo a conoscerle? ».
Si avvicinano, chiedono il nome alle ragazze che gentilmente rispondono. Iniziano a parlare del più e del meno e non si rendono conto del tempo che passa. Marta e Anna sono due ragazze molto carine e hanno quell'intelligenza tipicamente femminile che ai due ragazzi piace molto, ma alla fine scoprono che sono fidanzate.
I due tornano alla loro postazione, sconfortati e con un po’ di malinconia.
«Cavolo! È sempre così, se ti interessa qualcuna è fidanzata».
«Ah, a chi lo dici!».
«La prossima volta, la prima domanda che dobbiamo fare è chiedere se sono fidanzate».
«Chi sa dove sarà?».
«Dove sarà chi?».
«La mia anima gemella».
«Tu credi che esista una sola anima gemella ?».
«Se tagli o rompi una mela a metà, per quanto le due parti possano essere brutte o deformi, quando si uniscono riprendono la loro originale bellezza e perfezione geometrica. Quindi io cerco l’altra metà della mela».
«Se fosse come dici tu, tutto sarebbe scritto e niente sarebbe lasciato al caso. Nel tuo universo anche la vita amorosa è già determinata a priori, dato che c’è una sola figura che può incastrarsi perfettamente con la tua. Non ti sembra una filosofia eccessivamente deterministica».
«Sinceramente (forse in modo ingenuo), da un po’ di tempo non vedo più questo problema. Mi sembra che quello del destino o del caso sia uno dei soliti enigmi che riempiono libri e danno buoni argomenti di conversazione, ciò nonostante sono pressappoco inessenziali».
«Cosa vuoi dire?»
«Voglio dire che caso e destino hanno lo stesso impatto sulle nostre esistenze. Sono la stessa cosa».
«In che senso? In realtà sono concetti antitetici».
«Prima di tutto non sono concetti assoluti. Un evento è casuale o predeterminato in base a circostanze contingenti. Spesso, viene usato il “lancio del dado” come esempio di casualità per eccellenza. In realtà, neanche il risultato del lancio è intrinsecamente casuale. Infatti, conoscendo forza, direzione di lancio, vento, attriti, ecc… si potrebbe calcolare precisamente quale faccia il dado andrà a mostrarci».
«E con questo? Per me che lancio il dado, ignaro di tutto quello che accade a livello fisico, esso è casuale».
«Proprio per questo, per “te” è casuale, quindi non è un concetto assoluto. Voglio dire che se dovessi definire il caso, lo definirei come una circostanza che non ho la possibilità di determinare. In realtà, nel mondo fisico macroscopico nulla è imprevedibile e quindi niente dovrebbe essere frutto del caso. Se andiamo a livello microscopico la solita meccanica quantistica ci fa entrare in un universo in cui non è possibile prevedere tutto. Esistono delle limitazioni e delle proprietà della materia che rendono alcuni fenomeni incerti o indeterminabili a priori. Altri possono essere determinati solo a livello statistico. Possiamo stabilire quale sia la probabilità che un dato fenomeno accada o meno».
«Quindi, nella meccanica quantistica ammetti il caso».
«Sì, ma solo in quel caso (scusa il giro di parole). Infatti, a livello macroscopico tutto può essere determinato con certezza, a patto di conoscere le leggi fisiche che regolano i fenomeni e le condizioni al contorno. Dunque, per noi esseri umani, non ha molto senso parlare di caso o destino. In maniera brutale, ammettiamo che il giorno x al momento y un masso investa l’auto del signor Gino. L’evento è frutto del caso o del destino?
In realtà, è la stessa cosa perché, Gino, non conoscendo né il caso né il destino non avrebbe mai potuto prevenire l’incidente. Dal suo punto di vista l’evento è sempre non prevedibile, altrimenti si sarebbe salvato. Sia che sia un dio a tessere le trame dello svolgersi del tempo, sia che sia una forza misteriosa ed imprevedibile il signor Gino non può cambiare gli eventi».
«Sì, però se il figlio di Gino avesse la possibilità di tornare indietro nel tempo. Se tutto fosse frutto del caso, avrebbe potuto cambiare gli eventi, altrimenti si sarebbe dovuto accontentare di essere spettatore inerme».
«Il problema di questi esempi è che, una realtà in cui fosse possibile tornare indietro nel tempo, non sarebbe la nostra realtà e dovrebbe rispondere a leggi fisiche differenti. È un ipotesi che non possiamo considerare in una discussione razionale, neanche per un esperimento mentale».
«Aspetta mi stai confondendo. Ora ti dirò come la penso. Se tutto è scritto significa che non posso cambiare nulla. Ti faccio un esempio. Considera degli attori su un palcoscenico. Essi devono seguire la sceneggiatura, le loro parole e le loro azioni sono già scritte. Prendi invece alcuni amici che si ritrovano assieme una sera. Cosa diranno? Cosa faranno?»
«Mi pare banale capire che per lo spettatore non cambi nulla, infatti non conosce né le battute degli attori né può indovinare cosa si dicano le persone che stanno mangiando una pizza. A questo punto, per risponderti, vorrei ampliare il discorso, analizzandolo dal punto di vista biologico.
Le caratteristiche fisiche e psichiche di un individuo dipendono, e sono determinate (per la scienza biologica) dal suo codice genetico. Ora, il suo codice genetico è determinato indipendentemente dalla sua volontà e deriva da fattori ereditari, e da errori casuali nella trascrizione del DNA. Ovviamente, l’individuo non può scegliere il suo DNA, perciò avrà caratteristiche fisiche e psichiche determinate. Non è libero di scegliere, ma viene gettato nel mondo in modo inconsapevole.
Può allora scegliere l’ambiente in cui nascere ed in cui riprodursi? »
«No, quello di certo non lo sceglie. Che stai tentando di dirmi che non esiste il libero arbitrio? »
«La scienza in un certo senso conduce a questa conclusione. Ovviamente, come al solito, non ci stiamo inventando nulla; è una vecchia storia: in un mondo in cui si consideri solo la materia e delle leggi scientifiche a cui la materia vivente (e non vivente) dovrebbe rispondere, il libero arbitrio viene meno.
In questo, la meccanica quantistica è l’unica parte della scienza che dà qualche speranza. Se in qualche modo, gli effetti quantistici si potessero sentire anche a livello macroscopico, allora avrebbe senso parlare di libero arbitrio anche in un sistema di pensiero che escluda parole affascinanti quanto misteriose come anima, spirito.
In aggiunta, secondo la meccanica quantistica, le particelle elementari, come gli elettroni, sono sia un corpuscolo (natura corpuscolare) che un’onda (natura ondulatoria).
A seconda degli esperimenti condotti dai fisici, l’elettrone può mostrare la natura particellare o quella ondulatoria. Lo stesso accade per la luce. Essa sembra un’onda, ma in realtà se stimolata in un certo modo può comportarsi come una particella. Cioè che ci compone è quindi materia nel senso proprio del termine ed onda, cioè energia pura in movimento, che essendo di natura elettromagnetica, può propagarsi anche nel vuoto».
«Affascinate. Forse in modo fantasioso, mi immagino come un grande nuvolone di energia che oscilla su se stesso, e che può avere una influenza istantanea su delle particelle che si trovano a molti anni-luce di distanza.»
«E questo è niente. Ora viene la parte interessante. Come abbiamo detto, la meccanica quantistica, a differenza della meccanica classica, può conoscere solo la probabilità di ottenere un dato risultato da una certa misurazione. Questa condizione di indeterminismo non è dovuta a una conoscenza incompleta dello stato in cui si trova il sistema fisico osservato, ma è da considerarsi una caratteristica intrinseca del sistema.
Non solo, ma lo stato di una sistema può risultare sospeso in una specie di limbo, e rimanere indeterminato fino a quando non si effettua la misurazione. A priori, si conoscono solo le probabilità che i vari stati si presentino come risultato della misurazione. A misurazione effettuata, sapremo qual è lo stato del sistema.
Una delle conseguenze più notevoli di questa nuova teoria fisica è il principio di indeterminazione di Heisenberg: esistono coppie di variabili (dette tra loro non compatibili), come posizione e impulso (velocità) di una particella, il cui valore non può essere, neanche in linea di principio, determinato simultaneamente con precisione arbitraria. Questo vale sotto ogni circostanza, indipendentemente dall'accuratezza sperimentale con cui vengono effettuate le misure. In pratica, è come se non potessi conoscere nello stesso istante, dove mi trovo con la mia macchina e a che velocità sto viaggiando.
Il fenomeno quantistico più sorprendente è l'entanglement: una particella che si trova in una regione di spazio ne influenza un'altra che si trova lontano quanto si vuole dalla prima, a patto che le particelle siano in una relazione quantica (entangled ). Dunque, nel caso in cui alcuni sistemi fisici siano correlati, ogni stato quantico di ciascuno dei sistemi fisici dipende dagli stati di tutti gli altri sistemi fisici che compongono l’insieme, anche se questi sistemi sono separati spazialmente. Ad esempio, assumiamo di avere due particelle correlate, di cui non conosciamo lo stato. Una volta effettuata la misura su una delle due particelle, determiniamo il suo stato e, di conseguenza, per l'entanglement quantistico, abbiamo determinato anche lo stato della seconda particella.
Per esempio, è possibile realizzare un sistema costituito da due particelle il cui stato quantico sia tale che – qualunque sia il valore di una certa proprietà osservabile assunto da una delle due particelle – il corrispondente valore assunto dall'altra particella sarà opposto al primo. Di conseguenza, in presenza di entanglement la misura effettuata su un sistema sembra influenzare istantaneamente lo stato di un altro sistema. È da notare che l'entanglement quantistico è in disaccordo con il principio di località, per il quale il passaggio di informazione tra diversi elementi di un sistema può avvenire soltanto tramite interazioni causali successive, che agiscano spazialmente dall'inizio alla fine di una serie di eventi. Ad esempio, secondo il principio di località, l’ultimo tassello di un domino cade perché c’è una catena trasmissiva che propaga la forza dal primo all’ultimo tassello in maniera continua. Esso inoltre viola la legge della relatività secondo la quale nessuna informazione può viaggiare a velocità superiori a quelle delle luce.»
«Quindi, se ho capito bene, prima di parlare di caso o destino, secondo te, dovremmo stabilire se esiste o meno il libero arbitrio, altrimenti la distinzione verrebbe a cadere. L’individuo non potrebbe sperimentare la differenza».
«Proprio così. La la scelta tra caso e destino è solo un riflesso di un dilemma irrisolvibile ma fondamentale, come quello del libero arbitrio».
«Ad ogni modo mi sembra che la meccanica quantistica sia il gemito profondo del libero arbitrio a livello fisico. Quantomeno, perché non esclude a priori alcuni eventi tra tutti quelli possibili, anche se afferma che certi eventi siano molto più probabili di altri».
Vedi anche:
Ciao nabla!
Da molto tempo non leggevo il tuo log dato il tuo lungo periodo di inattività e oggi mi sono detto: "Chissà se avrà ripreso a scrivere le sue perle" ed ecc che mi ritrovo a leggere questo post.
Il destino..... tempo fa in un mio post avevo scritto un appunto su cosa penso io del destino, un labirinto.... tutto è gia scritto ma siamo noi a decidere quale via prendere...
Questo è il link:
http://panoramanelmondo.altervista.org/blog/?p=11
come avrai potuto vedere il mio blog ha cambiato indirizzo
Certo Il determinismo della fisica non lascia spazio al caso, anche tenendo conto del principio di indeterminazione.
Va però ricordato che esso si riferisce solo al mondo microscopico, infatti è espresso dalla relazione:
|dq*dr|>= (h/2pigreco)
dove:
dq= errore nella determinazione della quantintà di moto( quindi della velocità)
dr= errore nella determinazione della posizione
h= costante di Plank che vale circa 6 *10-34 Js, una quantità piccolissima
Ricordando che q=mv abbiamo:
|dv*dr|>=h/2pigreco*m
e quindi 'indeterminazione è fondamentale quando m è molto pidccola e trascurabile peri i corpi macroscopici.
Quindi ritorniamo al dilemma: Nel mondo in cui NOI viviamo esiste il caso o è tutto determinato?
rispondo: i nostri pensieri hanno natura fisica o sono frutto della nostra anima?
quindi se hanno natura fisica esiste il destino, è tutto determinato, altrimento no....
Complimenti!
hai letto "Dio e la scienza" ?
il tuo post di oggi mi ricorda molto quel libro.
Cosa ne pensi di quel testo?
Ho bisogno l'opinione di un esperto.
ma tu sei laureato in fisica?
salutos
LucaRoberto
Ciao Peppe grazie per la visita e per il tuo interessante contributo. Hai fatto bene ad inserire una piccola parte di trattazione matematica che io non includo nei post perché farebbe scappare molti lettori. E poi, per capire il senso delle cose, penso che,alle volte, sia fuorviante perdersi in tecnicismi (che, in ogni caso, sono molto interessanti).
Comunque ho trovato queste dispense interessanti che danno un trattazione matematica semplificata della meccanica quantistica: http://www.dmf.unicatt.it/~borgonov/DIDATTICA/seminari/cal.pdf
Qui si trova un altro compendio:
http://www.science.unitn.it/~moretti/cap6.pdf
Per quanto riguarda quello che hai scritto:
“rispondo: i nostri pensieri hanno natura fisica o sono frutto della nostra anima?”
“quindi se hanno natura fisica esiste il destino, è tutto determinato, altrimento no….”
Il problema che cercavo di evidenziare è proprio questo. Come avevamo discusso qualche tempo fa in materia e non materia , ci sono fenomeni che non si possono racchiudere nell’ambito dei semplici fenomeni materiali, o quantomeno, ci si trova in imbarazzo quanto tentiamo di inserirli in una delle due categorie: materia o anima. In questo senso, se il pensiero rispondesse alle leggi della meccanica quantistica conserverebbe il suo stato di materia fisica senza, per questo, escludere la libertà (infatti nella fisica quantistica si parla di probabilità che un fenomeno accada, non v’è certezza assoluta).
Ciao Luca, non ho letto “Dio e la scienza”, magari lo metto in lista tra le prossime letture,poi ti dico cosa ne penso. In ogni caso, sono laureato in ingegneria, ma ho studiato meccanica ed elettronica quantistica perché faceva parte del mio percorso di specializzazione. Anche se oggi mi occupo di tutt’altro, non ho perso la passione per questa disciplina, ma vivo solo di ricordi che però ogni tanto devo rinfrescare :):
Un saluto
🙂 avevo avuto anche io l'idea che se si trattasse l'anima da un punto di vista quantistico, e quindi gli si desse natura fisica, si ammetterebbe il caso...
forse la natura psicica combacia proprio con quella fisica quantistica
Tanta parte del materialismo contemporaneo nasce proprio dall'esclusione (comoda?) di tutto ciò che non è misurabile (estensione scientifica del classicamente sensibile). Va da sè che l'unica dottrina esistenziale compatibile con questo quadro è lo scientismo, magari peggiorato anche da gravi amnesie su questi fatti:
- non abbiamo ancora capito completamente cosa sia la vita e come essa funzioni;
- non abbiamo ancora capito come facciamo a scegliere...
Capiremo prima o poi queste cose?
Eppure da tanto tempo l'uomo parla e ragiona circa le percezioni che gli arrivano da sensi altri rispetto ai classici cinque...
Mi viene in mente il romanzo che ci suggerì il professore di idrodinamica all'università: Flatlandia di Abbott. Sfrutto questo ricordo per dire, con un'analogia simile, che se il materialismo ragiona sull'asse dei numeri reali, ammettere l'esistenza di enti metafisici equivale ad introdurre l'asse immaginario. Così quando i credenti dichiarano convinti che l'esistenza della radice di -1 porta a soluzioni credibili di molti problemi reali, gli atei razionalisti danno loro dei pazzi, non considerando che il percepible può essere solo la parte reale dell'esistente, ovvero che le cose possono essere più complesse di quello che pensano.
Sono stato abbastanza confusionario?
Un saluto da un collega, piccolo-uomo e piccolo-ingegnere!
Grazie piccolo-collega, sei stato chiarissimo.
A mio avviso,hai centrato perfettamente le questioni fondamentali. È molto affascinate il riferimento ai numeri immaginari. Effettivamente, lo studio dei numeri e delle loro proprietà ha fatto sorgere i primi grandi misteri con cui l’uomo si è cimentato.
Senza arrivare ai numeri immaginari, anche quelli reali hanno sconvolto le menti dei primi filosofi e matematici che li hanno scoperti. Per la scuola di Pitagora, era addirittura peccato mortale
cercare di indagare la natura di questi strani numeri. Questo piccolo aneddoto ci permette di capire che, se non si è aperti al mistero, si rischia di ostacolare anche la scienza stessa.
Un saluto,
da un altro piccolo-uomo
Caro NablaDue,
Rassicurato dalle tue parole, ho riportato con qualche modifica il mio commento qui.
Grazie e buona giornata
La quantistica dimostra che non esiste un unico Dio. Dimostra che non esiste onniscienza né onnipotenza. Questo perché esistono due Princìpi. Inoltre la quantistica è quanto di più lontano possa esistere dai vaneggiamenti del libero arbitrio: ogni cosa nel mondo quantomeccanico è regolata da severi princìpi di esclusione. E' la negazione stessa di quella libertà ingenuotta affermata dai materialisti e dai religiosi monoteisti.
Non capisco come il principio di esclusione limiti la libertà. Se lo stato A esclude gli stati B,C,D non significa che non c’è libertà. Il problema è capire perché il sistema ha scelto lo stato A anziché uno tra gli stati B,C,D.
Qui su wikipedia (http://it.wikipedia.org/wiki/Postulati_della_meccanica_quantistica) ci sono ulteriori spiegazioni, i lettori si potranno rendere conto di quale sia la visione corretta.
P.S.
L’accomunamento di materialismo e monoteismo è, se non impossibile, molto forzato. I materialisti hanno sempre faticato ad introdurre il libero arbitrio. I monoteisti, in genere, lo possono annettere naturalmente nella loro dottrina.
La probabilità di un risultato
Se il sistema fisico si trova in uno stato |ψ> la probabilità che l'osservazione di una grandezza A dia come risultato α è direttamente proporzionale a |<α|ψ>|2 .
Un postulato spesso sottinteso ma non vincolato al precedente è che il flusso di probabilità è continuo: cioè la funzione d'onda non fa salti, e per essa vale dunque il teorema di Noether. Una caratteristica peculiare della meccanica quantistica è quella di fornire soltanto predizioni statistiche invece che deterministiche (come invece succede nella meccanica classica). Questo vuol dire che, anche prendendo in considerazione esperimenti ideali, non è mai possibile predire il risultato di una misura. Quello che invece si può sapere è la probabilità di ottenere come risultato α invece di β.
L'unica eccezione, più teorica che pratica, a questa regola è quando il sistema si trova esattamente su di un autostato |α> della grandezza A che vogliamo osservare. In questo caso la probabilità di ottenere come risultato α è |<α/α>|2=1
Conseguenze
In meccanica quantistica, dato che si trattano le probabilità di ottenere i possibili risultati, è naturale utilizzare la normale strumentazione della statistica. In particolare la probabilità che la misurazione di un osservabile dia un risultato qualsiasi deve essere uguale ad uno, ovvero la somma delle probabilità di ottenere ciascuno dei risultati possibili deve essere uguale ad uno.